CATANZARO Il 2023 si avvia a conclusione con un rallentamento generalizzato dell’economia calabrese. Complice l’incremento dei prezzi, scatenato dalla fiammata inflazionistica, a cui si è associato – proprio per contenerla – il balzo in avanti del costo del denaro. Fenomeni che hanno pesato sulla regione più di altri contesti, generando per questo una sorta di freno al processo di recupero del livello di produttività avviato nella fase post pandemica. Gelando le potenzialità di crescita che si erano registrate nella prima fase dell’anno.
Ma l’anno che si chiude registra qualche segnale, seppur timido, favorevole per l’economia calabrese. Ad iniziare dal dato dell’export che prosegue il trend positivo e dalla crescita del fatturato di alcuni comparti. Aspetti evidenziati dal presidente di Unindustria Calabria Aldo Ferrara che però non tace sulle preoccupazioni degli imprenditori per alcune novità che interesseranno molto da vicino la regione. Su tutte il Ddl “Calderoli” che introdurrà l’Autonomia differenziata in predicato di divenire legge fin dai primi mesi dell’anno, e la nascita della Zes Unica per il Mezzogiorno che dal primo gennaio diventerà pienamente operativa azzerando i vertici anche della Zona economica speciale calabrese. Sull’ Autonomia Ferrara, chiede con forza che siano adottati prima quelli che definisce «Livelli omogenei delle prestazioni» e che siano «adeguatamente finanziati». Mentre sulla Zes Unica, segnala la «necessità di introdurre degli adeguamenti» per far funzionare pienamente la nuova struttura. Nel 2024, il presidente di Unindustria, intravede per la Calabria un «anno impegnativo» ma anche pieno di «opportunità» se si realizzeranno alcuni passaggi: messa a terra dei progetti del Pnrr, avvio dei lavori della 106 e dell’Alta velocità. E si dice a nome degli imprenditori calabresi «pronti a fare la nostra parte».
Presidente, un 2023 che si sta chiudendo con diverse criticità ma anche qualche segnale di speranza per la Calabria. Qual è la vostra valutazione dell’anno che si sta concludendo?
«Per poter effettuare una valutazione puntuale ed oggettiva del 2023 della Calabria, è utile riferirsi agli indicatori economici e di contesto offerti da Svimez, da Banca d’Italia, che peraltro sono relativi proprio al 2023, e da Istat. Dalle evidenze delle ricerche economiche effettuate emerge come l’evoluzione del quadro macroeconomico del Paese abbia influenzato anche l’andamento dell’economia della nostra regione. Il rallentamento della crescita italiana infatti ha fatto perdere vigore anche a quella dell’economia calabrese: si è esaurito il rimbalzo tecnico e l’effetto espansivo dei ristori da Covid per lasciare il posto alle politiche restrittive della Banca Centrale Europea adottate per contenere l’inflazione. Ciò ha prodotto l’aumento del costo del denaro, l’indebolimento della domanda interna con riflessi restrittivi su consumi e investimenti. Certo come rivela lo studio della Svimez teniamo un passo di crescita comparativamente più lento di altri territori ma ciò è dovuto alla circostanza che la cilindrata del nostro motore economico risulta ancora più bassa. Tuttavia, nonostante le debolezze del sistema produttivo regionale, dall’analisi congiunturale condotta dalla Banca d’Italia emergono alcuni elementi incoraggianti: nei primi nove mesi dell’anno, ancorché trascinati da un livello elevato dei prezzi, sono cresciuti, seppur moderatamente, i fatturati delle imprese, il Terziario ha mantenuto una performance positiva, il Turismo si è mantenuto. L’export e’ in sensibile crescita. Un bilancio quindi che fa sperare per il futuro pur stando sempre con i piedi ben saldi per terra».
Tra i segnali incoraggianti dunque c’è quello sull’export. La Calabria registra un altro trend di crescita. E la volta buona per rafforzare questo aspetto su cui la Regione ha sempre dimostrato debolezze?
