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L’ANALISI

La psicoterapeuta Drago: «Dal caso di Giulia Cecchettin una svolta. Dobbiamo insegnare l’amore»

La specialista nella Locride svolge attività di divulgazione nelle scuole. «Siamo tutti immersi ancora nel retaggio di educazione patriarcale»

Pubblicato il: 29/12/2023 – 8:01
di Mariateresa Ripolo
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La psicoterapeuta Drago: «Dal caso di Giulia Cecchettin una svolta. Dobbiamo insegnare l’amore»

SIDERNO Educazione sentimentale e all’affettività come strumento per prevenire violenza di genere e femminicidi. «Bisogna toccare le coscienze e fa capire l’importanza di parlare nelle scuole di amore, perché non si può parlare di educazione alla sessualità, di prevenzione del femminicidio, se non si parla di amore. E noi dobbiamo insegnare l’amore ai ragazzi». Così la psicoterapeuta e scrittrice Filomena Drago che ha preso parte all’incontro “Educare all’affettività: un dovere sociale” che si è tenuto a Siderno. Un evento ideato e condotto dal giornalista Gianluca Albanese, durante il quale la specialista, autrice di saggi, che nella Locride svolge attività di divulgazione nelle scuole ha parlato della necessità di far capire ai giovani l’importanza del «rispetto di sé stessi come momento di transizione verso il prossimo». Autrice di saggi, tra cui “Viola” e il best seller “Sono sbagliata”, Filomena Drago coordina periodicamente nella propria “collina incantata” di Gioiosa Ionica i “cantieri di libroterapia”, nel corso dei quali si parte dalla lettura di passi di libri (a cominciare da “Donne che corrono coi lupi” di Clarissa Pinkola Estés) per avviare momenti di dialogo e confronto tra i numerosi partecipanti, incentrati sulle tematiche emerse dalle letture.

«Siamo tutti immersi ancora nel retaggio di educazione patriarcale»

«Siamo tutti immersi ancora nel retaggio di educazione patriarcale», ha spiegato al Corriere della Calabria la psicoterapeuta parlando del femminicidio della 22enne di Vigonovo, «ognuno di noi prima di parlare di femminismo, prima di parlare di superamento del retaggio dell’educazione patriarcale, dovrebbe fare i conti anche con il maschilismo che ha dentro di sé. Attraverso un’analisi introspettiva dobbiamo capire che cos’è che lede le coscienze fino a far sì che un ragazzo, un uomo tenda a considerare la propria compagna come una propria roba». «Il femminicidio di Giulia Cecchettin, – ha spiegato la psicoterapeuta – rappresenta uno spartiacque, un punto di non ritorno che ha dato inizio a un dibattito sull’esigenza di educare all’affettività, a partire dalle giovanissime generazioni». Una tragedia che potrebbe rappresentare un punto di svolta. «Potrebbe esserlo veramente perché ha suscitato molte emozioni, ci sono stati altri delitti efferati, ma quello di Giulia ha toccato le corde delle nostre emozioni, dei nostri sentimenti, forse perché abbiamo capito che è successo nella normalità di due ragazzi che andavano all’università, che potevano essere figli nostri. Le cose ci toccano quando sembra che siano più vicine a noi, questa sembra che veramente ci abbia toccato parecchio e quindi può veramente significare uno spartiacque, ma io lo ribadisco non possiamo aspettare che siano le istituzioni a fare questo, anche noi nel nostro piccolo dobbiamo fare qualcosa. Come Madre Teresa di Calcutta diceva: piccole cose ma con grande cuore creano un oceano». (m.ripolo@corrierecal.it)

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