COSENZA È quasi un cliché: gli affari delle cosche di ‘ndrangheta in Germania in un modo o nell’altro passano da una pizzeria. Per il clan Forastefano – base nella Sibaritide e proiezioni internazionali in Europa – il locale “Dino” a Francoforte sul Meno è location buona per i summit e fulcro per gli appoggi logistici «dei coriglianesi quando questi si recavano in Germania per discutere dei visu dei loro affari illeciti». L’annotazione è del giudice per le indagini preliminari Arianna Roccia. È in Germania che “nasce” l’inchiesta “Gentleman 2”. Ed è lì che vive Rosario Giovanni Fuoco, considerato dai magistrati antimafia uno dei manager dello spaccio assieme a Claudio Franco Cardamone. Due broker che, per l’accusa, risulterebbero «pienamente inseriti nel panorama del narcotraffico internazionale».
Le ultime inchieste della Dda di Catanzaro, coordinata da Nicola Gratteri, hanno mostrato prima un avvicinamento – arrivato dopo uno scontro cruento – tra i clan Abbruzzese e Forastefano. Una strategia confermata dall’inchieste “Kossa” e che pare proseguire fino a oggi, secondo uno schema classico: meglio mettere da parte i contrasti e concentrarsi sugli affari. Se da Fuoco arriva l’appoggio logistico, Cardamone sarebbe «il punto di riferimento del gruppo Abbruzzese-Forastefano», capace di «intavolare trattative per l’importazione di partite di cocaina dal Sud America da destinare al mercato europeo e in particolare al territorio calabrese». È attraverso il monitoraggio delle attività del broker che gli investigatori sarebbero arrivati a «individuare ulteriori soggetti coinvolti nel traffico di stupefacenti, tra cui Angelo Caravetta, e di accertare l’esistenza del gruppo criminale» riconducibile all’ex consigliere comunale di Corigliano e «operativo nella località Cantinella».
Se Cantinella è un proiezioni iper locale della cosca, per muovere la droga servono contatti internazionali. L’inchiesta documenta la ripresa dei contatti tra Pasquale Forastefano e il fornitore del gruppo Fisnik Smajlaj, capo di una potente organizzazione albanese divenuta punto di riferimento per l’importazione della droga in Italia, già indagato nelle inchieste “Shkoder” e “Gentleman”. Forastefano e Smajlaj, in passato in contatto sui sistemi di comunicazione criptata EncroChat (“bucati” dalle forze dell’ordine), tornano a sentirsi sui nuovi SkyEcc. Il boss della Sibaritide si rivolge a un altro trafficante greco per rintracciare «l’altro amico», «il pelato», «l’amico giù in Alb». Iniziano conversazioni sulle nuove forniture di “Nera”, l’eroina: il 29 agosto 2020 i due si accordano per l’arrivo di 14 chili di droga, poi risultati 13 al momento della consegna.
Nella pizzeria di Francoforte sul Meno, invece, la polizia tedesca registra un summit che ha per oggetto l’acquisto di 50 chilogrammi di cocaina «che dal Sud America sarebbe dovuta giungere in Germania e, infine, in Italia per essere smerciata nelle piazze di spaccio della Sibaritide. In Germania sarebbero arrivati, per l’occasione Nicola Abbruzzese, Fiorello Abbruzzese, Pasquale Forastefano, Alessandro Forastefano e Francesco Faillace. Lo scopo sarebbe quello di pianificare l’affare con il fornitore greco Nikolaos Liarakos. E sarebbero gli stessi protagonisti a far «esplicito riferimento al quantitativo e al prezzo della droga, alle modalità e ai tempi di trasporto della stessa, al denaro necessario per l’acquisto». Discorsi su traffici milionari nella base tedesca del clan, la solita insospettabile pizzeria. (p.petrasso@corrierecal.it)
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