«Anche questo è certamente un dato positivo, ma va preso con le pinze: noi partiamo da un dato assoluto molto basso, il contributo dell’export calabrese al Pil regionale è limitato e quindi, partendo da numeri bassi, variazioni in aumento possono determinare percentuali di crescita sensibilmente alte. È altrettanto vero, però, che la crescita dell’export calabrese non è più un fenomeno isolato ma la stiamo registrando da qualche tempo a questa parte: ciò è un indice di tendenza riguardo la crescita sui mercati internazionali del nostro sistema imprenditoriale. Ecco perché nel documento che abbiamo presentato a marzo scorso, “Agenda Calabria”, abbiamo sostenuto l’esigenza di assecondare e incentivare l’internazionalizzazione delle imprese locali. Abbiamo apprezzato che la Regione Calabria abbia colto questo nostro suggerimento emanando proprio in questi giorni un bando ad hoc, che sarà replicato anche nei prossimi due anni, affinché le imprese possano investire sui mercati Internazionali, in figure professionali specifiche per l’internazionalizzazione, piattaforme informatiche adeguate, partecipazioni a fiere, formazione di reti commerciali, collaborazioni con le estere, studi sui mercati-obiettivo e così via».
Cosa fare per potenziare questo aspetto che potrebbe generare importati risposte per il fatturato delle imprese calabresi?
«Oltre al sistema di incentivazione, non si può prescindere dagli investimenti in logistica avanzata e mobilità come requisito di accessibilità ai mercati: ciò risulta indispensabile per permettere alle imprese calabresi di ampliare il proprio mercato su assi geografici più ampi, seguendo le traiettorie di sviluppo più prospere legate alla possibilità di esportare verso i Paesi più ricchi. Le nostre imprese hanno bisogno di avere attorno a loro un sistema infrastrutturale efficiente. Penso, quindi, al Porto di Gioia Tauro, per il quale speriamo fortemente che si possa arrivare a mitigare gli effetti devastanti della direttiva europea sugli Ets. Penso all’esigenza di potenziare gli aeroporti con tratte legate ai mercati-obiettivo delle imprese. Ma anche agli investimenti annunciati nell’elettrificazione della linea ferrata jonica, nell’alta velocità e a quelli per la statale 106. Sono interventi sul contesto che ruota attorno alle imprese, necessari a metterle nelle condizioni di crescere e di aprirsi ai mercati esteri ed essere competitive».
Capitolo innovazione, altra nota “dolente” del sistema imprenditoriale calabrese e non solo. Cosa si sta facendo su questo aspetto? Cosa invece occorrerebbe fare per incentivare maggiormente il processo di innovazione delle imprese?
«È vero che le analisi economiche hanno rilevato come il tasso di innovazione del tessuto produttivo calabrese sia carente. Tuttavia, Unindustria Calabria, sempre attraverso “Agenda Calabria”, ha indicato delle policy per far evolvere l’intero sistema produttivo, indirizzandolo verso il paradigma dell’Industria 5.0, quello, cioè, che lega innovazione tecnologica transizione digitale, sostenibilità ambientale e investimenti sul capitale umano. Questo percorso è sfociato in due bandi emanati dalla Regione: il bando “Impianti e Macchinari” e quello per i “Servizi per l’Innovazione”, che vanno esattamente a sostenere l’innovazione nel tessuto produttivo. L’esito del primo bando ha fatto registrare un’adesione straordinaria dal parte degli imprenditori, confermando le indicazioni emerse dalla nostra base associativa durante i focus preliminari all’elaborazione del nostro piano di sviluppo. Unindustria Calabria inoltre ha accompagnato questa misura attraverso lo svolgimento di roadshow, effettuati con L’Assessore Vari’ e la relativa struttura , di presentazione del bando presso le nostre articolazioni territoriali e l’assistenza dei nostri uffici per la compilazione delle domande da parte degli imprenditori. E’ da apprezzare che la Giunta Regionale Presieduta dal Presidente Occhiuto su proposta dell’assessore allo Sviluppo Economico Rosario Vari’ ha prontamente implementato la dotazione finanziaria del bando da 25 a 60 milioni di Euro per dare immediatamente risposta alla grande domanda di innovazione tecnologica che arriva dalle imprese calabresi. Auspichiamo che tale dotazione possa essere ulteriormente implementata se necessario sia per questo che per i bandi di prossima pubblicazione.
