Ho conosciuto Cecilia Eckelmann Battistello (1950 – 2024), presidente e amministratrice delegata del Gruppo Contship Italia, nel 2006 a Gioia Tauro nel corso del convegno ““Tavolo logistico”. In quella occasione l’imprenditrice vicentina si presentò al pubblico calabrese con una nota il cui incipit recitava: «Questo convegno mi consente di ricordare come il gruppo Contship, a partire dal 1984, gestisce terminal marittimi come Gioia Tauro, Livorno, La Spezia, Salerno, e società di logistica come Annibal. L’anno scorso il mercato Mediterraneo ha movimentato 9,1 milioni di teu di cui il 54 per cento è transitato nei porti dove opera Contship Italia, con Gioia Tauro che detiene la maggioranza di questo volume con il 34 per cento. Contship Italia è parte integrante di un sistema europeo, controllata da Eurokay ed Erogate. Alcun porti del Nord come Amburgo saranno pronti ad accogliere navi di 10 mila teu, con pescaggio di 18 metri. I nostri gruppi hanno movimentato l’anno scorso 10.750 teu, sicché siamo, in assoluto, il numero uno in Europa, impiegando 5.500 addetti di cui più di duemila in Italia e di questi mille a Gioia Tauro. Oggi Gioia Tauro è collegata con più di 60 porti, Medioriente, Tirreno, Adriatico, Egitto, Nord Africa». Nel marzo del 2019 il gruppo Contship Italia ha detto addio, dopo 24 anni, allo scalo calabrese e avviando una negoziazione per la cessione della sua quota – pari al 50 per cento – in CSM Italia-Gate, titolare di Mct, all’atro socio, il gruppo MSC (Mediterranean Shipping Company). Nello stesso periodo Maersk, il colosso danese numero uno al mondo nel trasporto container, lasciava il porto di Gioia Tauro, perdendo, in un solo colpo, circa il 25 % dei container movimentati. Nel marzo di quest’anno Cecilia Battistello è morta. Nell’aprile del 2019 la Contship è stata sostituita totalmente da MSC che è diventata unica titolare della concessione del terminal del porto di Gioia Tauro con l’obiettivo di andare oltre i 3 milioni di teus di traffico di container. Nello stesso mese attraccava a Gioia Tauro la MSC Mirjam, una delle più grandi navi del mondo; lunga 400m e con una capacità di 19224 teu. Il padrone della subentrante MSC è Gianluigi Aponte, un napoletano miliardario che vive a Ginevra. Il 5 dicembre 2019 Aponte visitò il terminal calabrese di Gioia Tauro annunciando che il suo obiettivo era – scrive oggi Stefano Cingolani su “IL FOGLIO” – «[…] farne il più importante scalo mercantile del Mediterraneo, mentre Genova dovrebbe aumentare sia nelle merci sia nei passeggeri per avvicinarsi al Pireo, ad Algeciras o a Marsiglia. La competizione s’è fatta più dura e i duri sono scesi in campo […]». L’amore di Aponte per Genova sembra un colpo di fulmine perché, nel frattempo, l’armatore ha acquistato “Il Secolo XIX” (il giornale storico della Liguria) per accompagnare l’ammodernamento del porto di Genova. Nel frattempo, Il presidente dell’Autorità di Sistema portuale dei mari Tirreno meridionale e Ionio, ammiraglio Andrea Agostinelli, durante un recente convegno a Roma, s’è dimostrato moderatamente ottimista affermando, fra l’altro: «Nonostante le direttiva Ets [che stabilisce che dal 2013 gli impianti di produzione di energia elettrica e gli impianti che svolgono attività di cattura, trasporto e stoccaggio del carbonio (CCS) devono approvvigionarsi all’asta di quote per l’intero del proprio fabbisogno (assegnazione a titolo oneroso) n.d.r.] ci pone in una posizione di difficoltà, in quanto potrebbe penalizzare i porti di trasbordo europei e favorire quelli della sponda del Nord Africa, siamo naturalmente predisposti ad avviare colloqui e cooperazioni con gli scali portuali africani perché tutto questo rientra pienamente nella nostra storia e nella nostra cultura mediterranea, sin dai tempi antecedenti all’Impero Romano. Del resto, il porto di Tangeri è, comunque, il nostro principale competitor, che, il nostro principale competitor, che offre lavoro a oltre 75mila persone, ma noi andiamo avanti, coi nostri 4mila lavoratori, impegnati a operare in una realtà che continua a crescere, nonostante le difficoltà ambientali, economiche, infrastrutturali e nonostante le crisi geopolitiche».
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