COSENZA Tra gli obiettivi di sviluppo del millennio delle Nazioni Unite, l’Italia occupa una posizione potenzialmente favorevole per quanto attiene le disuguaglianze in salute. Chiaro ed evidente, come l’equità venga considerato un valore di riferimento fondamentale delle politiche regionali e costituisca un concetto cardine, da cui muovere per fornire risposte alle drammatiche disuguaglianze presenti nel tessuto sociale del Paese. In Calabria, tuttavia, molto spesso queste risposte non paiono esaustive e proporzionate ai bisogni individuati. Le variabili sono molteplici: condizioni socio-economiche differenti, accesso e garanzia del sacrosanto diritto alla salute ed al benessere. Un argomento analizzato dai ricercatori dell’Unical ed oggetto del ciclo di iniziative su “Salute e Società” organizzato dalla Scuola Superiore di Scienze delle Amministrazioni Pubbliche dell’Unical.
«Oggi si associa spesso il diritto alla salute ad un problema meramente di offerta sanitaria mentre, invece, vi è una grossa letteratura in ambito delle scienze sociali che mostra come in realtà le condizioni di salute siano determinate da una serie di fattori: il reddito, l’istruzione e le condizioni di vita», dice al Corriere della Calabria il professore Vincenzo Carrieri, docente del dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Unical. Quali sono le politiche più idonee per migliorare le condizioni di salute della popolazione e ridurre le disuguaglianze? «Questo è un tema importante, noi spesso ragioniamo in termini di salute media, ma nel nostro Paese sono presenti enormi differenze tra le diverse classi sociali. Dobbiamo puntare a migliorare la condizione media, ma soprattutto ridurre l’impatto delle disuguaglianze legate al benessere attraverso politiche economiche e sociali, non solo sanitarie.
«L’obiettivo finale deve essere quello di garantire la salute e non la sanità. Noi dobbiamo essere contenti di avere più posti letto a disposizione, ma solo se garantiscono un miglioramento delle condizioni di salute». Il docente poi si sofferma sulla facoltà di medicina all’Università della Calabria «sicuramente da valutare in maniera positiva sul piano dell’offerta formativa e delle opportunità per i calabresi, ma il punto è un altro: dobbiamo mettere al centro del dibattito la salute e quindi tutto ciò che serve a migliorare la salute». La sanità rappresenta solo «una delle determinanti» che incidono sul benessere di un cittadino.
Vincenzo Carrieri cita l’economista britannico Angus Deaton. «I miglioramenti più grossi della speranza di vita non si sono avuti in corrispondenza delle scoperte scientifiche in ambito medico, ma proprio nel miglioramento delle condizioni di vita». Questo deve essere l’obiettivo politico, «ridurre le differenze nelle condizioni di vita nel nostro Paese attraverso politiche di diverso tipo: intervenendo sui redditi, sull’istruzione, sulle abitazioni, sui quartieri e anche sulla sanità».
«La Calabria è la regione che conta i più bassi livelli di salute misurata su una serie di indicatori», dice che Carrieri che poi sottolinea l’impatto – a suo avviso – negativo dell’autonomia differenziata. «L’autonomia differenziata va esattamente ad amplificare il divario di sviluppo socioeconomico. Che dipende da condizioni di partenza diverse che non si riuscirà a risolvere facilmente. Come accade anche negli altri Paesi, ridurre le disuguaglianze tra le aree rappresenta una sfida assai complessa». E Carrieri cita ancora Deaton: «Se fosse così facile eliminare la povertà nel mondo, l’avremmo fatto».
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