Inoltre, riteniamo che sia indispensabile approntare delle misure capaci rafforzare la collaborazione tra il mondo delle imprese e quello della ricerca scientifica. Dalle nostre evidenze, abbiamo verificato come le imprese che hanno collaborato con gli Atenei su progetti di innovazione e sviluppo, hanno registrato tassi di crescita occupazionali, di fatturato e organizzativi maggiori rispetto a chi non lo ha fatto. Su questo auspichiamo che vengano messe delle risorse perché questi due mondi possano interfacciarsi e collaborare in maniera sempre più forte».
Sul fronte dell’occupazione sembra che ci sia un’anomalia tutta calabrese. I dati sulla disoccupazione crescono, ma le aziende segnalano la difficoltà di individuare personale da assumere. Dove sta la verità?
«In realtà è anche un fenomeno italiano, non solo calabrese. Studi e ricerche economiche ci raccontano dei paradossi del mercato del lavoro in Italia: ci sono due milioni di disoccupati, ma le imprese non trovano lavoratori per coprire il milione di posti di lavoro vacanti. Paradossi nazionali che anche in Calabria trovano riscontro: chi è alla ricerca di un’occupazione spesso presenta un serio deficit educativo ed esperienziale rispetto alle abilità professionali richieste dalle attività economiche, che sono sempre più sofisticate. Inoltre, se guardiamo al comparto dell’edilizia, abbiamo contezza diretta di imprese che hanno dovuto rinunciare a commesse perché non hanno trovato i lavoratori in quantità e qualità adeguate a svolgere i lavori. A questo si aggiunge come dal Mezzogiorno e dalla Calabria, i giovani più “skillati” se ne vanno. E questo crea ulteriore mismatch prospettico rispetto alle figure professionali ricercate dalle imprese. Questo si scontra con quello che abbiamo detto prima: se noi sosteniamo gli investimenti in innovazione, ma poi le imprese non trovano le figure che abbiano le competenze adeguate, le politiche di sostegno all’evoluzione tecnologica del tessuto produttivo rischiano di non produrre effetti».
E dunque cosa fare per correggere questo paradosso?
«È necessario quindi promuovere politiche attive per il lavoro, sostenere gli ITS che sono capaci di formare per il mercato del lavoro giovani e giovanissimi, garantire percorsi di orientamento sia scolastico che professionale, offrire opportunità di studio e formazione nelle imprese. Altrettanto importante potrebbe risultare la costituzione di un fondo regionale rotativo permanente, destinato agli investimenti in conto capitale per l’imprenditorialità giovanile. Un fondo che premi e sostenga le idee vincenti e la qualità della proposta produttiva, che non sia un semplice riconoscimento delle volontà di rimanere in Calabria, bensì che sostenga in maniera considerevole chi si propone di investire in attività capaci di creare valore per le comunità locali e per tutta la regione. Risorse ingenti, dunque, utili e necessarie per liberare le energie giovani, per stimolare la cultura d’impresa, per dare uno shock positivo al sistema produttivo e alla competitività del mercato e rivolgersi ai giovani come protagonisti delle politiche di sviluppo, anziché come soggetti passivi».
Per il nuovo anno ci sono alcuni aspetti che andranno valutati. Dall’avvio dell’autonomia differenziata all’introduzione della Zes unica. Il mondo delle imprese come valuta queste due novità?
