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Rende, il campo largo c’è ma Talarico guarda anche al civismo: appello ai moderati e «a chi non vota come me»

Nel primo incontro di AttivaRende arriva la notizia della proroga dei commissari. Principe: «È un modo per non farci votare più». Ma Irto lo “candida”

Pubblicato il: 27/09/2024 – 20:28
di Eugenio Furia
Rende, il campo largo c’è ma Talarico guarda anche al civismo: appello ai moderati e «a chi non vota come me»

RENDE «Il dolo è nella legge omnibus e c’è un caso Calabria»: il professore Guerino D’Ignazio spoglia il dibattito delle sovrastrutture politiche e partitiche e fa riflettere la platea della due giorni di AttivaRende su un paradosso: «La frammentazione della Calabria non si riduce accorpando tre comuni di grandi dimensioni… Ci sono paesi con 300 abitanti, si dovrebbe pensare a quelli».
Spunto che arricchisce il lungo confronto avviato da Mimmo Talarico, che in apertura specifica che il centro destra è stato invitato ma ha declinato. Poi entra subito nel vivo: «Se Manna si fosse dimesso quando glielo chiedevamo noi non avrebbe lasciato Rende in questo limbo e in questo momento delicato in cui si parla di incorporamento, perché di questo si tratta, dopo che un consigliere regionale ha scritto due righe sotto dettatura senza neanche una delibera di un consiglio comunale. Una semplificazione tra sì e no decisa nel chiuso di una stanza. In attesa di un referendum bisogna però occuparsi di questa sospensione democratica che sta vivendo Rende, il commissariamento è una dolorosa necessità ma quel processo di garanzia si è consumato. Rende non è San Luca o Corleone, è una anomalia positiva con una storia civile e amministrativa di alto livello che nessuno può disconoscere. A Rende c’è stato un problema politico prima che giudiziario, la civitas e la comunità vanno aiutate a ritrovarsi». Poi l’appello alle “forze moderate” o a chi “vota diversamente da me”: uniamo le forze per riprendere un cammino e torniamo a parlare come stiamo facendo qui stasera, questo il senso delle parole di Talarico.
Per Anna Laura Orrico – che dà in diretta la notizia della proroga dei commissari per altri sei mesi – bisogna tornare subito al voto, ma deve correggersi in tempo reale: «Va be’, allora se ne parla a primavera…» sorride la deputata 5 Stelle. Il consigliere regionale Antonio Lo Schiavo (gruppo misto) rivendica di essere stato l’unico a votare contro la fusione, «è una legge che crea un precedente pericoloso nel metodo: un atto di forza dalla forte connotazione politica di parte, che non nasce dal basso e dai consigli comunali. Comunità demografiche più forti potranno annettere quelle più deboli». Fernando Pignataro, segretario regionale di Sinistra Italiana, pensa che dopo la proroga «finalmente i rendesi potranno tornare ad esprimersi, Manna rappresenta il vecchio».
A Sandro Principe (il suo intervento è il più applaudito) la proroga dei commissari suona come «un modo per non far votare più i cittadini di Rende, il compagno Pignataro gioisce ma io la penso diversamente, così come sulla proroga: non era per nulla scontata. Il disegno è chiaro: le maggioranze di centrodestra decideranno quali Comuni cancellare grazie a leggi autoritarie e fascistoide come quella calabrese. All’amico Irto chiedo di chiarire il comportamento del Pd in consiglio regionale: l’emendamento annunciato non avrà alcun valore». Sul referendum ribadisce che «il pesce grande ovvero Cosenza col suo Sì mangerà gli altri due Comuni e il processo a Rende sarà guidato dai commissari e non da un sindaco, i rendesi e i castroliberesi salderanno i debiti di Cosenza grazie a una legge truffa che legittimerà una annessione per incorporazione»; concetti in parte esposti dall’ex sindaco al Corriere della Calabria, oltre alla disponibilità a ricandidarsi alla carica di primo cittadino.
Nelle conclusioni, Nicola Irto invita tutti a pensare a cosa accadrà dopo i 24 mesi di commissariamento: «Io ho studiato l’urbanistica di Rende sui libri universitari, torniamo a quel primato. Il centro-sinistra deve assumersi la responsabilità e l’impegno di dire che a primavera si dovrà tornare al voto, per legge non si può andare oltre i due anni. Iniziamo a costruire una alternativa che parta da Rende e arrivi al governo nazionale, che ha completamente dimenticato il Sud». Sulla città unica ricorda che da presidente del Consiglio regionale seguì le fusioni di Casali del Manco e Corigliano-Rossano: «Io sono per le fusioni ma non come quella di Cosenza, Rende e Castrolibero le cui colpe sono del centrodestra: il Pd sta cercando di correggere questa proposta di legge che è un atto ingiusto di un governo regionale che non esiste, c’è un presidente teatrante che ogni giorno comunica di voler comunicare qualcosa e scarica le colpe sugli altri come accaduto sulla depurazione e sui veleni di Crotone, fa marcia indietro sull’autonomia differenziata ma non impugna il provvedimento come pure potrebbe fare, e sulla sanità in questi quasi tre anni da commissario non ha risolto nulla ma continua a dire che va tutto bene», conclude il segretario regionale del Pd. Prima di un ultimo appello: «Le grandi personalità di Rende scendano in campo». Naturale che la platea abbia capito il riferimento.

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