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«Una riforma in direzione della razionalizzazione delle risorse e del miglioramento dei servizi»

La Gentile illustra i contenuti della risivitazione dei Consorzi di bonifica in cantiere: un unico ente regionale e 11 distretti territoriali

Pubblicato il: 10/05/2023 – 13:36
«Una riforma in direzione della razionalizzazione delle risorse e del miglioramento dei servizi»

CORIGLIANO ROSSANO Si va verso una riforma dei Consorzi di bonifica, con un’unica governance regionale e ramificazioni territoriali. A confermarlo è Katya Gentile (Forza Italia), presidente della sesta Commissione Agricoltura del Consiglio regionale, intervenendo a “L’Eco in diretta”, format dell’”Eco dello Jonio”. «Come commissione – ha spiegato al Gentile –  il primo argomento affrontato è stato proprio quello dei Consorzi di bonifica che meritava un’attenzione particolare. Con il presidente Occhiuto e con l’assessore Gallo abbiamo la convinzione che il lavoro degli Consorzi di bonifica sia indispensabile per lo  viluppo dell’agricoltura ma anche che il sistema che ha governato i Consorzi di bonifica in questi anni non ha funzionato. Abbiamo quindi iniziato a fare una serie di audizioni in Commissione, un lungo percorso con tutti i protagonisti del mondo consortile, con  i sindacati, con le organizzazioni datoriali e con i dirigenti della Regione per avere una coscienza chiara. Da qui è venuto fuori un quadro a tratti allarmante e per questo abbiamo approvato un risoluzione nella quale già dicevamo che era necessaria una riforma. Abbiamo un’ottima legge regionale del 2003 ma che ormai è superata ed anacronistica».  

La riforma in cantiere

La Gentile ha poi ulteriormente specificato che ancora non è stato depositato un testo di riforma e che quando avverrà la Commissione avvierà altri confronti:  «Alla base della riforma c’è un grande studio e un grande approfondimento di  esperienze virtuose do altre regioni  virtuose e poi abbiamo plasmato una riforma che sia calzante per la Calabria e le nostre esigenze. Oggi – ha ricordato la presidente della sesta Commissione – abbiamo 11 Consorzi, per lo più tutti con una serie di problemi economico-finanziari che derivano anche da una riduzione dei contributi nazionali e regionali per la forestazione. Ci siamo assunti una responsabilità che non era nostra direttamente  che proprio per andare alla soluzione del problema. E’ una riforma che intanto avrà una struttura molto snella, molto  più snella rispetto al passato: intanto abbiamo seguito i “desiderata” del presidente Occhiuto, che vuole andare verso il Consorzio unico, e questa è già una cosa che ci vede un po’ anteposti rispetto ai Consorzi che vogliono mantenere la loro autonomia, ma la manterranno, l’autogoverno sarà garantito. Se andrà in porto la riforma gli 11 Consorzi andranno in liquidazione e subentrerà un Consorzio unico ma  comunque, proprio per mantenere i presidi territoriali che sono fondamentali per l’agricoltura, sono individuati 11 comprensori di bonifica che saranno le sedi operative e amministrative della sede centrale, che sarà un unico centro di costo, che è quello che vuole il presidente Occhiuto. Si vuole andare – ha sostenuto la Gentile –  nella direzione della razionalizzazione delle risorse e del personale, ottimizzare il sistema consortile in modo da fornire servizi migliori per l’agricoltura e maggiore partecipazione e soprattutto creare un modello virtuoso che riesca ad autosostenersi.  Ci stiamo confrontando con i tecnici della Regione per capire le ricadute di questa  riforma o ovviamente servono poi le risorse adeguate.  La nostra intenzione comunque è quella di lasciare agli agricoltori l’autogoverno di questo consorzio unico e degli 11 comprensori di bonifica».  Infine, la Gentile si è soffermata sulla situazione del Consorzio di Bonifica di Trebisacce: «La più preoccupante, i lavoratori avanzano sette mensilità a causa di una lista lunghi sisma di pignoramenti  e di una passata cattiva gestione. Insieme al presidente Occhiuto e all’assessore  Gallo stiamo cercando di trovare le risorse per venire in loro aiuto per risolvere il quotidiano,  prima ancora della riforma, perché non possiamo pensare che un lavoratore non riceva lo stipendio per sette mesi».

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