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Nuova vita per il bergamotto, ecco le potenzialità dell’oro verde di Calabria

Dopo il via libera del ministero all’Igp, la filiera potrebbe puntare ad acquisire fette importanti di mercato. Previtera: «Produttori liberi dal giogo dell’industria»

Pubblicato il: 06/01/2024 – 12:00
di Roberto De Santo
Nuova vita per il bergamotto, ecco le potenzialità dell’oro verde di Calabria

REGGIO CALABRIA Liberare appieno le potenzialità economiche di una produzione agricola d’eccellenza trasformandola in occasione di riscatto non solo del territorio d’elezione. Riportandola al centro di uno dei progetti di sviluppo dell’intera economia agricola calabrese.
La produzione bergamotticola resta pienamente una freccia nell’arco del paniere di beni più preziosi che la Calabria può vantare per conquistare fette di mercato maggiori. Consentendo alla regione di incrementare anche il volume del proprio export, visto il livello di attenzione che i buyer riservano ad un prodotto che si è rivelato decisamente versatile: dalla vendita del prodotto fresco alla sua trasformazione nelle filiere gastronomiche, cosmetiche e farmaceutiche.
Le sue proprietà organolettiche e l’aroma distintivo ne fanno un vero e proprio tesoro per l’economia locale ancora tutto da sfruttare. Basti considerare che l’olio essenziale che si estrae dal bergamotto contiene circa 350 sostanze chimiche e che per estrarre un chilogrammo di essenza occorrono circa 200 chilogrammi di frutti. Da qui le sue potenzialità di crescita che possono derivare anche dall’avvio concreto del processo di riconoscimento e di tutela del frutto attraverso l’Indicazione di geografica protetta “Bergamotto di Reggio Calabria”. Un iter iniziato oltre due anni e mezzo addietro e che ha visto lo scorso 12 dicembre tagliare un importante traguardo: il ministero dell’Agricoltura e della sovranità alimentare e delle foreste (Masaf) ha approvato l’Igp ed il relativo disciplinare di produzione.
Un passaggio che permetterà ora di entrare nel vivo della procedura per garantire pienamente la tutela non solo della produzione dell’essenza del bergamotto ma anche del frutto. Accostando così questa nuova e più incisiva garanzia a quella già presente con il Dop che per certi versi aveva segnato il passo in materia di tutela dell’intera filiera produttiva agricola del bergamotto. Ed accrescendo l’elenco dei prodotti calabresi garantiti sotto il marchio di qualità: ad oggi sono ben 21 i prodotti d’eccellenza calabresi che possono vantare l’effige di Dop e Igp ai quali vanno aggiunti i vini Doc e Igt. E l’ingresso nell’Olimpo dell’agricoltura di qualità superiore, permetterà anche al bergamotto calabrese di ottenere il giusto riconoscimento nello scacchiere delle produzioni d’eccellenza mondiali. Facendo forza sulle peculiarità proprie di un territorio dove da almeno tre secoli si produce il bergamotto reggino. Ma anche combattendo le sofisticazioni o le adulterazioni che provengono da una concorrenza sempre più sleale.

