Il Partito Democratico è un partito che ognuno di noi rispetta, perché chi raccoglie consenso elettorale merita il rispetto di rappresentatività. Siamo stati educati al riconoscimento dell’avversario e non alla sua demonizzazione, giacché chi non riconosce la legittimazione altrui non ha, conseguenzialmente, legittimazione politica.
C’è un problema di fondo, che si è visto anche in questi giorni, che attraversa il PD e cioè la sua incapacità di fare politica senza utilizzare le inchieste e di interpretarne il significato a proprio piacimento.
Per cui, Andrea Delmastro, rinviato a giudizio (con il parere contrario della Procura) dovrebbe dimettersi, mentre Falcomatà, Lucano (assolti successivamente) sono martiri.
Altri esponenti del partito in Calabria, di primo piano, da Mario Oliverio a Gianluca Callipo, sono stati vittime di vicende giudiziarie conclusesi con assoluzioni. Lo dico avendo grande fiducia nella magistratura ma soprattutto nella Costituzione e nella presunzione di innocenza.
Riconosco che tutte le forze politiche debbano fare un passo in avanti per recuperare il senso della presunzione di innocenza ma il PD tarda a recuperare quella grande tradizione socialista che ha determinato una stagione di riforme e di diritti nella nostra Nazione.
Il PD ha avuto dirigenti e deputati coraggiosi anche in Calabria (Enza Bruno Bossio che non conosco personalmente) che hanno avuto il coraggio di scindere il giudizio politico dal peso delle inchieste (come nel caso Santanchè).
Ma si tratta di casi isolati, mentre il partito continua a dimostrare un atteggiamento giacobino che avvelena i rapporti.
Non si può canonizzare Lucano e chiedere le dimissioni di Delmastro perché così si manifesta incoerenza.
Su questo terreno tutti dobbiamo fare progressi ma il principale partito della sinistra deve fare i conti con la consapevolezza di dover cambiare approccio. Per dare veramente un senso alla Costituzione e alla sua grandezza.
*vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera
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