CATANZARO Il Coordinamento delle Camere Penali Calabresi, con documento del 27 giugno 2024, proclamava lo stato di agitazione per i guasti, le distorsioni e lo stato di sofferenza della giustizia penale alle nostre latitudini.
In primo luogo, denunciava la cronica carenza di organico in alcuni Tribunali e la conseguente difficoltà di assicurare una soddisfacente e tempestiva riposta alla domanda di giustizia. Nel Tribunale Distrettuale di Catanzaro, ad esempio, la situazione è drammatica per varie ragioni: la pianta organica è, già sulla carta, sottodimensionata, il numero effettivo dei Giudici non è (quasi) mai a regime e, sebbene da tempo si chieda con enormi sforzi l’attivazione di una VI sezione promiscua, necessaria per rispondere alle reali esigenze del Distretto, si assiste impotenti alla cronicizzazione della crisi (dunque si lavora con pochi Gip, un Riesame “ingolfato”, e un Ufficio Dibattimento costretto a rinvii dei processi con rito monocratico al 2026). Non diversa è la situazione di Cosenza, di Vibo Valentia e degli altri Tribunali.
Tale stato di sofferenza, però, non è dovuto soltanto alla carenza di organico nelle fila della Magistratura giudicante, ma anche al sovraccarico derivante dal “modo” di regolare i processi per reati di criminalità organizzata. A tal riguardo, le Camere penali calabresi ribadiscono con chiarezza la loro posizione. Se da un lato, infatti, riconoscono la necessità del contrasto al crimine organizzato, dall’altro, ritengono parimenti necessario il bilanciamento di detta esigenza di difesa sociale con la tutela dei diritti e delle libertà individuali. Ecco perché denunziano:
Poiché gli straordinari obiettivi di efficienza secondo logiche di economie di scala si realizzano al prezzo dello svuotamento del contraddittorio e disattenta applicazione delle regole del processo, se non in modo apparente, di pura finzione. Con i diritti degli accusati, quelli garantiti dalla legge processuale ispirata alla carta costituzionale, inevitabilmente trascurati. E gli impraticabili calendari che ulteriormente riducono la rappresentanza della difesa al di sotto della soglia minima necessaria per l’adempimento del dovere.
Il Coordinamento, nel documento, invocava l’interessamento, il coinvolgimento, l’intervento della Politica e delle Autorità Giudiziarie sulle problematiche sollevate con l’auspicio che l’agenda emergenziale, dettata da croniche carenze di organico e aggravata dalla celebrazione del processo di massa, nell’ordinario ricorso alla pratica del gigantismo processuale, possa declinare in direzione di una risposta di giustizia che abbia al centro il tema della verifica della responsabilità individuale piuttosto che un processo calibrato sul contrasto ai fenomeni di criminalità organizzata.
Vano e negletto, tuttavia, è risultato l’appello rivolto (con la eccezione del Presidente del Tribunale di Castrovillari che ha instaurato un confronto efficace con i penalisti del foro sulle problematiche locali introdotte).
Insiste, l’avvocatura penalista calabrese, a stigmatizzare lo stato di abbandono dei nostri Tribunali e l’abuso al ricorso ai processi di massa, rivendicando:
Conseguentemente e coerentemente, il Coordinamento delle Camere Penali calabresi, facendo seguito alla proclamazione dello stato di agitazione,
con una sequenza di iniziative che assicurino il contributo delle camere territoriali all’azione unitaria dei Penalisti Calabresi
DELIBERA
Seguiranno “a staffetta” fino al 23 novembre le astensioni delle altre Camere dei Distretti Calabresi secondo le modalità che ciascuna di esse riterrà di stabilire.
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