REGGIO CALABRIA Alle prime ore di questa mattina, i Carabinieri del Gruppo di Gioia Tauro, con il supporto operativo di personale dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria e di unità cinofile, hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti soggetti Domenico e Rosario Arena, padre e figlio, ritenuti inserita nel contesto di ‘ndrangheta del centro medmeo, ed in particolare vicini al contesto criminale rosarnese della cosca Pesce. Peraltro il padre risulta gravato da due precedenti condanne passate in giudicato quale intraneo alla citata articolazione di ‘ndrangheta.
Le indagini da cui scaturiscono gli odierni provvedimenti restrittivi, emessi dal gip del Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, diretta da Giovanni Bombardieri, hanno consentito di attribuire agli indagati, allo stato degli atti e salve le successive valutazioni di merito, gravi condotte estorsive – perpetratesi per lungo tempo- e violenze private, tutte aggravate dalle finalità mafiose, avvenute in Rosarno e Cinquefrondi. Le attività svolte dai Carabinieri di Gioia Tauro, corroborate da propalazioni di diversi collaboratori di giustizia, hanno permesso di evidenziare l’elevatissima capacità criminale degli arrestati, espressa in molteplici occasioni con metodologie tipiche degli aggregati mafiosi, imponendo il proprio volere, tramite una generale condizione di assoggettamento ambientale, su individui ed attività commerciali piegati alle loro esigenze ed oppressi dalla loro ingerenza. Tale modus operandi, affiancato al ripetuto ricorso ad intimidazioni – di natura fisica e verbale – si sostanziava in una perdurante sopraffazione ed interferenza in un’attività economica sita nella Piana di Gioia Tauro, nonché nella limitazione della libertà di autodeterminarsi di più individui. Le molteplici e difformi fonti di prova raccolte hanno quindi contribuito a restituire un’immagine complessa dell’aggregato criminale, disvelandone gerarchie ed operatività, delimitandone la sfera di influenza illecita e gli equilibri esterni nel confronto con paritetiche o “superiori” organizzazioni di tipo ‘ndranghetistico.
L’indagine, tra l’altro e sempre allo stato degli atti, ha dunque permesso di accertare:
Al termine delle formalità di rito, gli arrestati sono stati tradotti in carcere, come disposto dall’Autorità Giudiziaria. In capo agli indagati e nel rispetto dei loro diritti, si specifica che questi sono ancora da doversi ritenere soggetti alla presunzione di innocenza attesa l’attuale fase del procedimento, la cui colpevolezza potrà essere acclarata solo attraverso una sentenza irrevocabile.
Notizia in aggiornamento
x
x