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La riflessione

«A chi intitolare l’aeroporto di Lamezia?»

Il desiderio di dare un nome a edifici e infrastrutture pubbliche va lodato di per sé. Vederli svettare, mogi per trascuratezza o rutilanti d’estrosità architettoniche, ma senza un nome, è come af…

Pubblicato il: 21/03/2023 – 22:06
di Romano Pitaro
«A chi intitolare l’aeroporto di Lamezia?»

Il desiderio di dare un nome a edifici e infrastrutture pubbliche va lodato di per sé. Vederli svettare, mogi per trascuratezza o rutilanti d’estrosità architettoniche, ma senza un nome, è come affibbiargli un desolante anonimato.
Se un libro senza titolo e/o senza autore (ce ne sono, ma perlopiù è l’espediente per promuoverlo!) accelera la sinapsi dei lettori, il palazzo o l’opera pubblica senza un nome, è come se mancassero di qualcosa d’essenziale.
Finiti, dalle fondamenta all’ultimo piano, o perfezionati con le più avanguardistiche tecnologie, e però senza un nome che li identifichi, è come se all’osservatore meno frettoloso implorassero aiuto. E tutto ciò è di sicuro un problema (fra i tanti). Diamoglielo, allora, questo nome.
Ma qui nasce il problema più serio.
Chi fa la scelta, chi decide quale nome? Chi ci garantisce che non si facciano scelte maldestre, magari per compiacere un potente e i suoi influenti amici?
L’Aeroporto internazionale di Lamezia Terme – propongono, con una petizione popolare, il giornalista e scrittore Paride Leporace e il professore Gianluca Passarelli – chiamiamolo Corrado Alvaro.
Tanto di cappello! Alvaro è Alvaro. La Calabria più penetrante che, se vuoi capirla, devi leggerlo e meditarlo.
Ma perché non Flavio Magno Aurelio Cassiodoro, grande nell’esercizio delle funzioni politiche che ricoprì e, insieme, ‘erudito poderoso’?
O perché non intitolarlo a quel “Cuore cantastorie” di Franco Costabile, l’immenso poeta di Sambiase (Comune fino al 1968, oggi un quartiere di Lamezia Terme), amato da Ungaretti e autore di un formidabile “Canto dei nuovi migranti” a cui bisognerebbe attingere per dare un senso alle stucchevoli polemiche sui migranti del nostro tempo?
E torno, sommessamente, ad Alvaro. E alla domanda: chi decide? Nel caso specifico dell’Aeroporto di Lamezia Terme, poi, si entra in un vecchio groviglio, non so fino a che punto superato.
Perché anni addietro, in forza di un ordine del giorno del Consiglio regionale, si decise d’intitolarlo a San Francesco di Paola (si scrisse: «per compiere un’operazione di fede e laica dedicando la porta principale della regione a chi rappresenta la Calabria positiva»).
Immediata la protesta della città di Lamezia Terme, che convinse a lasciar perdere.
Perché intitolare l’Aeroporto al fondatore dell’Ordine dei minimi (si scrisse) «è operazione illegittima, in quanto l’intitolazione degli scali aeroportuali (per legge) è attribuita solo all’Enac di concerto con il Comune sede dell’aeroporto».
Dunque? Al netto dei formalismi, che pure sono sostanza, la suddetta petizione, se vuole avere il meritato successo, utilizzi il potenziale digitale a disposizione di tutti, badando tuttavia ad offrire non una, ma più opzioni.
Si face così, quando si trattò di dare un nome alla sede del Consiglio regionale. Il fu mensile “Calabria” (160 pagine per 25 mila copie) promosse, d’accordo con l’editore istituzionale, una consultazione popolare sulla base di più indicazioni autorevoli.
E a scegliere non fu la politica né a prevalere furono le preferenze di chi curò il sondaggio (a quel tempo si usava il fax). Ma furono, democraticamente, i calabresi. Che vollero, fortemente vollero Tommaso Campanella.

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