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il ricordo

Il brigadiere Tripodi ucciso a San Luca 39 anni fa. Sul suo omicidio «ancora sete di verità»

Aveva solo 25 anni quando il 6 febbraio del 1985 fu ucciso in un agguato. In corso gli accertamenti della Dda reggina su alcuni reperti

Pubblicato il: 06/02/2024 – 15:12
di Mariateresa Ripolo
Il brigadiere Tripodi ucciso a San Luca 39 anni fa. Sul suo omicidio «ancora sete di verità»

SAN LUCA «La ferita di Carmine Tripodi è ancora aperta». Una ferita per la quale, come ha sottolineato il comandante provinciale di Reggio Calabria, generale di brigata Cesario Totaro, «c’è ancora sete di giustizia e di verità». Sono trascorsi trentanove anni dall’assassinio del brigadiere originario di Torre Orsaia, in provincia di Salerno, comandante della stazione di San Luca nel 1985. Tripodi stava operando nel territorio aspromontano per fare luce sui numerosi sequestri di persona che si consumavano in quegli anni nella Locride, quando morì a soli 25 anni a seguito di un agguato messo a segno da un commando che lo uccise mentre da San Luca stava rientrando a casa, su quella che oggi è conosciuta da tutti come “la curva del brigadiere”.

La commemorazione

Una morte che l’Arma ricorda ogni anno con una commemorazione che parte proprio da quella curva, dove oggi sorge un monumento dedicato a Tripodi, con la deposizione di una corona d’alloro. A seguire la funzione religiosa officiata dal vescovo di Locri monsignor Francesco Oliva, e infine un altro momento solenne con la deposizione di una corona presso la piazza che a San Luca è intitolata al brigadiere. Presenti diverse autorità militari e civili, tra loro il prefetto di Reggio Calabria Clara Vaccaro, il comandante provinciale dei carabinieri Totaro, il sindaco di San Luca Bruno Bartolo. Presente, come ogni anno, anche Luciana Careri, all’epoca fidanzata del sottufficiale. Alla cerimonia hanno preso parte anche studenti della scuola elementare di San Luca e degli istituti di Locri e Siderno. «Ricordare il brigadiere Tripodi e omaggiarlo ogni anno è doveroso, significa che San Luca ha voltato pagina», ha detto il sindaco Bartolo che ha aggiunto: «Stiamo cercando di ripartire dalla scuola. Se la scuola funziona, San Luca migliorerà».

I punti interrogativi e le indagini

Sulla morte del brigadiere ci sono ancora tanti punti interrogativi, domande alle quali la Procura di Reggio Calabria vuole dare delle risposte. I killer di Tripodi non sono mai stati individuati, ma di loro è rimasta una traccia che adesso potrebbe incastrarli. Prima di morire per mano del commando che gli sparò contro diversi colpi di arma da fuoco, il brigadiere Carmine Tripodi, seppur ferito, riuscì a esplodere cinque colpi con la pistola d’ordinanza, ferendo uno dei suoi killer. È su quelle tracce di sangue che la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria sta svolgendo accertamenti che potrebbero riaprire il caso sulla brutale esecuzione per mano della ‘ndrangheta. Oggetto dell’inchiesta coordinata dai pm Diego Capece Minutolo e Alessandro Moffa sono indumenti, sassi, toppe di asfalto, rinvenuti sulla scena del delitto e sulle quali ci sarebbero tracce ematiche riferibili ad uno degli aggressori del brigadiere. L’obiettivo è l’estrapolazione di un profilo genetico e quindi l’identificazione degli autori dell’omicidio. «Un caso su cui è necessario avere delle risposte – ha detto il comandante Totaro – per dare finalmente verità e giustizia alla storia del brigadiere Tripodi». (m.ripolo@corrierecal.it)

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