GIOIA TAURO Sono già entrate nel vivo le indagini dei carabinieri sull’agguato che ieri in tarda serata ha insanguinato Gioia Tauro determinando la morte di Massimo Lo Prete, pregiudicato di 50 anni, assassinato mentre era fermo in un distributore di benzina. Al momento – riferiscono fonti investigative – non si esclude alcuna ipotesi, anche quella privata, ma si fa intendere che la pista privilegiata è quella di un delitto maturato in un contesto ‘ndranghetista, come farebbero pensare alcuni segnali. Il primo sarebbe il profilo della vittima, Lo Prete, gestore di un autonoleggio, che aveva precedenti per droga e che – secondo quanto riporta l’agenzia Agi – sarebbe indicato come vicino alla cosca Molè. Il secondo riguarderebbe il luogo scelto dal o dai killer per l’agguato mortale: il distributore di benzina infatti – sempre secondo quanto trapela da fonti investigative – sarebbe stato gestito fino a qualche tempo fa da un esponente della famiglia Piromalli, il casato di ndrangheta più pervasivo sul territorio. Tutti elementi che sarebbero già al vaglio dei carabinieri, che nel frattempo – sempre secondo quanto riporta l’Agi – avrebbero sequestrato i filmati delle telecamere del distributore e avviato controlli a carico di pregiudicati che potrebbero avere avuto contatti con la vittima. Non è escluso, poi, che nelle prossime ore il fascicolo sull’omicidio Lo Prete possa passare nelle mani della Dda di Reggio Calabria. Intanto, per come manifestato dal sindaco Aldo Alessio, nella città della Piana ritorna il clima di preoccupazione, dieci anni dopo l’ultimo omicidio compiuto dalla ‘ndrangheta. (redazione@corrierecal.it)
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