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l’indagine

Dagli appalti a Pozzuoli agli interessi in Calabria. C’è anche l’ex consigliere Sebi Romeo

Coinvolto nell’operazione della Procura di Napoli anche il dirigente calabrese del Partito Democratico

Pubblicato il: 15/01/2024 – 12:18
di Giorgio Curcio
Dagli appalti a Pozzuoli agli interessi in Calabria. C’è anche l’ex consigliere Sebi Romeo

NAPOLI Malaffare politico e istituzionale, corruttele e «talvolta sfacciato abuso dei poteri e dei compiti di cui sono titolari». A scriverlo nero su bianco è il gip del Tribunale di Napoli, Antonio Baldassarre, che su richiesta dei pm Stefano Capuano, Immacolata Sica e Sergio Ferrigno, ha firmato l’ordinanza che ha portato in carcere l’ex sindaco Pd di Pozzuoli, Vincenzo Figliolia, l’ex assessore comunale di Napoli ed ex dirigente Pd Nicola Oddati, l’imprenditore Salvatore Musella e Giorgio Palmucci, ex presidente nazionale dell’Enit, attuale vicepresidente Confindustria alberghi Italia (QUI LA NOTIZIA). Secondo il gip, infatti, gli indagati avrebbero fatto ricordo a «forme di pressione esercitate in nome di un potere politico malamente inteso, non già quale rappresentazione e mediazione delle istanze della popolazione per il governo della cosa pubblica, ma solo come forma di gestione di opportunità personali finalizzate al lucro proprio e ai tornaconti economici».

Messaggi e intercettazioni

Gli inquirenti hanno raccolto prove documentali frutto di una lunga indagine svolta attraverso intercettazioni, telefoniche e ambientali, ma anche attraverso una perquisizione effettuata il 27 aprile 2022 e la messaggistica custodita sui telefoni cellulari, tablet e computer degli indagati. Si tratta di un materiale corposo, oggetto dell’informativa suppletiva della Squadra Mobile e della Guardia di Finanza dell’11 ottobre 2022. Il contenuto è composto da lunghe serie di conversazioni scambiate dagli indagati tra loro e con altri, mediante l’applicazione di messaggistica istantanea WhatsApp che sono stati tratti dalla memoria dei telefoni cellulari sequestrati a Musella, Figliolia, Tortora, Oddati, Santoro, Esposito, Carrabba, Bastianelli e Della Corte. Nel corso dell’indagine è emerso, quindi, uno spaccato di «disinvolto malaffare radicato intorno al comune di Pozzuoli e in altri luoghi» riporta il gip nell’ordinanza «al fine di assicurare corsie preferenziali per aggiudicazione di appalti pubblici, anche in cambio di tornaconti personali importanti per chi si adoperasse per garantire tali risultati».

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Gli affari dell’imprenditore Musella

Il tutto ha coinvolto continuativamente a vario titolo, in una serie di vicende, l’imprenditore Salvatore Musella, titolare di fatto della Cytec S.r.l., interessato «ad aggiudicarsi appalti e commesse pubbliche di grande rilievo grazie ai buoni uffici di cui egli godeva e che era in grado di procurarsi in vari settori della pubblica amministrazione e della politica». Già dalle fasi iniziali dell’indagine è emerso come Musella avesse «puntato le sue attenzioni su una quanto mai rilevante e proficua concessione che il comune di Pozzuoli doveva di lì a poco bandire e poi aggiudicare, per la assegnazione della gestione del complesso Antica Rocca». L’intenzione dell’amministrazione comunale — o quanto meno dell’allora sindaco Figliolia Vincenzo — era quella di trasformare gli immobili del Rione Terra in una struttura ricettiva da realizzarsi nelle forme del cosiddetto “albergo diffuso”.  Le intercettazioni e i servizi di osservazione hanno dimostrato che l’imprenditore aveva interessato in primo luogo Nicola Oddati, componente della Direzione Nazionale del Partito Democratico, il quale — quanto meno all’epoca dei fatti – aveva un incarico direttivo presso la Regione Campania ovvero dirigente della rappresentanza istituzionale della Giunta regionale e dei rapporti con la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e dell’Ufficio Comunitario Regionale. Secondo l’inchiesta, così come riporta il gip nell’ordinanza, per assicurarsene i favori e la mediazione, «Musella corrispondeva a Oddati delle somme di denaro con cadenza periodica e gli assicurava tutta una lunga serie di utilità».

