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‘Ndrangheta, le maxi estorsioni “spartite” tra i clan della Presila catanzarese. «Gli abbiamo chiesto 100mila euro»

Il sistema criminale raccontato dal collaboratore di giustizia Mario Gigliotti. I soldi divisi ai detenuti e il candidato regionale in cerca di voti

Pubblicato il: 10/07/2024 – 21:21
‘Ndrangheta, le maxi estorsioni “spartite” tra i clan della Presila catanzarese. «Gli abbiamo chiesto 100mila euro»

CATANZARO Un sistema di estorsioni da centinaia di migliaia di euro da spartire tra i vari affiliati e con soldi destinati al “mantenimento” dei detenuti. Mario Gigliotti, collaboratore di giustizia e coinvolto nell’inchiesta Karpanthos contro le ‘ndrine della Pre Sila catanzarese, racconta un consolidato piano di estorsioni alle ditte tra i comuni di Petronà, Cerva e i comuni montani di Catanzaro che fruttava alle cosche un vero e proprio “fondo cassa” annuale. Insieme a Gigliotti, a parlare dei movimenti delle ‘ndrine tra le società è Vincenzo Antonio Iervasi, che ha svelato anche gli intrighi politici e la ricerca illecita di voti a Cerva, precisando di come lui non partecipasse alle estorsioni del suo paese, ma che recuperava i soldi da quelli distribuiti dallo stesso Gigliotti.

La maxi estorsione nel settore delle pale eoliche

È il settore delle pale eoliche quello che avrebbe garantito, secondo le parole del collaboratore, più entrate “coercitive”. «Abbiamo fatto la riunione si è deciso che dovevamo andare a parlare con questa ditta» racconta Gigliotti, che quantifica anche la richiesta imposta al titolare:  «Gli abbiamo chiesto 100.000 euro. Lui ha detto che avrebbe riferito alla ditta e di tornare il fine settimana». Una quota fin troppo alta per l’azienda, che avrebbe a sua volta richiesto una diminuzione dell’estorsione a “soli” 70 mila euro. Il pagamento, avvenuto a rate, si sarebbe però fermato a 50 mila perché «poi non ha dato più altro dicendo che non ce la faceva più». Una somma comunque alta che sarebbe stata divisa a metà da Mario Ferrazzo (indagato): «Ha detto di aver dato il 50% ai carcerati, il 50% se li è tenuti lui per dividerli tra tutta la montagna, a noi a Petronà ha dato 4000 euro, 2000 ai Carpino e 2000 ai Bubbi».

Le estorsioni “minori” e i soldi dal candidato

Un sistema che si sarebbe avvalso anche di estorsioni “minori” ma sparse in ogni settore e in più comuni. Sempre ad Andali Gigliotti si sarebbe occupato in prima persona ad estorcere denaro a una ditta, impegnata in lavori alla Procura e alle scuole: «Sono andato io e ci siamo messi d’accordo per 5.000 euro». Particolare l’episodio che il pentito racconta su un’estorsione a Petronà, dove un altro soggetto (non indagato) avrebbe richiesto soldi a un imprenditore. Un tentativo “fermato” dallo stesso Gigliotti. «Mi ha chiesto come mai mi fossi messo in mezzo, io gli ho detto perché era una persona di Petronà con cui giocavo a carte». Ma le estorsioni non rappresentavano le uniche entrate nelle tasche di Gigliotti, che parla di un candidato alle regionali che «mi ha pagato 2500 euro per prendere i voti tra Cropani, Petronà e Botricello e mi ha pagato pure la cena». E ancora: «Mi ha chiesto di raccogliere i voti e mi ha detto non ti preoccupare che ti faccio un bel regalo». (Ma.Ru.)

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