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Scioglimento Asp, Battistini: «Accuse gratuite. Tutto siamo stati, tranne che poco collaborativi»

Il generale: «Se una ditta è a posto, in mancanza di interdittiva antimafia, perché non deve partecipare a una gara? Solo perché è vibonese?»

Pubblicato il: 01/11/2024 – 6:58
di Emiliano Morrone
Scioglimento Asp, Battistini: «Accuse gratuite. Tutto siamo stati, tranne che poco collaborativi»

Antonio Battistini è un generale dell’Esercito Italiano che ha accettato di dirigere l’Asp di Catanzaro prima e poi, dal giugno 2023 sino ai giorni scorsi, anche quella di Vibo Valentia, a titolo gratuito, in sostituzione di Giuseppe Giuliano, commissario di quell’azienda sospeso per un anno dall’esercizio di pubblici uffici poiché coinvolto, quando guidava l’allora Aou “Mater Domini”, in un’inchiesta giudiziaria. Battistini è un uomo delle istituzioni, colto, preciso, sensibile, operativo. Si attivò subito per il caso, raccontato dal Corriere della Calabria, del piccolo Mariano (qui il link), che per tanto tempo era rimasto in attesa di una carrozzina per i propri spostamenti. Con determinazione, apertura mentale e capacità di ascolto, il militare ha riorganizzato l’Asp di Catanzaro e avviato il rilancio dell’ospedale di Lamezia Terme, molto importante per l’area centrale della Calabria. Nella relazione del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ci sono passaggi, frutto delle ricostruzioni della Commissione di accesso agli atti dell’Asp di Vibo Valentia, che sembrano toccare l’operato di Battistini, benché i documenti in questione riguardino anni precedenti al suo mandato. In particolare, alla dirigenza dell’azienda sanitaria vibonese si contestano ritardi e carenze in ordine alla consegna dei materiali richiesti in fase di accesso sul finire del 2023. In questa intervista esclusiva, Battistini, ex commissario dell’Asp di Vibo Valentia, ci racconta la sua versione dei fatti e ci illustra il contesto in cui ha operato, ottenendo risultati concreti e attestazioni di stima di associazioni e cittadini. Legalità, trasparenza e affetto per la comunità sono stati i punti di riferimento del militare, nel servizio che ha reso alla sanità pubblica vibonese.

«Ho avuto la prima contezza della relazione del ministro Piantedosi dai titoli dei giornali, che – precisa Battistini – ne declinavano in vario modo i contenuti. Ne ricordo uno, in particolare: “Omertoso il vertice dell’Asp di Vibo Valentia rispetto alla Commissione di accesso”. Questa frase mi ha colpito. La Commissione prefettizia arrivò intorno alla metà del novembre 2023 e ci consegnò una prima richiesta di accesso agli atti con 12 o 13 punti da onorare rispetto ai documenti da fornire. Le carte, devo precisare, riguardavano gli anni dal 2010 al 2021-2022. Nello specifico, il termine ultimativo era la metà del successivo dicembre. Era evidente che per la fine fine dell’anno, con molte scadenze da rispettare, noi non potessimo onorare detta richiesta».

E allora?

«Cominciammo a lavorare immediatamente e segnalammo subito che il tempo impostoci era incompatibile con la quantità di documenti da cercare e poi da conferire in maniera ordinata. Lo dicemmo subito. Dopodiché, alla fine di novembre, arrivò una seconda richiesta di accesso agli atti con altri documenti da reperire. Parallelamente, ci accordammo per il differimento della consegna del materiale alla fine del gennaio 2024. Ciò avvenne all’insegna della più assoluta collaborazione e trasparenza istituzionale. Noi cominciammo subito a ordinare gli atti, che poi consegnammo in quattro momenti; anche perché di seguito ci fecero altre due richieste e noi avevamo l’esigenza di rispettare il dettato della legge e nello stesso tempo di garantire i servizi alla comunità».

Quindi?

«Continuammo a lavorare come azienda sanitaria e in parallelo alcuni dipendenti, fedeli all’azienda e alla legge, si occuparono di confezionare i materiali richiesti. Per questo è gratuita l’accusa di omertà, comparsa in qualche titolo di giornale, per aver consegnato circa 12 giga di materiale in quattro tempi differenti. È una vera mistificazione».

