COSENZA «Prendi un angolo del tuo paese e fallo sacro»: i ragazzi del birrificio agricolo Mirësia hanno preso alla lettera questa frase-manifesto del poeta-paesologo Franco Arminio e hanno creato il paradiso del luppolo in un angolo di Vaccarizzo Albanese. Siamo in piena Arberia, nel Cosentino, unico posto dove si produce una birra artigianale con materie prime a km zero: dai luppoli e dall’orzo alla bottiglia, tutta la filiera è in capo al birrificio che utilizza il 90% di produzione propria, e in due delle tre etichette (una ambrata, una chiara e una porter) fa leva su partnership di eccellenza come un miele biologico di Acri e una polvere di liquirizia bio di Corigliano.
Natalino Godino, braccia e mente del brand, è partito da AgriGodino, azienda agricola dapprima focalizzata solo su uliveti e olio biologico. Il birrificio nasce come scommessa in periodo Covid: «Le prime piantine di luppolo le abbiamo piantate allora, consapevoli del fatto che a Vaccarizzo ci fosse il clima ideale», dice Godino al Corriere della Calabria. Ne sa qualcosa anche Francesco Sicilia, che in Sila ha creato un fortunato “spin off” simile a Godino: non solo le patate IGP ma anche un luppoleto, a Bocca di Piazza, con condizioni perfette quanto a temperature e bisogno di acqua; anche nel Reggino esiste un luppoleto, ma il birrificio Mirësia è per ora unico nel suo genere dal momento che copre tutta la filiera, dalla materia prima all’imbottigliamento. Sono produzioni piccole ma di altissima qualità, per come certificato anche dall’associazione culturale BeerStream, presieduta da Luca Misasi, che fa della consapevolezza e della divulgazione due capisaldi della sua lodevole attività.
L’approccio a km0 di Godino si riflette anche nella vendita, diretta in modo da coltivare i rapporti e i contatti coi clienti raccontando la propria storia, ma anche per evitare passaggi e rincari, «il nostro prodotto – spiega – è già di fascia alta quindi preferiamo non aumentare ulteriormente il prezzo».
In uno scenario nazionale in cui tanto i microbirrifici quanto gli home-brewer sono costretti a comprare tutte le materie prime da fuori – Belgio, Germania e Usa – esperimenti come Mirësia sono doppiamente vincenti.
È una storia che ha anche un profilo didattico perché i luppoli e gli orzi coltivati a Vaccarizzo Albanese vengono analizzati all’Unical: l’analisi riguarda gli acidi amari, la componente principale del luppolo, che durante la “cotta” (bollitura) si modifica diventando ancora più amara – di qui l’importanza di sapere la quota di acidi amari per ottenere una birra più o meno orientata a quei valori.
Nell’anno accademico appena concluso, inoltre, è stata pubblicata anche una tesi di laurea sul tema: Elisabetta Aiello (corso di laurea magistrale in Scienza della nutrizione, dipartimento di Farmacia e Scienze della salute e della nutrizione) nella sua tesi di laurea sperimentale ha approfondito la ricerca sugli alfa-acidi e i composti fenolici nel luppolo di origine calabrese, sulla presenza di flavonoidi e l’attività anti-ossidante di una varietà (Chinook) prodotta in Calabria arrivando alle conclusioni che «i luppoli della varietà Chinook coltivati in Calabria hanno mostrato dei valori superiori sia relativamente al contenuto fenolico totale (TPC) che al contenuto di flavonoidi totale (TFC) rispetto a quello delle forme in pellet». (e.furia@corrierecal.it)
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