Il coinvolgimento di Sebi Romeo

La fitta rete di relazioni emerse nel corso delle indagini, il sovrapporsi delle condotte illecite e delle disinvolte violazioni di rilievo penale, commesse dai soggetti a vario titolo collegati, ha condotto infine la Procura della Repubblica a ipotizzare il delitto di associazione per delinquere contestata in capo a Salvatore Musella, Salvatore Della Corte, Giorgio Palmucci, Giovanni Bastianelli, Nicola Oddati, Gianluca Flaminio, Antonio Carrabba, Vincenzo Figliolia, Angelo Tortora, Luciano Santoro e Sebastiano Romeo. Sempre sul conto delle somme di denaro contante ricevute da Nicola Oddati, secondo l’inchiesta nel periodo compreso tra il 15 dicembre 2021 e l’11 gennaio 2022, l’esponente del Pd «si sarebbe adoperato per creare le condizioni per l’aggiudicazione della concessione», in particolare un appalto in Calabria, per il quale doveva essere investito Sebastiano Romeo, l’ex consigliere regionale e dirigente del Partito democratico calabrese, per il quale è stato disposto l’obbligo di presentazione. La Polizia giudiziaria monitora Musella e Oddati mentre viaggiavano sullo stesso treno diretti nel centro della Capitale. «È certo che Musella recasse con sé – scrive il gip – ben 4mila euro in contanti, come riscontrato nel corso del controllo del territorio di personale polizia ferroviaria della Stazione di Roma Termini». Secondo il gip «può discutersi se quei 4mila euro fossero destinati esclusivamente a Oddati o se questi dovesse a sua volta versarli a Romeo Sebastiano o altri terzi soggetti» ma le intercettazioni successive hanno fatto luce su un altro episodio, risalente all’11 gennaio 2022, nel corso del quale aveva avuto luogo la consegna di altri 4mila euro. Anche in quel caso, le intercettazioni avevano consentito di accertare che Oddati e Musella «avevano pianificato un incontro, presso l’ufficio romano di Oddati, sempre nella sede di rappresentanza della Regione Campania».

Traffico di influenze o tangente

A tale incontro, a quanto pare, aveva partecipato anche tale Giuseppe Franzè, un imprenditore calabrese che, scrive il gip, «avrebbe potuto affiancare Musella per aggiudicarsi un appalto concessione nel territorio di quella regione». Le intercettazioni audio video avrebbero consentito di accertare che, dopo l’incontro con Franzè, Musella «consegnava a Oddati 14mila euro, dei quali 4mila destinati proprio a Oddati per «la propria attività di agevolazione illecita svolta» e gli altri 10mila euro «presumibilmente destinati a Sebi Romeo, finalizzati a una ulteriore turbativa di asta e, presumibilmente a una attività di corruzione da svolgere in Calabria in relazione all’appalto che interessava all’imprenditore puteolano, per il quale aveva di recente sollecitato l’intervento di Oddati». AI netto delle risultanze delle intercettazioni, dunque, secondo il gip del Tribunale di Napoli «ricorrono comunque seri e gravi indizi di reità per il delitto di traffico di influenze illecite ipotizzato dalla Procura della Repubblica a carico di Oddati, Musella e Flaminio e con loro anche Santoro e Romeo, investiti di due specifiche vicende e avvicinati con le stesse modalità che il codice definisce appunto influenze». Nel caso legato a Sebi Romeo, secondo i giudici, i 10mila euro consegnati non è ben chiaro se fossero il «compenso per le intermediazioni fatte, del pagamento di una tangente corruttiva da trasferire a terzi o del pagamento per l’ulteriore traffico di influenze eseguito con la sua intermediazione» perché agevolasse a sua volta l’aggiudicazione di appalti in Calabria a favore dello stesso Musella oppure lo mettesse in contatto con altri politici o amministratori pubblici calabresi. (g.curcio@corrierecal.it)

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