Che cosa ha tratto dalla relazione del ministro dell’Interno?

«Ho ritenuto doveroso andare a leggere tutto il provvedimento, in cui non si parla di omertà ma di “scarsa collaborazione”. Nello specifico è stata tacciata l’azienda, non Antonio Battistini, a fronte del lavoro ulteriore di cui ci eravamo caricati. Francamente ciò mi ha lasciato molta amarezza e anche una certa sorpresa, perché tutto siamo stati, tranne che poco collaborativi. Poi, se nel materiale che abbiamo conferito mancavano alcuni documenti, non è l’Azienda che non li ha voluti consegnare, ma probabilmente si è trattato di atti lacunosi nella loro generazione. Nel caso, ciò non dipende da chi ha gestito l’Azienda nell’ultimo anno».

Ne ha parlato con il prefetto di Vibo Valentia?

«Dapprima per telefono, ora intendo rappresentargli le mie posizioni in forma scritta. Premetto tre aspetti per chiarire a chi legge. Primo, io ho preso in carico l’Asp di Vibo Valentia in emergenza e l’ho condotta per 13 mesi, raggiungendo risultati che sono sotto gli occhi di tutti e che, per quanto pochi, sono assodati. Secondo, ho onorato gli impegni in base a quanto chiestomi dalla Commissione d’accesso. Terzo, noi abbiamo comunque avuto un’interlocuzione sistematica sia con gli organi inquirenti, sia con le associazioni del territorio e con gli altri. Francamente, tutto ciò mi impone di chiarire la mia posizione, perché non posso essere etichettato come omertoso e non desidero accettare supinamente questa definizione, né per me né per chi ha lavorato con me».

Che cosa ha fatto nei 13 mesi del suo mandato, in cui, tra l’altro, era anche alla guida dell’Asp di Catanzaro?

«Dirigere due aziende sanitarie mi ha penalizzato, perché ne ha risentito la qualità della mia vita. Tra l’altro, ho gestito l’Asp di Vibo Valentia, senza alcun compenso, da settembre 2023 a ottobre 2024. Il mio è stato un atto di dovere nei confronti della popolazione del Vibonese e per onorare l’incarico che il presidente della Regione, nella veste di commissario del governo, mi aveva affidato. Detto questo, gestire due Aziende è stato per alcuni aspetti anche un vantaggio. Questo perché, potendo contare su una struttura più solida a Catanzaro, molto spesso ho pantografato su Vibo alcune situazioni che avevo indirizzato in un certo modo a Catanzaro».

Per esempio?

«Sulla gestione dell’emergenza sanitaria nei mesi estivi, che nelle zone a forte vocazione turistica diventa una criticità. Posso anche citare la delibera per la certificazione dei bilanci, i contratti dei medici cubani e tanto altro, ma la annoierei. In altre circostanze, invece, ho portato a Catanzaro delle buone pratiche di Vibo Valentia; per esempio, sto portando a Catanzaro l’adozione dei protocolli Aba, della Neuropsichiatria infantile. Quindi c’è stata questa volta una contaminazione positiva».

Restiamo a Vibo Valentia.

«Partiamo dalle ultime cose buone, che sono quelle che hanno riverbero, poi, sui risultati positivi che la regione ha raggiunto ultimamente, tanto che di recente Agenas ha certificato, tramite il Programma nazionale esiti, i passi in avanti fatti dalla Calabria. Nel merito, Vibo ha dato il suo contributo, e l’ha fornito varando nei tempi le progettualità relative al Pnrr, certificandole nei tempi e quindi contribuendo al raggiungimento dei risultati di tutta la regione. Inoltre, l’Asp vibonese ha dato il proprio contributo all’abbattimento delle liste di attesa, che noi abbiamo sistematicamente attenzionato e per le quali abbiamo attivato delle prestazioni aggiuntive con l’apertura straordinaria in giorni festivi. Ancora, abbiamo potenziato il Pronto soccorso di Serra San Bruno; abbiamo sistemato i medici cubani arrivati anche in un contesto in cui ciò risulta difficile, perché la forte vocazione turistica del territorio fa sì che, per esempio a Tropea, non sia agevole trovare alloggi da affittare per un anno intero. Peraltro, abbiamo fatto ripartire lo screening del carcinoma mammario; abbiamo chiuso un bando per reclutare il personale necessario ad aprire l’Osservazione breve intensiva in una struttura rimasta dal Covid, per dare un aiuto al Pronto soccorso e alleggerire la tensione lavorativa».

