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Un piano per l’inquinamento elettromagnetico

L’inquinamento elettromagnetico è un territorio piuttosto vasto. È certo che esso provochi danni alla salute, bon solo fisica, ma non sì conoscono pienamente i suoi effetti. Non vi è dubbio che la…

Pubblicato il: 20/05/2023 – 15:54
di Mario Campanella*
Un piano per l’inquinamento elettromagnetico

L’inquinamento elettromagnetico è un territorio piuttosto vasto. È certo che esso provochi danni alla salute, bon solo fisica, ma non sì conoscono pienamente i suoi effetti. 
Non vi è dubbio che la fonte principale di inquinamento siano le antenne telefoniche, per quanto altri fattori (ad esempio l’eolico) contribuiscano ad aumentarne gli effetti. 
Le antenne oggi sono tante, forse troppe, e la loro continua allocazione è determinata dalla necessità di potenziare la rete delle comunicazioni, sia nelle città che nei piccoli borghi.  
L’interesse di Stato nella fattispecie è duplice. Accelerare il sistema di comunicazione è obbligatorio e indispensabile, considerando l’importanza della telefonia in tutti i suoi molteplici aspetti. 
C’è, però, un altro interesse preminente, poiché sigillato nella carta costituzionale, che è quello della tutela della salute. 
Un aspetto su cui il Consiglio di Stato è intervenuto di recente fornendo un’indicazione che si spera possa essere recepita in tutte le regioni italiane. 
Il massimo organo giurisdizionale amministrativo ha ribadito la legittimità dei Comuni, sancita dalla legge 36/2001, a dotarsi di un piano delle antenne sostanzialmente simile, come concetto, ai vecchi piani regolatori. 
Il Comune, dice Palazzo Spada, può chiaramente definire le aree di concessione per le antenne e i dinieghi, purché indichi le zone di riferimento sulle quali poter installare i ripetitori. Viene contemperato l’interesse stabilito dalla legge di adottare un regolamento specifico preservando le esigenze della rete pubblica nella sua proliferazione. 
Non è una sentenza pilatesca. In realtà, anche in Calabria, sarebbe necessario predisporre una rete di collaborazione con Corecom ed Anci che impegni quest’ultima a un’adozione regolamentare orizzontale da parte dei sindaci in ordine all’inquinamento elettromagnetico. 
Rispettare la legge 36/2001 (più che altro attuarla) consentirebbe di razionalizzare gli interventi, di effettuare le localizzazioni migliori per impiantare le antenne e di recepire le indicazioni del Corecom che ha un’importante delega Agcom. 
Bisogna, però, aumentare le dotazioni finanziarie e di personale dei Corecom che, per fare fronte alle loro competenze, avrebbero necessità di un impegno di spesa maggiore da parte delle Regioni. 
Molti comuni italiani hanno attuato la legge 36/2001, tanti altri no. Un’applicazione a macchia di leopardo che non facilita un approccio univoco. In Calabria come nel resto del Paese. 
Nel silenzio amministrativo si sono compiuti certamente atti di speculazione da parte di tanti costruttori e di tanti amministratori condominiali. In diversi nostri palazzi le antenne telefoniche sono diventate addirittura tre, peraltro con sempre minore remunerazione economica. 
È auspicabile che si arrivi a una sinergia istituzionale che interrompa anarchie e consenta di procedere con l’attenzione verso le reti di comunicazione che non sia sganciata dalla preservazione della salute.  

*giornalista

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