REGGIO CALABRIA Sono 28 le persone arrestate (23 in carcere e 5 ai domiciliari) nell’inchiesta “Atto Quarto” della Dda di Reggio Calabria – diretta dal procuratore Giovanni Bombardieri – indiziate, a vario titolo, dei reati di associazione mafiosa, estorsione, tentato omicidio, detenzione illegale di armi, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti e altro. Contestualmente è stato eseguito anche il sequestro preventivo di 11 società riconducibili ad imprenditori indagati per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa.
Le indagini, condotte dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria sotto le direttive della Procura della Repubblica costituiscono il natura seguito (da qui il nome convenzionale Atto Quarto) delle investigazioni note come Theorema – Roccaforte, Libro Nero e Malefix, che nel tempo hanno disvelato assetti e dinamiche criminali delle cosche Libri, De Stefano e Tegano. Le odierne acquisizioni investigative, costituite da intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, ma anche dalle dichiarazioni di un imprenditore vittima di estorsione, hanno consentito di acclarare la perdurante operatività della cosca Libri non solo nella storica roccaforte costituita dal quartiere di Cannavò e zone limitrofe, ma anche la sua influenza nei quartieri di Condera, Reggio Campi, Modena, Ciccarello, San Giorgio, nelle frazioni di Gallina, Mosorrofa, Vinco e Pavigliana nonché nella zona centro di Reggio Calabria, porzione di territorio quest’ultima all’interno della quale vigono accordi spartitori con le consorterie De Stefano e Tegano.
L’attività investigativa ha posto in evidenza la persistente operatività di Edoardo Mangiola, capo del locale di Spirito Santo, già detenuto perché tratto in arresto nel corso dell’operazione Malefix, che attraverso l’utilizzo di telefoni cellulari abilmente modificati e introdotti all’interno degli istituti di pena ove era recluso, con la fattiva collaborazione del figlio Beniamino, continuava a dare disposizioni ad alcune dei più fidati sodali quali Francesco Palmisano, Domenico Siclari, Caterina Belfiore ed Ernesto Ernesto. Nonostante l’accertata operatività di Mangiola, il suo stato di detenzione e quello del capo cosca Antonio Libri, a cui, con l’ordinanza eseguita oggi vengono contestati nuovi episodi estorsivi, hanno imposto di affidare la reggenza della cosca ad Antonino Votano, vertice della ndrina di Vinco e Pavigliana.
L’indagine, inoltre, ha fatto emergere l’operatività, in seno alla cosca Libri, di un’ulteriore articolazione, ossia quella di San Cristoforo, territorio limitrofo a quello di Spirito Santo, al cui vertice, secondo la ricostruzione investigativa, è posto Filippo Dotta, che in virtù del suo ruolo è deputato anche alla gestione delle attività estorsive. Nella medesima area territoriale sarebbe stato censito, dopo la sua scarcerazione, l’attivismo criminale di Claudio Bianchetti, vero e proprio braccio operativo della cosca, che per come documentato dalle indagini si relazionava costantemente ed in maniera riservata, con l’attuale reggente Antonino Votano.
Nel territorio di Gallina, invece, anch’esso sotto l’influenza della cosca Libri, i referenti sarebbero stati individuati nei fratelli Emanuele e Vittorio Quattrone, che per la gestione degli affari illeciti si sono relazionati, fino al suo arresto, con Antonio Libri e, successivamente, con Antonino Votano, Cristofaro Zimbato e Claudio Bianchetti. Sullo stesso territorio ulteriori soggetti affiliati sarebbero Demetrio Polimeno e Domenico Polimeno che nell’arco temporale compreso tra il dicembre 2018 ed il dicembre 2020, su mandato dell’allora capo cosca Antonio Libri, inteso Totò, si sarebbero resi responsabili di una serie di estorsioni. Ulteriore territorio sottoposto all’influenza della cosca Libri è quello delle frazioni preaspromontane di Terreti, Straorino ed Ortì, dove il sodalizio avrebbe operato nel settore delle estorsioni, in simbiosi con i componenti della cosca Morabito intesi “i Grilli”, attraverso i sodali Carmelo Serafino e Pietro Danilo Serafino.
L’indagine ha ricostruito ancora il ruolo di uno dei più fidati collaboratori di Antonio Libri, Giovanni Chirico, che in una sorta di veste di ministro degli esteri è stato delegato soprattutto a gestire i rapporti con gli esponenti della cosca Tegano, ma anche quello di Antonino Gullì, originario di Roccaforte del Greco, già esponente della cosca Zavettieri egemone su quel territorio, rivelatisi essere tra i più fidati luogotenenti di Antonio Libri. (redazione@corrierecal.it)
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