LAMEZIA TERME Nuova udienza, questa mattina, in aula bunker a Lamezia Terme davanti al gup distrettuale per la fase preliminare del processo “Maestrale”, nato dalla fusione di tre inchieste condotte dalla Dda di Catanzaro, Olimpo, Imperium e Maestrale-Carthago. Giornata importante perché i giudici hanno sciolto la riserva sulle istanze di parte civile presentante nella scorsa udienza, accogliendole tutte. Nulla la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di Francesco La Rosa, con conseguente restituzione degli atti al pm. Prossima udienza già fissata per il 18 dicembre 2023.
Nello specifico: la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il ministero dell’Interno, della Giustizia, delle Infrastrutture, della Salute. E poi la Prefettura di Vibo, la Prefettura di Reggio Calabria, la Regione Calabria, la Provincia di Vibo, l’Asp di Vibo Valentia e numerosi comuni tra cui: Vibo Valentia, Ionadi, Briatico, Tropea, Catanzaro, Cessaniti, Filandari, Sant’Onofrio, Filogaso, Parghelia, Drapia, Limbadi, Maierato, Mileto; Spilinga, Ricadi, Pizzo, Nicotera, Marcellinara, Sorianello, San Calogero, San Costantino, San Gregorio d’Ippona, Soriano Calabro, Zungri, Stefanaconi e Cittanova. Figurano poi le Camere di Commercio di Vibo, Catania, Milano, l’Agenzia delle Entrate e l’Inps. Accolta, poi, l’istanza della “T T Hotels”, società che gestisce il “Tui Magic Life” di Pizzo, coinvolta nell’inchiesta “Olimpo” e Domenico De Lorenzo (rappresentato dall’avvocato Maria Mele del fori di Lamezia Terme).
Tra le parti civili ammesse c’è anche Francesco De Nisi, inclusa anche la sua società. L’imprenditore e politico, (difeso dall’avvocato Franco Giampà del Foro di Lamezia Terme), eletto recentemente segretario regionale di “Azione”, da mesi sta portando avanti una battaglia per ottenere dal Prefetto e dal ministero dell’Interno «tutela e vigilanza» dopo l’assunzione «di atti amministrativi concreti volti a opporsi e a contrastare le attività sul territorio delle organizzazioni criminali». Tra le parti civili ammesse anche la famiglia Chindamo, il fratello Vincenzo e i figli Federico e Vincenzino Puntoriero. E poi i due medici Francesco Tiburzio Massara e Francesco Talarico (assistiti dell’avvocato Michele Gigliotti). I due, infatti, sarebbero stati minacciati con una pistola dall’ex manager dell’Asp di Vibo Valentia Cesare Pasqua.
Tra i 285 indagati, al momento in 36 hanno optato per il rito abbreviato, ma bisognerà attendere l’udienza del prossimo 18 dicembre al termine della discussione dei pm della Dda di Catanzaro:
Nell’operazione “Olimpo”, in particolare, gli inquirenti avevano fatto luce sui presunti interessi della ‘ndrangheta del Vibonese nel settore del turismo, con l’arresto di 56 persone e 78 indagati in tutto. Un controllo totale del territorio che si sarebbe realizzato anche grazie alle connivenze dei cosiddetti colletti bianchi. Con l’operazione “Maestrale-Carthago”, invece, la Distrettuale antimafia di Catanzaro aveva ricostruito le aree geografiche di interesse delle ‘ndrine sul territorio vibonese, e in particolare nei Comuni di Mileto, Filandari, Zungri, Briatico e Cessaniti. Erano in tutto 167 le persone indagate. Grazie all’inchiesta “Imperium”, infine, aveva permesso agli inquirenti di far luce sulle ingerenze dei clan vibonesi, e soprattutto il clan Mancuso, nel settore del turismo con particolare riferimento alle strutture alberghiere presenti sulla Costa degli Dei. Centrale in questa inchiesta la struttura del “Sayonara” di Nicotera Marina, teatro di alcuni incontri tra le cosche calabresi e quelle siciliane di Cosa Nostra. (g.curcio@corrierecal.it)
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