Si è mosso anche per i dipendenti dell’Asp di Vibo Valentia?

«Sì. Abbiamo rifatto l’Organismo indipendente di valutazione. Il personale di Vibo Valentia non percepiva la produttività dal 2020. Perciò mi sono assunto un duplice onere. Il primo, quello di pagare una quota minimale, perché non era giusto che il personale che aveva lavorato non avesse alcuna forma di riconoscimento. Questo, dopo quattro anni, non si poteva più consentire. Il secondo, quello di rimettere in piedi l’Organismo di valutazione che dovrà provvedere a valutare le performance e quindi ad elargire i relativi emolumenti. È stato un atto di “buon governo” dell’azienda nei confronti del personale».

E riguardo al Territorio?

«A Soriano abbiamo un’Aft (Aggregazione funzionale territoriale, nda) di prossima apertura. Abbiamo rilanciato la dialisi nel territorio di Vibo, grazie al contributo dell’associazione di categoria. Abbiamo portato una parte dell’ospedale Jazzolino nella rete formativa dell’Università della Calabria, per cercare di generare un’attrattività che oggi, oggettivamente, Vibo Valentia non ha, perché non c’è una fila di persone che vengono a lavorare a Vibo. Abbiamo messo mano alla Farmacia territoriale e siamo riusciti a caricare 18mila prestazioni. Ancora, siamo riusciti ad adottare il bilancio del 2022 e del 2023. Quindi non sono proprio cose banali, e sulla farmacia territoriale a fine settembre è venuto un team di un’azienda specializzata a fare un piano di fattibilità per dotarla di un magazzino, di una modalità di gestione logistica diversa da quella che c’è attualmente, che presenta criticità. Insomma, sono cose che alla fine non sono né poche né irrilevanti. Ma non lo devo dire io, lo dicono i fatti. Mi porto dietro e conservo gelosamente le manifestazioni di affetto di cittadini e collaboratori perché ciò afferisce al mio orgoglio di medico e di servitore della comunità».

«Il prefetto di Vibo Valentia – si legge nella relazione del ministro dell’Interno – ha innanzitutto stigmatizzato la scarsa collaborazione prestata dalla struttura dirigenziale dell’azienda sanitaria per fornire la documentazione richiesta all’organo ispettivo, tanto da affermare che non tutta la documentazione richiesta è stata consegnata nei tempi stabiliti». Quanto era indispensabile questo appunto?

«Rispondo con tre considerazioni. La prima, la gran parte di questo materiale dovrebbe essere già nella disponibilità delle autorità inquirenti, poiché già oggetto di ripetuti accertamenti da parte della polizia giudiziaria. La seconda, la Commissione ha concluso i suoi lavori a maggio. Aveva bisogno di fare la relazione, quindi ad aprile avrebbe dovuto avere tutto il materiale nella sua disponibilità, e noi l’avevamo consegnato ampiamente. La Commissione ha avuto un rinnovo di mandato di altri tre mesi. Quindi il tempo utile, dal mio punto di vista, era il 30 aprile, ma poteva essere anche dopo. Rispetto a un difetto di completezza, bisognerebbe essere sicuri, per sostenerlo, che ci siano atti non consegnati. Io questa contezza non ce l’ho, ma non so se ce l’abbia la Commissione, che in Azienda è venuta una sola volta».

In altro passaggio della relazione ministeriale si parla di «documentazione esibita in forma del tutto disordinata» da parte dell’Asp di Vibo Valentia. Poi si legge di «carenze organizzative e gestionali che hanno caratterizzato e caratterizzano tuttora l’azienda sanitaria»; condizione, è aggiunto, che «oggettivamente contribuisce non poco a favorire gli interessi della criminalità organizzata». Che colpa ne aveva il commissario Battistini? Che ne pensa?

