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Il presidente dell’AdeT Francesco Tursi: «A Catanzaro la pneumologia è una realtà bella e consolidata»

All’Università Magna Graecia un corso promosso dall’Accademia sulle nuove potenzialità dell’ecografia toracica

Pubblicato il: 11/06/2024 – 14:13
Il presidente dell’AdeT Francesco Tursi: «A Catanzaro la pneumologia è una realtà bella e consolidata»

Il tema è divenuto centrale soprattutto dopo la drammatica esperienza del Covid e d’altro canto il fiato e gli organi che lo consentono sono a tutti gli effetti uno degli aspetti costitutivi, essenziali e di immediata percezione della nostra stessa vita. L’espressione “mi manca l’aria” è forse una delle più forti ed efficaci per indicare uno stato di sofferenza intensa. Un concetto espresso biblicamente, per chi crede, nella Genesi quando la vita stessa è data attraverso un alito. Ad occuparsi di questi temi, del respiro e di tutto ciò che lo consente è una particolare categoria di ricercatori, medici e professionisti il cui lavoro, forse, è stato per troppo tempo sottovalutato o non completamente compreso. E’ stato, appunto, ma dopo il Covid tutto è cambiato.

Il corso promosso dall’AdeT

Presso l’Università degli studi Magna Graecia due giorni di studio hanno posto al centro delle riflessioni proprio questi temi, a promuovere il corso è stata l’ AdeT, l’Accademia di Ecografia Toracica, di Catanzaro anche sulla base dell’apprezzatissimo lavoro svolto in ambito pneumologico dall’equipe guidata dal professore Girolamo Pelaia, di cui abbiamo parlato qui. Il corso ha consentito di evidenziare le enormi potenzialità dell’ecografia toracica rese possibili dalle sempre più numerose e ampie applicazioni degli ultrasuoni nella pratica clinica pneumologica. Presente a Catanzaro anche il presidente dell’AdeT, Francesco Tursi, pneumologo che ha legato la sua esperienza di vita e professionale ad uno dei momenti più tragici sotto il profilo sanitario in Italia. Responsabile di Pneumologia dell’ospedale di Codogno, a febbraio 2020 Tursi è stato uno dei primi professionisti ad aver seguito i pazienti del reparto Covid dell’ospedale dove è stato “scoperto” il paziente 1. Qualche giorno dopo, si è ammalato anche lui con una polmonite interstiziale bilaterale.

L’impegno dell’AdeT

A Francesco Tursi abbiamo chiesto il senso ed il significato dell’impegno dell’AdeT: «L’accademia è nazionale ed ha come finalità principale di modificare il modo di fare la visita ai pazienti, l’idea è quella di integrare l’ecografia clinica del corpo nella visita iniziale del paziente, in modo da riuscire in una volta sola a visitare il paziente sia col fonendoscopio sia con l’ecografo. Ciò consente di avere più informazioni possibili riuscendo a dare al paziente una risposta più tempestiva. Questo consente di ridurre tempi di arrivo alla diagnosi ed in altri casi si arriva vicinissimi anche alla terapia Le faccio solo un esempio, se noi abbiamo un paziente che ha una pleurite, con l’approccio tradizionale non sappiamo quanto liquido c’è e cosa fare con quel liquido. Se noi, nella prima visita, interveniamo con l’ecografo riusciamo a capire anche il tipo di liquido e possiamo eliminarlo in completa sicurezza».

L’importanza del nuovo approccio

Tursi spiega come questo nuovo approccio sia essenziale per implementare e velocizzare le possibilità di cura:«E’ cambiato completamente il ruolo dello pneumologo, prima per avere un qualsiasi esame c’era bisogno di ricorrere alla radiologia tradizionale e quindi in differita, usando l’ecografo il paziente viene visto in real time, nel momento in cui vede il paziente per la prima volta il medico riesce a dargli una risposta e proporgli un percorso di cura. Si tratta – aggiunge Tursi – di un’implementazione della pratica clinica pneumologica. L’ecografia esisteva in tutti gli altri settori, però nel polmone non veniva fatta perché i nostri vecchi radiologi ci dicevano che il polmone non poteva essere insonato, perché l’aria non ritrasmetteva l’ultrasuono. Oggi invece procediamo in tal senso con riscontri più che evidenti». Al netto del percorso di ricerca, studio ed approfondimento portato avanti nel corso degli ultimi anni la metodologia era di fatto limitata dal fatto, spiega ancora Tursi, che l’accesso agli ecografi, che erano pochi per ogni ospedale, era limitato.

«A Catanzaro realtà consolidata»

L’avvento del Covid ha cambiato tutto « abbiamo visto – aggiunge Tursi – che la diagnosi ecografica delle polmoniti interstiziali si faceva benissimo e grazie al Covid tutti gli ospedali sono stati riempiti di ecografi, anche portatili e dai costi accessibili». L’emergenza coronavirus, dunque, ha modificato nell’ambito del sistema sanitario molti aspetti «prima del Covid – prosegue Tursi – quando provavi a spiegare il lavoro dello pneumologo a volte non lo capivano, altre volte facevano allusioni ad altri tipi di professioni meccaniche. Il covid ha fatto capire l’importanza del respiro che è il motore energetico del nostro corpo, c’è una consapevolezza più diffusa sulle nostre patologie, prima eravamo una specializzazione un po’ povera, diciamo, nel senso che veniva anche poco considerata» Sull’incontro organizzato dall’AdeT a Catanzaro Tursi evidenzia il livello della pneumologia nella città capoluogo di regione: «Devo dire che noi come accademici ci siamo trovati benissimo, abbiamo trovato un contesto di professionisti incredibili, assolutamente pronti a discutere di queste metodi che anzi hanno ci hanno dato dei feedback importanti, anche in ordine a possibili sviluppi di ricerca per la stessa metodica. Devo dire che a Catanzaro – aggiunge ancora Tursi – la pneumologia è una realtà bella, consolidata, con un professore che è uno dei migliori al mondo per lo studio di alcune patologie, quindi non si può dire che la pneumologia calabrese, perlomeno quella di Catanzaro, sia in sofferenza anzi raggiunge un apice molto importante. Io sono calabrese e sono stato felicissimo di essere stato presente confrontandomi con colleghi di assoluto livello». (redazione@corrierecal.it)

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