ROMA «Creare una Destination Management Organization (Dmo) dedicata specificatamente al turismo invernale in Calabria quale alternativa alle scelte vacanziere nelle località alpine del belpaese». È questa la proposta del presidente di Demoskopika, Raffaele Rio a margine della diffusione dei risultati del report “Tourism Forecast Winter 2025” dell’Istituto di ricerca che ha stimato, per il periodo dicembre 2024-marzo 2025, i principali indicatori turistici: arrivi, presenze, spesa turistica e appeal delle destinazioni turistiche provinciali.
«La proposta per la creazione di una Dmo per il turismo invernale in Calabria – dichiara Raffaele Rio – mira a valorizzare il patrimonio montano del territorio regionale calabrese e a diversificare l’offerta turistica stagionale, attualmente concentrata prioritariamente sul turismo estivo. Ciò genererebbe degli indubbi vantaggi quali la promozione di un modello di turismo più sostenibile con attenzione alla conservazione dell’ambiente e al coinvolgimento delle comunità locali, la creazione di un sistema di coordinamento tra portatori di interesse per ottimizzare risorse e investimenti; e, infine, l’integrazione tra le attività tipiche del turismo bianco con esperienze culturali, gastronomiche e artigianali locali, offrendo una visione autentica e completa del territorio».
Le previsioni per la stagione invernale 2024-2025 segnalano un andamento in lieve flessione dei flussi turistici in Italia, con una contrazione prevista del 1,3% per gli arrivi e del 2,8% per le presenze, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Si stima che il Paese accoglierà circa 26,7 milioni di turisti, per un totale di 78 milioni di pernottamenti, con una spesa turistica che potrebbe scendere a 20,5 miliardi di euro, segnando un calo del 4,4%. Tuttavia, rispetto al 2019, gli arrivi sono praticamente stabili (-0,6%) e le presenze aumentano del 5,1%, suggerendo un recupero rispetto ai periodi precedenti la pandemia. La situazione evidenzia un mercato turistico che, sebbene in calo rispetto al 2024, mostra una solida tenuta a lungo termine. Le mete più richieste per il turismo invernale restano quelle montane, con il Trentino-Alto Adige, il Veneto, la Lombardia, la Valle d’Aosta, il Piemonte e il Friuli Venezia Giulia che continuano a primeggiare grazie alle loro tradizioni nel turismo bianco e alle infrastrutture avanzate per gli sport invernali. Queste regioni, storicamente legate al turismo sulle nevi, si confermano dunque come le destinazioni preferite dagli amanti della montagna. Sul fronte delle destinazioni culturali, l’Umbria e la Toscana attraggono turisti in cerca di esperienze autentiche, grazie al loro patrimonio naturalistico e artistico. Sebbene le regioni del Centro-Nord, come Emilia-Romagna, Lazio e Marche, mostrino un appeal medio, la loro offerta potrebbe guadagnare maggiore visibilità con investimenti mirati nella promozione delle risorse locali e degli eventi. Per quanto riguarda il mercato turistico, il turismo domestico segna una piccola crescita (+0,3% con circa 15,8 milioni di arrivi), ma le presenze si riducono leggermente (-0,5%), mentre il turismo internazionale risulta in calo, con 11 milioni di arrivi stranieri previsti, ovvero il 3,6% in meno rispetto allo scorso anno.
Nonostante queste tendenze, le prospettive per le destinazioni alpine rimangono forti, mentre il Sud Italia, tradizionalmente più orientato al turismo balneare, sta cominciando a guadagnare terreno con alcune località sciistiche in crescita, come quelle in Calabria. Ad esempio, Lorica, Camigliatello e Gambarie d’Aspromonte, hanno il potenziale per attrarre appassionati di sport invernali in alternativa alle destinazioni alpine del Nord. La diversificazione dell’offerta, spinta anche dal cambiamento climatico che potrebbe estendere la stagione turistica invernale, diventa fondamentale per promuovere le zone meno conosciute del Paese. Sempre Raffaele Rio, presidente dell’Istituto Demoskopika, sottolinea la necessità di un approccio più coordinato nella gestione del turismo in Italia. Secondo Rio, la frammentazione delle politiche turistiche regionali ostacola lo sviluppo e la valorizzazione delle destinazioni meno note, e sarebbe ora di definire scelte politiche chiare, soprattutto in merito alla governance del settore. Il dibattito sulla competenza in materia di turismo, tra Stato e Regioni, è ancora aperto, e una decisione su questo punto è urgente per garantire una pianificazione efficace e coerente. In conclusione, sebbene il settore turistico italiano affronti una stagione invernale con segnali di lieve contrazione, il Paese continua a rappresentare una meta di grande attrazione per i turisti internazionali e locali. Per sostenere questa crescita, è necessario investire in infrastrutture, formazione e promozione, diversificando l’offerta e rafforzando la cooperazione tra le diverse regioni.
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