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il processo “reset”

Parla Luca Pellicori, il contabile del clan Perna. «Vendevamo droga a Mario Piromallo»

Il pentito parla di estorsioni e fatti di sangue. «Eravamo un gruppo autonomo, «le affiliazioni non le abbiamo fatte perché sono delle recite»

Pubblicato il: 25/07/2024 – 18:56
di Fabio Benincasa
Parla Luca Pellicori, il contabile del clan Perna. «Vendevamo droga a Mario Piromallo»

LAMEZIA TERME La droga (non l’eroina) qualche estorsione e nessuna dedizione alla “Santa”. Luca Pellicori, (rappresentato dall’avvocato Antonio Di Micco), collabora con la giustizia dal 14 aprile 2017. Prima di pentirsi era affiliato al clan Perna di Cosenza, guidato da Marco Perna figlio dello storico patriarca Franchino. «Mi occupavo della contabilità e fino al 2014 ho custodito le armi e la droga del gruppo», esordisce in videocollegamento con l’aula bunker di Lamezia Terme dove si celebra il processo scaturito dall’inchiesta “Reset”. Poi precisa il core business del clan «ci occupavamo di droga (non eroina) ed estorsioni, queste ultime gestite da Alfonsino Falbo che poi si è allontanato» e «non partecipavamo a queste recite delle affiliazioni». In una delle operazioni concluse dalle forze dell’ordine, Pellicori sarà arrestato per una estorsione aggravata e trovato in possesso «di un libro contabile con annotati i debiti e crediti della vendita dello stupefacente, oltre ad un revolver e mezzo chilo di cocaina».

Gli altri gruppi

Dopo un periodo trascorso in carcere, Pellicori lascia l’istituto penitenziario e nel 2017 «ho trovato attivo il gruppo di Gianfranco Sganga e il gruppo Di Puppo a Rende: ho avuto rapporti di favori con Umberto Di Puppo per il recupero di crediti di droga». Del gruppo di Patitucci, invece, «facevano parte Roberto Porcaro e Mario Piromallo, al quale ho venduto alcuni carichi di droga» e poi c’erano i “Banana”. «C’è stato un periodo in cui i due clan si sono associati, era il 2006 appena uscito Patitucci dal carcere». Sui ruoli riferisce: «Roberto Porcaro era un factotum mentre Rosanna Garofalo – la moglie di Patitucci – teneva la contabilità, passava tutto da lei». Il pentito cita un episodio. «Ho saputo che un mio parente si era preso della droga da Roberto Porcaro. Dal carcere avevo fatto arrivare un messaggio a Porcaro per chiedergli di non dargli nulla perché stava facendo danni». Il parente del pentito, invece, sarà fermato a bordo di un’auto di lusso e arrestato perché trovato in possesso di cocaina e fumo. Appena fuori dal carcere, «ho avuto un incontro con Porcaro e gli ho chiesto il perché avesse dato droga al mio parente e poi perché lo avesse contattato per chiedergli i soldi per la droga persa». L’ex delfino di Patitucci risponderà dicendo che era solo un emissario e alla fine sarà Pellicori a saldare «il debito da 30.000 euro, Rosanna Garofalo mi è stato detto che voleva i soldi». Ci sarà un secondo episodio che vedrà incrociare i destini di Pellicori e Porcaro. E’ lo stesso pentito a raccontare i dettagli. «Alberto Turboli lavorava per noi, doveva darci tanti soldi e l’abbiamo mandato a chiamare. Quando è venuto ha ammesso che lavorava per Roberto Porcaro, lo stava aiutando a vendere del fumo, e la cosa non è andata giù a Marco Perna». «Porcaro – chiosa – voleva fare un agguato a me e Marco Perna, ma l’ha fermato Di Puppo».

Il traffico di droga

Il pm della Dda di Catanzaro chiede al collaboratore di giustizia di ricordare i particolari dell’organizzazione del traffico di droga nel territorio cosentino. «Noi gestivamo la cocaina, l’erba e il fumo mentre gli “Zingari” erano forti con l’eroina e si rifornivano da Cassano allo Jonio, mentre gli “Italiani” la prendevano da noi nell’ultimo periodo». Il clan Perna si riforniva «dai gruppi Cacciola e Bellocco di Rosarno e dagli albanesi».

I fatti di sangue

I flashback del collaboratore di giustizia proseguono e la mente torna ad una sparatoria tra due giovani consumata in un locale di proprietà del cognato di Marco Perna. «Denny Romano frequentava la villetta di via Roma ed era vicino agli “Zingari”. Ha avuto una disputa con Riccardo Gaglianese per una ragazza, in passato sua fidanzata». I due erano amici, «ma quando gli ha sottratto la ragazza l’ha presa male e poi ha tentato di spararlo durante una festa in un locale a Serra Spiga, ma ha colpito un altro soggetto». Dopo questo episodio, gli “Zingari” andranno a casa di Romano a Rende «e lo massacreranno di botte».
C’è un altro fatto di sangue che il pentito ricorda, il ferimento di Pierino Meduri. «Girava voce che facesse “sottobanco” di eroina, la droga non era degli “Zingari”. Si è venuto a sapere che era di Meduri e che l’aveva presa a Reggio Calabria». Rifornirsi di sostanze stupefacenti da persone fuori dal “Sistema” non era consentito e chi commetteva lo “sgarro” veniva picchiato o gambizzato.
Luca Pellicori, invece, ha tentato di colpire (senza riuscirci) Leonardo Bevilacqua.

“L’affare” delle case popolari

Non solo droga ed estorsioni. L’attenzione era alta anche sull’assegnazione e la gestione delle case popolari. Pellicori cita Oscar Fuoco, «era un amico e si prestava con l’assegnazione delle case popolari al palazzo giallo di Serra Spiga per fare entrare in graduatoria le persone». Il figlio di Oscar Fuoco, invece, «si occupava di fare lavori nelle case popolari, mandava le squadre di muratori e ne ho usufruito anche io per far sistemare la casa di mia madre».

Gli screzi con Rango

«Fumantino». E’ l’aggettivo più utilizzato da molti collaboratori di giustizia per descrivere il carattere di Maurizio Rango. Anche Luca Pellicori, non fa eccezione e racconta di alcune frizioni. «Ci siamo sparati a vicenda ma per fortuna non ci sono scappati i morti». Quest’ultimo avrebbe avanzato delle pretese economiche nei confronti del gruppo Presta. «Eravamo un gruppo autonomo – dice Pellicori – una volta si presentarono Maurizio Rango ed Ettore Sottile chiedendoci 80mila euro. Gli rispondemmo di no».
Il pm non ha ulteriori domande da porre, si conclude l’esame del collaboratore di giustizia. Il Collegio giudicante rinvia il controesame alla prima udienza dopo la pausa estiva: fissata il prossimo 12 settembre 2024.
(f.benincasa@corrierecal.it)

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