«Sull’autonomia differenziata bisogna dire, in maniera chiara, che, prima che questa riforma parta, è indispensabile: che si identifichino esattamente i Livelli essenziali delle prestazioni – io, in realtà, parlerei di Livelli omogenei delle prestazioni – per cittadini e imprese; e che i Livelli essenziali delle prestazioni siano adeguatamente finanziati tenendo presente i fabbisogni standard e non i costi storici, implementando in quantità e qualità il capitale umano per un efficace ed efficiente funzionamento della macchina amministrativa. Se ciò non avviene, si rischia la spaccatura del Paese. Sulla Zes, dobbiamo prendere atto che si è scelto di perseguire un modello differente rispetto a quello adottato fino a qualche mese fa. Quel modello, soprattutto in Calabria, stava iniziando a funzionare a produrre risultati. Tuttavia, affinché il nuovo modello di Zes Unica per l’intero Mezzogiorno possa funzionare, sono necessari degli adeguamenti: innanzitutto, a tutt’oggi, non ci sono le risorse adeguate a sostenere lo sviluppo di questo nuovo e più ampio perimetro delle Zes. Quindi sarà necessario ampliare considerevolmente le risorse disponibili per garantire l’operabilità del sistema. Con la Zes Unica, poi, viene meno il criterio della prossimità: prima, le strutture commissariali che gestivano la Zes erano regionali e avevano un contatto diretto con il territorio, con gli operatori, con i decisori politici locali e con i corpi intermedi. Con la centralizzazione, questo valore rischia di affievolirsi. Auspichiamo quindi un coinvolgimento diretto del sistema imprenditoriale, sia nella cabina di regia della Zes Unica, sia nell’Unità di Missione. Rischiamo, poi, che venga meno anche il vero motore della Zes: la possibilità, affidata ai Commissari, di snellire le procedure burocratiche e autorizzative. La semplificazione, quando si tratta di investimenti privati, è fondamentale per velocizzare l’accesso e quindi le ricadute positive sul territorio. Ecco, nella fase attuativa della riforma, dobbiamo auspicare che tali correttivi vengano apportati, affinché le Zes si confermino strumenti di politica economica utili per la attrazione degli investimenti. Aggiungo un ulteriore elemento di preoccupazione: al contrario della precedente impostazione, la Zes Unica prevede una soglia minima di investimento per accedere al vantaggio del credito d’imposta, fissata in 200mila euro. Investimenti inferiori a quella soglia non possono beneficiare di uno degli asset vincenti della Zes. Per un sistema imprenditoriale come quello calabrese, fatto principalmente da micro e piccole imprese, imporre tale limite significa escludere a priori la possibilità per le imprese locali di beneficiare dei vantaggi della Zes nel proprio territorio, limitandone così le potenzialità di crescita e sviluppo in termini economici, occupazione e, quindi, reali. Tra i correttivi da apportare, c’è quindi anche l’eliminazione di questo limite. Infine, per il nostro sistema produttivo, diventa determinante l’avvio dell’Agenzia regionale che dovrà sostituire il Corap, affinché le nostre aree industriali, che saranno tutte aree Zes e che hanno tutte bisogno di investimenti in riqualificazione, possano garantire un habitat accogliente per le imprese, in sintonia con quelli che sono gli standard della domanda di investimenti internazionali».
In conclusione, secondo lei che anno sarà per la Calabria?
«Fare previsioni è sempre estremamente complesso anche in considerazioni dell’instabilità che caratterizza il quadro macroeconomico complessivo. Tuttavia, al netto di fattori internazionali, impronosticabili, che determinano a cascata l’andamento delle economie di Paesi, aree e regioni, la Calabria affronterà un anno impegnativo, che potrebbe essere ricco di opportunità. Il condizionale è d’obbligo di questi tempi. Dovrebbero partire i lavori sui lotti della statale 106; Rfi ha annunciato che entro il 2026 sarà completata l’elettrificazione della linea jonica; si dovrebbero aprire i cantieri del Pnrr; si sta per concludere la consultazione pubblica per l’alta velocità fino a Praia. Ci auguriamo che abbiano avvio le infrastrutture preliminari alla realizzazione del Ponte sullo Stretto. Dovremmo quindi iniziare a sentire gli effetti degli investimenti pubblici e del sistema privato derivanti dal sistema degli incentivi. L’augurio è quello che si inizino a creare i presupposti per l’economica calabrese del futuro. Ma su tutto dobbiamo dire una cosa: per la crescita e lo sviluppo della Calabria, è necessaria un’azione di mobilitazione forte affinché i principi della legalità, della meritocrazia e della libera iniziativa d’impresa siano difesi a ogni costo. Ultimamente abbiamo osservato una recrudescenza di fatti criminali e di intimidazioni che bisogna assolutamente arginare. Certo, abbiamo registrato la presenza dello Stato, delle Prefetture, della magistratura e delle Forze dell’Ordine, che hanno risposto prontamente. Anche noi, quindi, ci impegneremo in una grande iniziativa che coinvolgerà tutte le forze sane della Calabria affinché le imprese possano svolgere serenamente il loro lavoro». (r.desanto@corrierecal.it)
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