La filiera ed i suoi numeri

La filiera conta su poco più di 500 bergamotticoltori

Lungo il lembo di costa che si snoda da Villa San Giovanni a Monasterace si concentra la produzione dell’“oro verde”. Si tratta di circa 1.500 ettari di bergamotto a cui si sommano altri 300-400 in fase di impianto e che fanno di quest’area, lunga complessivamente 150 chilometri di costa jonica reggina, una vera e propria miniera del prezioso agrume. E qui che, grazie ad un microclima classificato come “tropicale temperato umido” ed a una conformazione geomorfologica del territorio caratterizzata da ampie valli solcate da corsi d’acqua, si producono circa 525mila quintali di bergamotto fresco. Una produzione valutata d’eccellenza perché in grado anche di garantire un’essenza di altissima qualità, molto apprezzata dal mercato mondiale. Anche se poi questa qualità si scontra con adulterazioni messe in piedi da una concorrenza sleale che di fatto vanificano le ricadute economiche della produzione. Basti pensare che in quest’area si producono da 100mila a 150mila chilogrammi all’anno di essenza di bergamotto, ma nel mondo se ne commercializzano circa 4 milioni di chilogrammi. Da qui la necessità di tutelare maggiormente il prodotto visto che l’istituzione del Dop “Bergamotto di Reggio Calabria-olio essenziale”, varato dall’Ue fin dal 2001, non sembra aver ancora centrato quell’obiettivo.
Allo stato attuale, stando ai dati del “Comitato promotore per l’Igp Bergamotto di Reggio Calabria e la sua tutela e valorizzazione”, la produzione consente un volume complessivo di affari di 42,250 milioni all’anno di cui 37 milioni dalla vendita di essenza e la restante parte dal prodotto fresco. Anche se quest’anno, sempre secondo le stime del Comitato, la crisi climatica ha fatto perdere tra il 60 e il 70 per cento della produzione facendo così scendere il volume potenziale d’affari a circa 30 milioni. Numeri che fanno comprendere le potenzialità della produzione che restano sulla carta a causa della concorrenza spietata di altre regioni – come Basilicata, Puglia e Sicilia – e da scelte dettate dalle lobby dell’industria dell’essenza che puntano a scontare un minor prezzo garantito magari da tecniche sleali come adulterazione e contraffazioni o da tagli di qualità inferiori. Un combinato disposto che, stando alle stime, porterà il prezzo del prodotto bergamotto già dal 2024 ad appena 60 centesimi al chilogrammo contro i circa 160 euro al Kg pagati dalle industrie profumiere e cosmetiche alle lobby delle essenze.
Da qui l’importanza del rafforzamento della tutela del bergamotto made in Reggio Calabria, in chiave anche di garanzia del prodotto fresco. Una tutela che, stando alle intenzioni del Comitato promotore dell’Igp, consentirà ai produttori un nuovo sbocco di mercato e un reddito maggiore. Con ricadute economiche importanti per una filiera che conta allo stato poco più di 500 bergamotticoltori di cui la metà con appezzamenti tra 1 e 5 ettari. 

Previtera: «I produttori saranno liberi dal giogo dell’industria»

«L’Igp potrà finalmente contribuire a risolvere il problema atavico dell’assoggettamento dell’agricoltura, all’industria dell’essenza di bergamotto».È la sintesi del pensiero di Rosario Previtera, agronomo e presidente del “Comitato promotore per l’Igp Bergamotto di Reggio Calabria e la sua tutela e valorizzazione” che non nasconde così la soddisfazione per il risultato raggiunto. Un primo importante passaggio per garantire maggiori tutele ad un prodotto dalle enormi potenzialità che può rappresentare, per Previtera, una «potente leva di marketing territoriale» in chiave anche turistica. Ed è strategico anche per rafforzare l’export calabrese. Per questo Previtera chiede di «fare fronte comune».

Rosario Previtera, agronomo e presidente del “Comitato promotore per l’Igp Bergamotto di Reggio Calabria

Perché è stato così lungo l’iter di autorizzazione da parte del ministero?
«Il lavoro più faticoso è stato quello precedente alla presentazione della domanda di riconoscimento, avvenuta il 5 giugno 2021, in occasione della “Giornata mondiale dell’ambiente”. La Regione è poi stata velocissima, visto che ha emesso il nulla osta previsto in meno di un mese. Sia l’animazione territoriale, che ci ha consentito di associare circa 300 tra produttori e trasformatori, sia la ricerca bibliografica che il reperimento di una vastissima documentazione risalente anche all’Ottocento, hanno richiesto più di un anno di lavoro intenso. L’iter ministeriale poi ha previsto varie integrazioni documentali. In primo luogo è stato necessario dimostrare e far capire la differenza reale tra l’Igp destinato al frutto e ai suoi derivati a partire dal succo nel settore del food e la Dop dell’essenza (Dop Bergamotto di Reggio Calabria-olio essenziale) riconosciuta nel 2001, che di fatto non è mai esistita e che è destinata all’industria della profumeria e della cosmesi. È stato necessario dimostrare al ministero come le due entità e i due nomi con marchi diversi non avrebbero creato confusione nel consumatore, visto che di fatto non è mai esistito un prodotto con il marchio Dop dell’essenza in etichetta e lo stesso Consorzio di tutela della Dop era stato sospeso a più riprese dal Ministero per mancanza di certificazione. In secondo luogo è stato necessario dimostrare le caratteristiche dell’area vocata connessa al nome e alla reputazione del prodotto, come zona più ampia di quella definita dalla Dop dell’essenza nel 2001: l’area vocata adesso vanta ben 50 comuni per più di 1.500 ettari su 150 km di costa, da Villa San Giovanni a Monasterace. Abbiamo voluto cioè coprire tutto il territorio riempiendo spazi vuoti dove in realtà il bergamotto si produce e si è sempre prodotto. Infine si sono create situazioni di contrasto, in parte prevedibili, da parte di gruppi ed enti contrari all’Igp che hanno determinato azioni di rallentamento a vari livelli. Ma dopo due anni, sei mesi e 7 giorni, ovvero il 12 dicembre 2023 il ministero dell’Agricoltura ha comunicato all’assessorato regionale e al dipartimento Agricoltura che l’iter è stato concluso positivamente e che occorre procedere con la fase successiva della pubblica audizione».

