Ultimo aggiornamento alle 18:31
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 7 minuti
Cambia colore:
 

la relazione

Il «ruolo egemone» della ‘ndrangheta, ramificazioni in tutto il mondo nel business della droga

Dall’Ecuador a Gioia Tauro un flusso che porta la Calabria al primo posto per quantità di droga sequestrata. Nella relazione della Dcsa i dati del 2022

Pubblicato il: 26/06/2023 – 18:22
di Mariateresa Ripolo
Il «ruolo egemone» della ‘ndrangheta, ramificazioni in tutto il mondo nel business della droga

REGGIO CALABRIA Uno scenario «complesso» all’interno del quale si rafforza «il ruolo egemone» della ‘ndrangheta, definita come «l’organizzazione mafiosa italiana più insidiosa e pervasiva», caratterizzata «da una pronunciata tendenza all’espansione sia su scala nazionale che internazionale». Un ruolo di primissimo piano, un modus operandi ben preciso, contatti e ramificazioni che vanno dall’Europa al Sud America e che fa della ‘ndrangheta un’organizzazione capace di rappresentare un punto di riferimento nel traffico internazionale di droga, e in particolare nel business della cocaina sudamericana. È messo nero su bianco nella dettagliata Relazione Annuale 2023 (riferita ai dati del 2022) della Direzione centrale per i Servizi antidroga del Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno. «Il solido radicamento nella regione di origine, la forza militare espressa negli anni, l’affidabilità economica e l’assenza di fenomeni estesi di collaborazione con la giustizia da parte degli affiliati», sono questi gli elementi che avrebbero permesso all’organizzazione criminale calabrese di «diversificare i propri interessi, accostando, alle attività delittuose tipicamente mafiose l’infiltrazione di settori formalmente leciti».

Ramificazioni della ‘ndrangheta in tutto il mondo

Esponenti della ‘ndrangheta in tutto il mondo vengono registrati nei report degli esperti per la sicurezza presso le sedi estere della Dcsa (Direzione centrale per i servizi antidroga), nei contributi pubblicati nella relazione si fa esplicito riferimento, in merito alla gestione dei traffici di droga, alla presenza dei clan e stretti legami in Canada, Argentina, Portogallo, Marocco, Brasile, Costa d’Avorio.


Sequestro di 2.057 Kg di cocaina effettuato a cura della Polizia Nazionale della Costa d’Avorio ad Abidjan e San Pedro (Porto)

In Canada – si legge – «i gruppi criminali di origine italiana radicati principalmente in Ontario e in Québec, dove sono presenti le più corpose comunità di italo-canadesi. Gli stessi mantengono legami con la criminalità organizzata calabrese e siciliana, nonché con i sodalizi delinquenziali attivi negli Stati Uniti d’America e nei paesi dell’America latina e dell’Europa». Riguardo alla ‘ndrangheta – registra nello specifico l’ufficiale di Collegamento presso il MAOC-N a Lisbona – è stata rilevata la presenza di esponenti della ‘ndrina “De Stefano” a Setúbal, della ‘ndrina “Di Giovane” a Faro e della ‘ndrina “Pelle-Vottari” nell’Algarve». «Il PCC – sottolinea l’esperto per la Sicurezza a Brasilia – è la più grande, violenta e potente consorteria criminale della storia del Brasile, che, sorta nell’ambiente carcerario di San Paolo negli anni novanta, ha esteso la sua rete nei Paesi sudamericani confinanti, avendo mire espansionistiche anche in altri continenti. Tra le organizzazioni criminali straniere che operano in Brasile si possono annoverare il Cartello di Sinaloa e le mafie italiane, in particolare la ‘ndrangheta».

In Calabria il maggior quantitativo di droga sequestrata

Se rispetto al numero di operazioni antidroga, a livello nazionale, come prima regione in classifica c’è il Lazio (con ben 3.303 operazioni operazioni), a “spiccare” per la quantità di droga sequestrata è la Calabria che con 19.459,72 kg di droga emerge come valore assoluto rispetto alle altre regioni. Ciò è dovuto essenzialmente dai sequestri di cocaina avvenuti nel Porto di Gioia Tauro pari a 16.110,38 kg.

La centralità del porto di Gioia Tauro

Il porto di Gioia Tauro viene definito come «uno scalo strategico per posizione geografica e per volumi di merci in transito» che ha «confermato la sua importanza nel corso del 2022». In piena pandemia, – viene rilevato – «al contrario di altri scali mediterranei, ha registrato un incremento dei traffici pari al 26% e rappresenta un centro nevralgico per l’economia locale e del meridione, che impegna circa 1.500 portuali e, con l’indotto, dà occasioni di lavoro a circa 3.000 persone».
A livello nazionale, nel 2022 il porto reggino è stato quello in cui è stata sequestrata la più alta quantità di cocaina: 16.110,38 kg, pari all’80,35% dei quantitativi rinvenuti presso la frontiera marittima (20.050,38), al 78,86% del totale della cocaina rinvenuta presso tutte le frontiere (20.429,31 kg) e al 61,73% dell’ammontare della cocaina sequestrata a livello nazionale (26.099,36 kg)], seguito da quello di Civitavecchia (1.187,19 kg) e di Trieste (730 kg).