«Io ritengo di non avere alcuna colpa, ma non devo essere io a dirlo. La mia amarezza nasce dal fatto che ho cercato per 13 mesi di riportare sui binari giusti l’azienda. Io e altre persone abbiamo cercato di ridare funzionalità a questa azienda e per me parlano le delibere adottate e gli atti, ma anche gli stessi documenti forniti alla Commissione. Questa relazione è infarcita di aggettivi e di avverbi. Io agli aggettivi e agli avverbi ho risposto con lettere protocollate, allegando il materiale. E alla disorganizzazione rispondo e ho risposto con i pareri richieste all’Aran; con i pareri richiesti ai Tribunali del lavoro, che molte volte mi hanno imposto delle assunzioni che non volevo fare; con i pareri richiesti al Dipartimento per la Funzione pubblica e all’Autorità nazionale anticorruzione. È tutto documentato, tutto negli atti».

C’è un altro passaggio che colpisce della relazione ministeriale: una contestazione sui distributori automatici di alimenti e bevande negli uffici e negli ospedali dell’Asp. Che cosa può dire della vicenda?

«È una vecchia questione. Nel merito ho dapprima interrotto la gara, poi ne ho fatto una seconda prendendomi del tempo, perché non ero convintissimo di voler rimettere il servizio; poi, ovviamente, abbiamo dovuto concludere la gara, in mancanza di interdittiva antimafia o di documenti del genere. Se una ditta è a posto, perché non deve partecipare a una gara? Solo perché è in provincia di Vibo Valentia? Non credo che sia una motivazione sufficiente. Poi abbiamo affidato la gara e, a fine febbraio 2024, ho intimato alla ditta precedente di smaltire i distributori che erano ancora da noi. Questi distributori a metà marzo non c’erano più. Oggi ci sono distributori nuovi forniti dalla nuova ditta che si è aggiudicata l’appalto».

C’è un passaggio particolare della relazione ministeriale che in sé potrebbe apparire piuttosto suggestivo rispetto alla fase della gestione commissariale dell’Asp di Vibo Valentia. Il passaggio fa riferimento a «indizi di ingerenza mafiosa nella gestione amministrativa della struttura sanitaria». Che cosa vuol dire?

«Questo è un punto centrale. Intanto la Commissione sembra confinare le infiltrazioni a una parte dell’azienda, quella amministrativa. Io non so su quali basi, però voglio richiamare ancora una volta l’attenzione sull’infarcimento cospicuo di termini, aggettivi e avverbi. Allora, se questo è attuale, dobbiamo aspettarci altri filoni di inchiesta?».

Come si sente dopo aver letto la relazione ministeriale? Lei è anche un militare, un uomo dello Stato.

«All’indomani del mio allontanamento da Vibo, avevo scritto che pensavo che sarebbe stata una liberazione. Invece per me è stato uno strappo allontanarmi da Vibo, perché l’impegno e la dedizione, anche dei miei collaboratori, ormai mi avevano fatto sentire l’Azienda come una sorta di casa, senza togliere qualcosa a Catanzaro. Percepivo il bisogno dei cittadini e sentivo il peso della fiducia che riponevano in me. Quindi ho sentito lo strappo nell’immediato, pur rispettando la decisione, la sua legittimità, ma non senza sottolineare che lo stesso ministro Piantedosi, nello scorso settembre, ha ribadito la necessità di rivedere le dinamiche di scioglimento degli enti attenzionati per motivi di infiltrazione mafiosa. Quindi è evidente che nel meccanismo di cui parliamo, secondo la stessa visione del ministro dell’Interno, c’è qualcosa da rivedere. Dopo aver letto le motivazioni, mi sento ancora peggio. Ciò perché, davanti al tribunale della mia coscienza, ho la consapevolezza di aver dato tutto».

Ha mai pensato che qualcuno volesse colpirla?

«No. Come uomo delle istituzioni, non posso pensare che ci fosse l’intendimento di colpire me. Non posso smettere di credere nelle istituzioni».

Che cosa si augura per l’Asp di Vibo Valentia?

«Spero che il percorso che avevamo avviato non si interrompa, che rapidamente sia estirpata la cattiva gestione e che la rigenerazione dell’azienda venga accelerata». (redazione@corrierecal.it)

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