Trent’anni fa Cosenza eleggeva il suo primo Sindaco con la legge 81 e a sorpresa fu eletto Giacomo Mancini.
Giacomo, uno dei più grandi uomini politici della Repubblica, non era più deputato e aveva dovuto subire l’umiliazione di una richiesta di arresto per associazione mafiosa.
Lui, uomo aspro, contraddittorio ma capace di un grande coraggio politico, espressione di un partito che aveva saputo mettere all’angolo il massimalismo del PCI.
Giacomo fu candidato di due liste, una delle quali composta da giovani socialisti e giovani fuoriusciti dalla destra.
Seguì quella campagna elettorale da Roma, dove ero consigliere regionale. La capacità di Giacomo fu quella di farsi riconoscere come nuovo in un addentellato politico in disarmo.
C’erano tanti galantuomini in quella competizione: Pierino Carbone, Giuseppe Mazzotta, Tommaso Arnoni. Lo specchio di una città prestigiosa.
Mancini li batté alleandosi con la destra intelligente e contro il Pds che gli fece una guerra senza sosta. I comunisti non lo volevano sindaco. Giacomo fu eletto, poi fu un grande sindaco e successivamente riuscì a ricucire i rapporti con il Pds.
Se fosse stato per i post comunisti Giacomo Mancini non sarebbe mai stato eletto sindaco. Il suo autonomismo dava fastidio. Trent’anni dopo è tutta un’altra città ma quella esperienza rimane nella nostra storia.
*Vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera
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