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processo Borderland

I clan nei villaggi turistici, sentenza (quasi) ribaltata in Appello – I NOMI

Due condanne rideterminate in assoluzioni. Un’assoluzione trasformata in condanna, un’altra rimandata al primo grado e tre condanne ammorbidite

Pubblicato il: 11/04/2023 – 17:06
di Alessia Truzzolillo
I clan nei villaggi turistici, sentenza (quasi) ribaltata in Appello – I NOMI

CATANZARO La Corte d’Appello di Catanzaro – Fabrizio Cosentino presidente, Carlo Fontanazza e Abigail Mellace a latere – si è espressa sul procedimento “Borderland” nato da un’indagine della Dda di Catanzaro contro la cosca Trapasso di San Leonardo di Cutro e il controllo dei villaggi turistica da parte dei clan.
La Corte ha dichiarato la nullità della sentenza impugnata nei confronti di Luigi Grimaldi (assolto in primo grado) e ha rimesso gli atti al Tribunale di Catanzaro per un nuovo giudizio.
Assolti Gregorio Aiello (condannato a 10 anni in primo grado) e Salvatore Aiello (condannato a 10 anni in primo grado).
Condannato a 6 anni e 8 mesi Vito Borelli, assolto in primo grado.
I giudici dichiarano il non doversi procedere nei confronti di Salvatore Scandale (condannato a 2 anni e 8 mesi in primo grado) per intervenuta prescrizione.
Rideterminate le condanne di Maurizio De Fazio, 6 anni e 8 mesi (10 anni e 8 mesi in primo grado); Rolando Russo, 8 anni e 6 mesi (16 anni e 6 mesi in primo grado); Massimo Zofrea, 13 anni e 6 mesi (22 anni in primo grado).
Nel resto vengono confermate le assoluzioni di Giovanni Colosimo, Antonio Bianco e Francesco Greco.
È stata così riformulata la sentenza emessa, con rito ordinario dal Tribunale collegiale di Catanzaro il 3 novembre 2020.
Gli imputati rispondono, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, violazioni in materia di armi, illecita concorrenza con violenza o minaccia, esercizio abusivo del credito, intestazione fittizia di beni. Secondo l’accusa, gli affiliati avrebbero avuto interessi nelle attività economiche della zona, in particolare sui numerosi villaggi turistici nell’area compresa tra il Crotonese e il Catanzarese, e in quella dell’esercizio abusivo del credito e dell’usura. L’ipotesi è che i clan sarebbero stati in grado di esercitare una «capillare pressione estorsiva» sugli imprenditori finita in alcuni casi con l’espropriazione agli stessi dei loro beni. Dall’inchiesta era emersa, inoltre, l’infiltrazione della ‘ndrangheta negli apparati politico-amministrativi locali. Nel collegio difensivo gli avvocati Pietro Pitari, Gianni Russano, Salvatore Rossi, Salvatore Iannone, Nicola Cantafora, Gregorio Viscomi, Salvatore Staiano, Massimo Scuteri e Filomena Brescia

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