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“giochiamo d’anticipo”

Rossi Merighi: «All’Università di Reggio anche i cimeli azzurri dei calabresi campioni del Mondo e d’Europa»

Le parole del curatore della mostra che inaugurerà l’evento organizzato da Corriere e Università Mediterranea. «Il calcio può aiutare a portare avanti un’esistenza sana»

Pubblicato il: 23/05/2024 – 10:04
di Francesco Veltri
Rossi Merighi: «All’Università di Reggio anche i cimeli azzurri dei calabresi campioni del Mondo e d’Europa»

Circa due anni fa Aldo Rossi Merighi è riuscito nell’impresa di riportare in Italia il mitico “Federale 102”, il pallone ufficiale con cui l’Italia di Vittorio Pozzo vinse il Mondiale del 1934. Quel pallone oggi è uno degli oltre 500 preziosi cimeli che fanno parte della mostra “Un Secolo d’Azzurro”, la più grande rassegna storica ed antologica sulla Nazionale italiana di calcio che il 24 maggio inaugurerà la rassegna di incontri e mostre organizzata dal Corriere della Calabria “Giochiamo d’anticipo” in sinergia con l’Università Mediterranea di Reggio Calabria. Un evento che si terrà proprio nell’ateneo reggino fino al 29 maggio e che attraverso lo sport mira a promuovere una corretta cultura della salute e della prevenzione grazie al contributo di istituzioni, medici, docenti, sportivi e pazienti.
Merighi, che abbiamo sentito alla vigilia della kermesse reggina, oltre ad essere il curatore della mostra di oltre 500 cimeli che appartengono alla storia della Nazionale dal 1870 al 2022, è il presidente dell’associazione S.Anna per lo Sport (accreditata alla Camera dei Deputati come Rappresentante di Interessi per lo Sport e il Terzo Settore). All’inaugurazione, insieme a lui e al promotore Mauro Grimaldi (leggi qui l’intervista), sarà presente il campione del mondo nel 2006 Simone Perrotta, calabrese e bandiera della Roma. La ricca esposizione prevede cinque sezioni storiche, che vanno dal 1880 al 1990 per arrivate fino ai giorni nostri. Il tutto condito da una narrazione coinvolgente, scandita da palloni, scarpini, maglie, giornali, documenti, giochi di ogni epoca e tantissime curiosità che, di certo, appassioneranno giovani e meno giovani.

Merighi, come nasce questo progetto?
«L’idea nasce a Roma nel 2017 con il Museo del Calcio nel quale raccontavamo la storia del calcio non solo italiana, dal suo inizio, quindi dal pallone con il quale nel 1872 si giocò la prima partita internazionale, passando dal gioco del football giunto in Italia dopo la fine dell’Unità d’Italia, fino ad arrivare ai giorni nostri. In quell’occasione abbiamo incontrato Mauro Grimaldi che lavorava già da 30 anni in Federcalcio e che aveva accumulato vari cimeli storici della Nazionale italiana. Da lì in poi abbiamo deciso di creare questo progetto comune».

Una mostra sul calcio italiano che narra 150 anni di storia, di costumi, cultura e politica. 
«A nostro avviso la storia del calcio è fatta dalla carta e dall’inchiostro. Da quando si chiamava football al calcio 2.0, noi, grazie all’ausilio dei giornali e delle riviste raccolte dal 1910 al 2024, raccontiamo anche il linguaggio con cui è stato narrato e si narra oggi questo sport così popolare. Il racconto parte dalla ricostruzione della maglia d’esordio della Nazionale del 1910 per poi proseguire con la prima maglia azzurra con lo stemma sabaudo del 1911 a fianco del quale, nel ventennio fascista, venne aggiunto il fascio littorio. Senza dimenticare gli scarpini e i palloni, da quelli costruiti nel XIX secolo in Inghilterra fino ai più recenti. Chi assisterà alla mostra potrà rendersi conto da vicino di quanto i cambiamenti tecnologici dei materiali, del design e del logo abbiano inciso profondamente nella storia di questo sport».

È vero che i cimeli che verranno esposti potranno essere toccati dai visitatori?
«È verissimo. La nostra è l’unica mostra che dà la possibilità di toccare le magliette e i palloni, in questo modo diamo l’opportunità ai visitatori di capire le differenze di materiali utilizzati dalla nostra Nazionale nel corso della sua storia. Dai primi palloni ai più moderni realizzati con la plastica resistente all’acqua. Vogliamo far comprendere come alla fine il calcio sia riuscito a inglobare tutti gli aspetti e i cambiamenti della società».

C’è un oggetto a cui è particolarmente affezionato?
«Sicuramente il pallone “Federale 102”, voluto da Benito Mussolini come esempio di propaganda fascista. Siamo riusciti a riportarlo in maniera del tutto inaspettata e sorprendente in Italia, devo ammettere con non poche difficoltà e dopo un lunghissimo lavoro di ricerca. Si tratta del primo modello di pallone realizzato nel nostro Paese e utilizzato solo in poche partite nel Mondiale del 1934, compresa la finale disputata e vinta dall’Italia contro la Cecoslovacchia. In quel torneo si giocò soprattutto con il più noto pallone inglese “Zig Zag”. Si tratta di un oggetto rarissimo, ne furono realizzati davvero pochi. Neanche l’autorevole Museo della Fifa che racconta la storia dei Mondiali di calcio dal 1930 in poi, può vantare una descrizione di questo pallone come invece fa il nostro museo».

Il “Federale 102”

Lei si occupa da sempre anche di solidarietà e iniziative di utilità sociale. L’evento del Corriere della Calabria punta a sensibilizzare giovani e non a una corretta cultura della salute proprio attraverso lo sport.
«Questa mostra penso possa aiutare molto a prendere coscienza di quanto la pratica sportiva, e in questo caso specifico il calcio, possa aiutare a portare avanti un’esistenza sana. Il calciatore moderno, come quello del passato, può indubbiamente rivelarsi un esempio positivo da seguire soprattutto per le nuove generazioni che se una volta leggevano i giornali, oggi per seguire, ammirare e nei migliori casi imitare i propri beniamini, visitano i social». 

A Reggio Calabria non mancheranno gli oggetti appartenenti ai calciatori calabresi che hanno fatto e fanno parte della Nazionale italiana. 
«Sì, porteremo il completo di Simone Perrotta del Mondiale 2006 e dell’Europeo 2008 insieme al pallone e ai suoi scarpini di quella competizione, e poi ancora la divisa di Gennaro Gattuso dell’Europeo 2008, la maglia di Giuseppe Pancaro e la maglia azzurra di Domenico Berardi con cui ha affrontato il Galles all’Europeo vittorioso del 2020. Questo è un museo itinerante e cerchiamo di valorizzare soprattutto i campioni che hanno fatto la storia di un determinato territorio. In questo caso abbiamo tre campioni del mondo e un campione europeo calabresi, direi che non è poco». (f.veltri@corrierecal.it)

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