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Amministratori sotto tiro, Calabria e Cosenza le più colpite

Sono 51 i casi censiti sul territorio calabrese (+21% rispetto al 2022). Il report di Avviso Pubblico

Pubblicato il: 17/04/2024 – 11:10
Amministratori sotto tiro, Calabria e Cosenza le più colpite

Per la prima volta dal 2016, la Calabria è la regione italiana più colpita dagli atti intimidatori contro sindaci, assessori, consiglieri comunali e municipali, amministratori regionali, dipendenti della pubblica amministrazione, registrati da Avviso Pubblico nel suo report annuale sugli “Amministratori sotto tiro”. Sono 51 i casi censiti sul territorio calabrese (+21% rispetto al 2022), unica delle quattro regioni in cui sono nate le cosiddette mafie storiche che fa registrare un aumento dei casi. Seguono la Campania (39 casi, -20%), la Sicilia (35 casi, -30%) e la Puglia (32 casi, -33%): assieme raccolgono il 50% degli atti di intimidazione censiti l’anno passato su tutto il territorio nazionale. La Toscana (20 casi) è la regione più colpita dell’area centro-nord, stesso numero fatto registrare in Sardegna: per entrambe si registra un aumento superiore al 20% dei casi censiti rispetto al 2022. Chiudono le prime 10 posizioni Lombardia e Veneto (19 casi), Piemonte ed Emilia-Romagna (17). Dopo numerosi anni, Napoli (21 casi censiti) lascia il non invidiabile primato di provincia più colpita sul territorio nazionale a Cosenza, dove sono stati registrati ben 30 atti di intimidazione in 15 differenti aree comunali. Nella graduatoria provinciale seguono Palermo (12), Torino, Foggia e Reggio Calabria (9).
Ogni 28 ore un amministratore in Italia riceve una minaccia. Le vittime sono per lo più sindaci, assessori, consiglieri comunali e municipali, esponenti di regioni o dipendenti della pubblica amministrazione. Nel 2023 le intimidazioni sono state 315, dato che però fa segnare un calo del 3,5% rispetto al 2022 (326), ben lontano dal picco registrato nel 2018 (574), quindi con un totale sceso quasi della metà (-45%).

21% in Comuni sciolti per mafia

Il 21% dei 315 casi di minacce ad amministratori locali censiti da Avviso Pubblico nel report 2023 sono avvenuti in Comuni che in un passato più o meno recente sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose. Questi atti intimidatori hanno coinvolto ben 42 Comuni: 14 in Campania, 10 in Calabria, 10 in Sicilia, 5 in Puglia e 3 in altre regioni. Ad essere più colpiti sono i piccoli comuni: nel 55% dei casi si tratta di comuni con meno di 20mila abitanti, nel 19% dei casi di comuni tra i 20mila e i 50 mila abitanti e nel 26% dei casi di comuni con più di 50 mila abitanti.

 «Ogni amministratore lasciato solo è un bersaglio facile»

«Ogni anno la pubblicazione del report voluto da Avviso Pubblico misura lo stato di pericolo in cui si trovano gli Amministratori in Italia e dallo scorso anno anche in Europa. Oltre al dato quantitativo il report continua ad essere uno strumento necessario che sottolinea la presenza violenta delle mafie che condizionano le attività delle Amministrazioni pubbliche e le numerose altre forme di intimidazione che, anche dopo la pandemia, stanno segnando una nuova dimensione e percezione degli amministratori locali da parte dei cittadini. Dopo diversi anni, purtroppo, la Calabria torna ad essere la prima regione italiana per numero di atti intimidatori e presenta numeri di intimidazioni superiori rispetto all’anno precedente», dichiara il Coordinatore regionale di Avviso Pubblico, Giuseppe Politanò, Vicesindaco del Comune di Polistena. «Già lo scorso anno denunciavamo che il leggero calo di dati numerici non doveva rassicurare, infatti, il dato di quest’anno continua a generare preoccupazione e a testimoniare che l’attenzione deve rimanere alta per tutelare e salvaguardare l’impegno degli amministratori nella loro funzione pubblica di impegno sociale e politico per le comunità. Oggi le mafie intimidiscono e condizionano attraverso nuove e diverse forme di violenza. C’è un mondo di minacce e prepotenza che purtroppo genera paura e preoccupazione negli amministratori pubblici e nelle imprese impegnate nell’esecuzione di lavori pubblici, lo testimoniano le numerose inchieste della Direzione Distrettuale Antimafia», continua Politanò. «Tante volte ci siamo ritrovati, anche quest’anno, a dover denunciare il dramma della violenza nei confronti di amministratrici e amministratori locali, abbiamo espresso la nostra solidarietà a quanti in prima linea provano a lavorare per tenere le mafie lontane dagli interessi della collettività. Oggi, ancor di più, è importante che i dati riscontrati in Calabria nel 2023 siano un monito e diano la spinta di riscatto per attivare processi di partecipazione attiva delle comunità locali e di isolamento di tutte quelle persone ambigue e vicine ad ambienti criminali e mafiosi. Scegliere da che parte stare non sia più uno slogan, ma sia la responsabilità di scelte concrete che aiutano i territori ad emanciparsi e a saper distinguere. Il dato calabrese e nazionale ancora una volta parla chiaro: ogni amministratore lasciato solo nell’espletamento del proprio mandato diviene un “bersaglio facile” sia sul piano della violenza fisica sia della violenza psicologica. Per questo chiediamo un impegno nuovo e rinnovato anche dello Stato, soprattutto nel Mezzogiorno: non lasciare da soli i Sindaci significa sostenere le comunità investendo in servizi educativi e sociali per le fasce più deboli della popolazione, infrastrutture sociali, risorse per la rifunzionalizzazione dei beni confiscati, strumenti per le forze di polizia per il controllo del territorio. È necessario ridurre il divario e non praticare strumenti di nuove divisioni. Gli oltre 50 atti intimidatori in Calabria nel 2023 impongono a ciascuno una nuova responsabilità: sostenere chi è in prima linea e svolge la propria missione politica a testa alta e con la schiena dritta e contestualmente analizzare e approfondire per conoscere contesti e situazioni perché scegliere di stare dalla parte della legalità e della Costituzione deve essere una scelta radicale fatta di coerenza e costanza», conclude il nostro Coordinatore regionale.

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