Sono calabresi, lo ricordano, lo scrivono nella loro storia, lo sottolineano subito nella carta delle ordinazioni lasciata sui tavolini di piazza San Domenico, nel cuore di Napoli. Dici Scaturchio e pensi a sfogliatelle, ricce e frolle, babà e ministeriali e pensi alla tradizione di Napoli famosa in tutto il mondo. Pochi sanno che la tradizione pasticceria parte dalla Calabria, da Dasà, in provincia di Vibo Valentia. Negli ultimi decenni dell’Ottocento a Dasà, un borgo calabrese alle spalle di Vibo Valentia, c’era una piccola pasticceria a conduzione familiare, che produceva soprattutto in occasione di feste e matrimoni.
Pasquale è il secondo di nove figli e ha imparato l’arte della pasticceria dalla sorella Rosa. A Pasquale quel paese sta stretto, prende la valigia e impiega tre giorni per raggiungere Napoli dove ha deciso che farà fortuna. Lo seguono prima il fratello Francesco e via via tutti gli altri.
Nel 1903 Pasquale apre una pasticceria in via Portamedina 24, oggi ancora gestita dai suoi eredi, mentre Francesco si intesta in via Toledo 401 una pasticceria e fabbrica di cioccolato.
Raccontano loro. Gli Scaturchio, in realtà, portavano dalla Calabria la tradizione della lavorazione della pasta di mandorla. La grande guerra, interruppe molte speranze e Giovanni, il più giovane degli Scaturchio, partì per il fronte. Uscirà indenne dal conflitto e porterà a Napoli una moglie austriaca e sei figli tra cui Ivanka che sposerà un altro calabrese. Con la sua nuova famiglia aprirà la Pasticceria di Piazza San Domenico Maggiore. Ai dolci della tradizione napoletana, si aggiungeranno gli Strudel, le Sacher ma anche i “susamielli”, tipici dolci calabresi che sbarcano a Napolie e diventeranno una irrinunciabile tradizione natalizia. Giovanni perfezionerà la Brioche del Danubio, nella versione salata e dolce. Sempre negli anni ‘30, arriva a Napoli dalla Calabria Francesco Cannatiello, cugino di Ivanka, anche lui pasticciere. Tra i due nasce un amore che sfocia in un matrimonio, che dovrà essere autorizzato con dispensa papale perché sono cugini.
Dopo la guerra, Francesco, Ivanka e suo fratello Mario, prendono in mano le redini dell’impresa di famiglia. Francesco si rivela gran decoratore di torte; ancora oggi questo è un segno distintivo della ditta Scaturchio. Mentre Francesco cura il laboratorio, Ivanka lavora alla cassa e si occupa di amministrazione, mentre Mario diventa uomo di pubbliche relazioni col suo charme di gran signore napoletano. Nel locale storico di piazza San Domenico Maggiore entra tutto il mondo e gli Scaturchi “lavorano” per tutto il mondo, papi e plenipotenziari di governo. L’invenzione del babà Vesuvio, realizzato nel 1994 per il G7 di Napoli, l’offerta a richiesta del Babà ancora caldo, rappresentano le più recenti innovazioni di Scaturchio. Problemi societari, guai giudiziari e vertenze sindacali non mancheranno. Oggi però Scaturchio è ancora lì, con la sua storia. Ordinando ministeriali e babà, l’occhio va subito alla loro storia, “siamo di origine calabrese”. (redazione@corrierecal.it)
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