LAMEZIA TERME Nel novembre del 2021 Claudio “il Bello” Cardamone, presunto broker della droga per il clan Abbruzzese-Forastefano, è seduto in auto con Malam Bacai Sanha jr, diplomatico della Guinea Bissau e figlio dell’ex presidente dello Stato africano. I due sono a Francoforte, tappa di un intrigo internazionale con al centro – secondo gli investigatori tedeschi e italiani – un grosso traffico di droga. Le loro strade si dividono non prima di aver discusso di appoggi logistici in Portogallo (per Sanha) e in Sudamerica (dove Cardamone dice di avere «molte persone in Colombia e anche in Messico») e di come riciclare denaro grazie ai diamanti. Discorsi da accademia del crimine, indizi che – per quanto riguarda Sanha – sono destinati a confluire in un’inchiesta della magistratura tedesca. Da quel momento, il diplomatico sparisce dai radar degli investigatori italiani per riapparire qualche mese più tardi nel verbale di un tribunale statunitense. Il figlio dell’ex presidente si trova in carcere negli Stati Uniti dal 2022. È finito nella rete della Drug Enforcement Administration americana con l’accusa di aver organizzato un traffico di eroina: peccato (per lui) che la controparte fosse un investigatore della Dea sotto copertura.
È una nuova tappa nel giallo globale che fa da filo conduttore per un pezzo dell’inchiesta Gentleman 2 della Dda di Catanzaro e (anche) un tassello ulteriore nel mosaico dell’indagine sull’incontro con il presunto broker legato alla ‘Ndrangheta in quel di Francoforte. Il Corriere della Calabria è in possesso dei documenti americani, il cui contenuto è stato in parte anticipato nei giorni scorsi da Tagesschau Investigativ e Frankfurter Allgemeine Zeitung, nei quali l’agente ricostruisce i dialoghi e le trattative intercorse con Sanha. Sono conversazioni che presentano tratti in comune con le chiacchiere in auto tra il diplomatico africano e “il Bello”. E descrivono il figlio dell’ex presidente come un uomo capace di intessere relazioni internazionali nel narcotraffico. Ne emerge il profilo di un partner perfetto per i traffici del broker italiano.
La Dea si imbatte in Sanha per la prima volta nel 2016 in un’inchiesta su un traffico di cocaina dal Sudamerica. È in Colombia che avviene il primo incontro. Per tre anni il diplomatico sparisce dai radar, poi “torna” a Bucarest nel 2019: in Romania – racconta l’agente – Sanha avrebbe cercato di lavorare a una consegna di cocaina tra l’Esercito di liberazione nazionale colombiano (le ex Farc, ndr) ed Hezbollah in Libano. Droga dalla Colombia in cambio di armi dal Medioriente. Sanha si sarebbe offerto per facilitare la logistica dello scambio offrendo una piattaforma per il transhipment della coca in Guinea Bissau.
La testimonianza resa nel tribunale statunitense conferma uno dei contenuti della conversazione captata a Francoforte. È infatti in Portogallo, dove il diplomatico riferisce a Cardamone di avere molti appoggi, che avvengono alcuni degli incontri determinanti per l’inchiesta della Dea: a Lisbona passano di mano tre chili di eroina e gli agenti filmano Sanha mentre conta il denaro usato per pagare la droga. L’agente sotto copertura spiega che il Portogallo è una delle nazioni nelle quali l’imputato affermava di avere a disposizione «infrastrutture» per i propri traffici. L’incontro sarebbe avvenuto nel febbraio 2022 e vi avrebbe partecipato «un membro della Mafia italiana» per discutere di un carico di cocaina da acquistare dall’agente della Dea. La trascrizione dell’udienza riporta il nome dell’italiano, che non viene tuttavia identificato con precisione. Ci si limita a riportare la trascrizione fonetica del nome e a dire che sarebbe stato un «sicario della mafia». All’agente, in quella occasione, Sanha avrebbe mostrato un aereo registrato in Senegal che si sarebbe potuto utilizzare per il trasporto della droga tra il Sudamerica e l’Europa. Quello stesso aereo sarebbe stato usato dalle organizzazioni criminali italiane per condurre i carichi da piazzare in Europa. Voli privati per smerciare coca nel mondo. Il verbale statunitense non fa cenno specifico alla ‘Ndrangheta né alla cosca Abbruzzese-Forastefano. L’unico riferimento che si può estrapolare riguarda i tempi: l’incontro a Lisbona in presenza del “mafioso” italiano è successivo alla conversazione con “il Bello”, segno che i traffici sull’asse Sudamerica-Africa-Italia erano in corso.
Altra nota a margine (ma non troppo) dei presunti affari di droga: Sanha, in un precedente incontro sempre in Portogallo, avrebbe anticipato ai suoi “amici” americani notizie su un tentativo di colpo di stato operato in Guinea Bissau. A quei tempi, il diplomatico – lo racconta sempre l’agente della Dea – aveva trovato ospitalità e protezione in Senegal. Da quella postazione avrebbe, a suo dire, partecipato al tentativo di rovesciare il governo per «farne un narco-stato». Millanterie o effettiva conoscenza dei fatti? Di certo c’è soltanto che il tentativo di sovvertire il governo si è effettivamente verificato nel febbraio del 2022 e che Sanha avrebbe avuto informazioni di prima mano sul blitz che – continua il racconto – lo avrebbe dovuto portare alla presidenza entro il 2025.
Il gioco dell’oca iniziato a Francoforte diventa globale. E finisce in Tanzania, a Dar es Salaam. È lì che l’agente sotto copertura “invita” Sanha con uno stratagemma: promette che gli farà incontrare qualcuno che potrà offrirgli una “consulenza” su come gestire il suo futuro ruolo di presidente. Una scusa efficace: la Tanzania ha un accordo che permette l’estradizione dei presunti narcos negli Stati Uniti. Sanha viene trasferito in un carcere statunitense. Il giallo internazionale, per ora, finisce qui. (p.petrasso@corrierecal.it)
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