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Fibromialgia riconosciuta come malattia invalidante a livello nazionale, la soddisfazione di Alecci

Il consigliere dem oltre un anno fa aveva presentato una mozione poi approvata all’unanimità. «Abbiamo giocato d’anticipo»

Pubblicato il: 01/03/2024 – 15:13
Fibromialgia riconosciuta come malattia invalidante a livello nazionale, la soddisfazione di Alecci

«La notizia del riconoscimento da parte della Camera dei Deputati della fibromialgia come malattia invalidante mi ha reso molto felice. In seguito all’approvazione di ben 6 mozioni, il Parlamento ha impegnato, altresì, il Governo a inserire la fibromialgia all’interno dei Lea (livelli essenziali di assistenza) riconoscendo ai malati l’esenzione della partecipazione alla spesa per le prestazioni sanitarie»: così il consigliere regionale Ernesto Alecci (Pd) che si dice «molto soddisfatto perché già dai primi mesi del mio mandato di Consigliere regionale avevo evidenziato ai miei colleghi l’importanza e l’urgenza di attivarsi per il riconoscimento di questa malattia (insieme alla Vulvodinia e alla Neuropatia del Pudendo) tra le malattie croniche e invalidanti da inserire nei LEA».
Alecci ricorda che «nel gennaio del 2023, e quindi più di un anno fa, avevo anche presentato al riguardo una mozione in Consiglio regionale che aveva visto l’approvazione all’unanimità. Per una volta, in Calabria siamo stati, dunque, precursori di un’azione fondamentale per le migliaia di persone che soffrono di questa malattia, ancora pressoché oscura e difficile da diagnosticare, che si manifesta con dolori muscolari diffusi e che, nei casi più gravi, rende impossibile svolgere le normali attività quotidiane. Attualmente, molti calabresi affetti da questa patologia devono rivolgersi a strutture presenti in prevalenza nelle regioni del Nord Italia con conseguenti ritardi nella diagnosi e costi elevati per le terapie necessarie. Auspico che all’indomani del riconoscimento parlamentare di questa malattia si possa velocizzare e rendere più automatico lo scambio di buone-prassi con presidi ospedalieri specializzati in altre regioni, al fine di formare il nostro personale medico, riducendo il ritardo diagnostico e le spese necessarie alle trasferte», conclude.

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