Fosse “solo” costiera, avrebbe effetti unicamente materiali, per quanto dannosi. Il fatto è che l’erosione in Calabria, specie quella sulla direttrice tirrenica (si guardi ai casi limite di San Lucido, Falerna e Nocera Terinese, queste ultime due municipalità completamente abbandonate) è diventata un morbo sociale, che avanza velocemente incontrastato, nonostante da lunghi lustri giacciano nelle casse istituzionali milionate di euro che dovevano servire ad arginarne l’incidenza nefasta e che una burocrazia autoreferenziale, scollata dalla propria terra fa finta di non vedere. Una vergogna tutta calabrese, l’ennesima, davanti a cui gli occhi non si possono più tenere chiusi. Il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, prenda atto che all’interno del corpaccione amministrativo che governa , ci sono apparati che dormono, che coltivano l’ignavia e che decretano con la loro inazione la sconfitta della decisione politica rispetto alla gravità di certe piaghe come quella dell’incedere indisturbato del mare. L’erosione prima erodeva, nell’indifferenza delle istituzioni preposte a contenerla, “solo” la costa, oggi aggredisce con inusitata violenza il portafoglio degli imprenditori turistici, il lavoro, la sicurezza delle comunità rivierasche, quella stradale e perfino quella dei viaggiatori su linea ferrata. In sostanza, l’erosione ormai minaccia da vicino il diritto della gente di mare a vivere sulla costa, e quello stesso turismo sul quale l’esecutivo regionale ha puntato. Nonostante i ritardi di anni e anni nella (in)azione di tutela dei litorali, possiamo ancora farcela. Tuttavia occorre estirpare dagli uffici regionali, e non solo da quelli, fannulloni, incompetenti, in poche parole quella “gens dirigenziale” specializzata nel boicottaggio continuo della politica e nella perdita del tempo. Due competenze miserabili che la Calabria non può più permettersi.
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