Dopo il via libera del ministero, si attendono i prossimi step per l’istituzione dell’Igp Bergamotto di Reggio Calabria

Quali saranno i prossimi passaggi per far divenire definitiva la tutela?
«Il Comitato promotore insieme al dipartimento regionale all’Agricoltura e al Ministero dovrà organizzare la “Riunione di pubblico accertamento”. Si tratta di un’audizione pubblica in occasione della quale verrà letto pubblicamente dai funzionari ministeriali il disciplinare di produzione e potranno essere apportate modifiche e correzioni o comunicate eventuali opposizioni. Queste ultime potranno essere anche presentate entro i 30 giorni successivi alla pubblicazione del Disciplinare sulla Gazzetta ufficiale da parte del Ministero. Naturalmente ci si riferisce a contestazioni tecniche e opportunamente motivate in merito al contenuto degli articoli del Disciplinare. Mi auguro che ciò non accada: significherebbe che chi è nemico del territorio, tramite le opposizioni, intenderebbe procrastinare ulteriormente, di mesi o anni, il riconoscimento ufficiale della tutela per il “Bergamotto di Reggio Calabria”. Successivamente, quando il ministero trasferirà la domanda di registrazione e il Disciplinare alla Commissione Ue, potrà autorizzare per il “Bergamotto di Reggio Calabria” la cosiddetta protezione nazionale transitoria. Quella che prevede un regime di tutela valido per l’Italia fino a quando, con un iter parallelo, l’Unione europea si esprimerà entro i sei mesi successivi e l’Igp sarà valida a livello comunitario. Per fortuna la modifica attualmente in corso del Regolamento UE 1151/ 2012 punta a ridurre i tempi e a semplificare di gran lunga le procedure, ritenute dai Paesi membri troppo farraginose. Ci stiamo comunque attivando nel realizzare un tour sul territorio al fine di presentare alle varie aree che ce lo chiederanno il disciplinare approvato dal Ministero il quale comunque è già disponibile, ai fini della massima trasparenza, sul sito web del Comitato:  sul quale è possibile visionare anche il nostro spot breve: “Il Bergamotto di Reggio Calabria verso l’Igp: una storia di profumi, un futuro da gustare”».

Per estrarre un chilo di essenza di bergamotto occorrono 200 chilogrammi di frutti

Cosa comporterà l’istituzione dell’Igp per l’intera filiera?
«LIgp potrà finalmente contribuire a risolvere il problema atavico dell’assoggettamento dell’agricoltura, all’industria dell’essenza di bergamotto. Grazie al marchio Igp, infatti, finalmente gli agricoltori potranno provare a svincolarsi dal giogo dell’industria dell’essenza che stabilisce ogni anno il prezzo del frutto al ribasso e consentire loro di operare nel libero mercato del prodotto fresco, con relativo indotto per i derivati del food e per l’agroalimentare a partire dal succo di bergamotto sempre più richiesto in quanto antiossidante e nutraceutico. Si consideri che nei grandi supermercati del Nord il bergamotto fresco già si vende a 4-6 euro al kg. E con il marchio Igp tale situazione potrà essere consolidata e migliorata, offrendo così all’agricoltore un nuovo sbocco di mercato, un reddito maggiore e una protezione e tutela importante da quel bergamotto, che sempre di più giunge da altre regioni (Basilicata, Puglia, Sicilia) e da altre province calabresi a prezzi stracciati e con qualità di gran lunga inferiore a quella del “Bergamotto di Reggio Calabria” ottenuto nell’area vocata. Con l’Igp vogliamo dimostrare che la valorizzazione del bergamotto di Reggio Calabria non passa necessariamente dalla componente industriale ma è legata all’agricoltura storica e all’impiego del frutto nella gastronomia e nella nutraceutica del food, sostenendo lo sviluppo di tutto l’indotto, compreso quello legato al wellness e al turismo integrato. Stiamo lavorando già su alcuni progetti e programmi di promozione di alto livello come è giusto che sia: va recuperato almeno un ventennio di tempo perduto».

