Perché non possiamo non dirci antifascisti

Vedete, cari giovani, in Italia la parola RESISTENZA ha un significato particolare, originale e straordinario al contempo; essa fa richiamo all’ideale della giustizia sociale, perseguita attraverso la lotta clandestina all’oppressione fascista, che tante sofferenze costo’ anche a molti giovani come voi.
Quella lotta valse a coltivare le coscienze e ad insegnare che senza SACRIFICIO non può darsi vera libertà.
Sacrificio per il bene degli altri, sacrificio per l’avanzamento dei popoli, sacrificio per la giustizia e la pace.
In questo contesto un’intera popolo non fu soltanto liberato quanto si liberò, imponendo coerenza tra pensiero ed azione.
Ora, penso che non si debba confondere l’idea di patria con quella di giustizia!
Sempre più spesso vedo esaltare il sentimento patriottico alla medesima stregua di quell’ideale che fu la lotta sociale: ecco, oggi celebriamo l’Italia libera dalla schiavitù fascista, il nostro essere radicalmente antifascisti perché profondamente democratici, inviolabilmente liberi.
Liberazione dal sopruso e dalla negazione dei diritti, cose che molti di noi non abbiamo conosciuto ma, non per questo, possiamo ignorare.
La Resistenza – scriveva Piero Calamandrei – deve essere molto di più che “un’ideologia di partito, qualcosa di più profondo, di più universale, di più penetrante nei cuori: come una sintesi, come una premessa, come una volontà di comprensione umana”.
Viviamola così questa nostra giornata, come un’eredità di quella insurrezione delle coscienze, che sola può condurre al progresso della comunità civile.