Lo stesso andamento si osserva anche negli anni precedenti. Nel 2021, ad esempio, nei porti italiani sono stati sequestrati 14.958 kg di cocaina, dei quali 14.614 (pari al 97,70%) nel porto di Gioia Tauro. Nel 2020, su 10.479 kg di cocaina sequestrati alla frontiera marittima, 6.186 kg sono stati rinvenuti a Gioia Tauro (pari al 59%).
E ancora, partire dal 2017, il Porto di Gioia Tauro è quello in cui sono stati sequestrati i maggiori quantitativi di cocaina, fatta eccezione per il 2018 e 2019 (anni in cui viene superato, rispettivamente, dal Porto di Livorno e Genova nel 2018 e dal solo Porto di Genova nel 2019). Nel 2022, è confermato il trend che, negli ultimi 5 anni, evidenzia una crescita costante dei quantitativi di cocaina sequestrati nel porto di Gioia Tauro (si passa dai 217,78 kg del 2018 ai 16.110,38 kg del 2022).

Dall’Ecuador oltre il 50% della cocaina sequestrata

Sempre nel 2022, i principali Paesi di provenienza della cocaina sequestrata a Gioia Tauro sono risultati l’Ecuador (10.713,88 kg) e il Brasile (1.759,21 kg). Il dato dell’ultimo triennio (2020-2022) evidenzia come la cocaina proveniente dall’Ecuador, sequestrata alla frontiera marittima, abbia avuto come destinazione privilegiata il porto di Gioia Tauro, con un totale di 17.392,96 kg (pari all’89%), nei tre anni, sui 19.543,53 kg complessivi della stessa sostanza giunta nei porti italiani dal citato Paese sudamericano. Tra i Paesi di spedizione della cocaina sequestrata a Gioia Tauro, oltre all’Ecuador, risulta sempre presente nell’ultimo triennio il Brasile. Tuttavia, l’ammontare della sostanza stupefacente in esame proveniente dal Brasile è decisamente inferiore rispetto a quella proveniente dall’Ecuador, raggiungendo i 4.124,62 kg nell’arco temporale 2020-2022. Se nel 2020 era la Colombia con il 17,11% del quantitativo, nel 2022 è l’Ecuador con il 53,44%.

I metodi di occultamento e la connivenza di operatori portuali infedeli

Sostanza stupefacente occultata nei modi più disparati: tra quelli più noti c’è sicuramente quello all’interno degli scatoloni di banane provenienti dal Sud America al fine di eludere i controlli allo scanner, oppure all’interno delle botole motore dei containers reefer. «Nel corso delle operazioni effettuate – si legge nel report – è stato possibile individuare diversi altri metodi utilizzati per occultare la sostanza stupefacente, come quello riscontrato nel maggio del 2000, con il sequestro di 7 panetti di cocaina per un peso di 9,60 kg, nascosti all’interno dell’impianto di affreddamento dei motori e, più specificatamente, nel filtro a cestello delle “prese a mare”, oppure come nell’ottobre del 2016, quando si è verificato a largo delle coste calabresi un lancio in mare di 384,14 kg di cocaina, dalla M/N Rio de Janeiro».

Occultamento droga all’interno delle botole motore dei containers reefer

Su 167 operazioni – nel periodo che va dal 2010 al 2022 (fino ad aprile) – ben 116 volte (vale a dire nel 69% dei casi) è stato utilizzato il metodo di occultamento cosiddetto rip-off , che consiste nel prelievo, da parte di compiacenti operatori, di borsoni o scatole contenenti panetti di cocaina, occultati all’interno di container. A dimostrazione della centralità del porto di Gioia Tauro e della capacità della ‘ndrangheta di muovere enormi quantitativi di droga, occultandoli grazie alle connivenze all’interno dello scalo marittimo di operatori portuali infedeli, nella Relazione della Dcsa si fa in particolare riferimento all’operazione “Tre croci”, condotta dal Nucleo Polizia Economico – Finanziaria della Guardia di Finanza di Reggio Calabria e che ha portato all’arresto di 36 persone. «La scaltrezza degli indagati – si legge – si esprimeva nella particolare attenzione adottata durante le comunicazioni, che avvenivano solitamente in modalità de visu, all’esterno di autovetture o di ambienti chiusi, ovvero attraverso l’utilizzo di radio ricetrasmittenti, nonché di apparati telefonici ritenuti “sicuri”, cioè i cosiddetti “criptofonini”, collegati a piattaforme a circuito chiuso, difficilmente permeabili da attività di captazione». (redazione@corrierecal.it)


Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del mare 6/G, S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano | Privacy
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x