Una fase della trasformazione del bergamotto

E i benefici per l’economia calabrese?
«Ci sono prodotti che nel tempo diventano rappresentativi di un territorio ed emblematici di una provincia o di una regione al di là dei marchi e della identitarietà territoriale riconosciuta ufficialmente. La ‘nduja di Spilinga, la cipolla rossa di Tropea, il bergamotto di Reggio Calabria, la liquirizia di Rossano e il peperoncino, alcuni vini di qualità, solo per fare alcuni esempi “storici”, costituiscono delle potenti leve di marketing territoriale. Questi si pongono come reali pilastri economici rispetto alla commercializzazione on-line, alla commercializzazione tramite la distribuzione organizzata e le numerose fiere mercato italiane ed europee e talvolta anche rispetto all’export. Occorre agire maggiormente con la ristorazione che con difficoltà riesce a valorizzare il territorio utilizzando il prodotto identitario. Ritengo che ogni prodotto “tipico” possa aiutare gli altri a crescere e insieme possano costituire il traino economico per l’intero e ricco paniere delle produzioni calabresi, sia fresche che trasformate».

Attualmente quali sono i principali problemi che devono affrontare i produttori?
«Sicuramente l’insicurezza della vendita del prodotto, il prezzo di vendita del frutto ogni anno più basso, l’aumento dei costi di produzione e soprattutto i danni dovuti al cambiamento climatico e ai fenomeni atmosferici estremi. Si pensi che quest’anno si è avuta una perdita del 70% di bergamotto a causa del riscaldamento globale. E si tenga conto, anche, di ulteriori malattie delle piante che sembrano essere in arrivo e che vanno contrastate preventivamente come si sta facendo in altre regioni agrumicole. Ecco perché è importante fare fronte comune, attivarsi con la cooperazione e creare rete. Il “progetto Igp” potrebbe offrire anche questo valore in più».

L’enogastronomia rappresenta il principale settore dell’export calabrese

Si parla di crescita dell’export soprattutto del settore agricolo. Il bergamotto è a pieno titolo tra quelli che potrebbero meglio rappresentare la Calabria nel mondo. Cosa manca per conquistare fette di mercato?
«Quello enogastronomico costituisce il principale elemento dell’export totale calabrese e in percentuale è tra i più alti in Italia. I mercati più sviluppati e attenti alle produzioni di qualità richiedono sempre più produzioni a marchio: Igp per l’ortofrutta, Dop per i prodotti trasformati e Bio in ogni caso. L’attribuzione del marchio Igp per il Bergamotto di Reggio Calabria e quindi per i suoi innumerevoli derivati, certamente contribuirà a conquistare aree di mercato importanti, sia europee che extraeuropee. Da non dimenticare l’importanza turistica e di indotto economico offerti dal “sistema prodotto-territorio”. Le cosiddette “terre del bergamotto” costituiscono di fatto un vero e proprio Distretto del Cibo che possiede tutti i fattori di attrazione per il turismo integrato e quindi per la crescita del mercato in generale, in Italia e all’estero. Infine sarà importante attivarsi con un grande progetto complessivo che entro pochi anni possa consentire l’approvazione europea dei claims nutrizionali rispetto al Bergamotto quale frutto della salute con statine naturali, con biomolecole che combattono il colesterolo cattivo, l’iperglicemia e i radicali liberi in quanto grande functional food antiossidante. Ma questa è un’altra storia».

La cittadella “Jole Santelli” sede della Regione Calabria

La Regione come potrebbe supportare maggiormente il settore?
«La Regione già opera ottimamente per la crescita e la promozione del settore primario. Dopo un decennio di “deserto”, l’assessore regionale al ramo Gianluca Gallo sin dall’inizio del suo mandato ha inteso innovare e spingere con grande impegno e risorse tutto il comparto, sia con bandi per gli investimenti in agricoltura che con la partecipazione a fiere ed eventi efficaci e di rilievo. Inoltre l’assessore ha contribuito in poco tempo all’ottenimento di altre Indicazioni Geografiche di pregio attraverso un percorso di crescita delle produzioni di qualità, che sono certo proseguirà ancora conferendo ulteriore grande lustro alla Calabria, in Italia e nel mondo». (r.desanto@corrierecal.it)

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