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l’intervista

Pennetti: «Lo stato di salute della giustizia amministrativa in Calabria è buono, ma si può fare meglio»

Il presidente del Tar Calabria interviene ad un convegno a Cosenza. «Il nostro è un Tribunale attento al territorio»

Pubblicato il: 17/11/2024 – 11:03
Pennetti: «Lo stato di salute della giustizia amministrativa in Calabria è buono, ma si può fare meglio»

COSENZA «Lo stato di salute della giustizia amministrativa in Calabria è buono, ma si potrebbe fare ancora meglio». Il presidente del Tar Calabria Giancarlo Pennetti partecipa ad un convegno ospitato nella biblioteca dell’ordine degli avvocati del Tribunale di Cosenza e – ai nostri microfoni – traccia un bilancio dell’attività svolta. Tra i nodi la dislocazione geografica, «il Tar con sede a Catanzaro sconta una difficile raggiungibilità, ma ci difendiamo bene», sostiene il presidente.

I rinforzi

L’atavica carenza di organico è stata tamponata con «l’arrivo di nove magistrati, ma dovremmo essere in 12 più il Presidente, e dunque potremmo fare molto di più». Per Pennetti, la Calabria «è una regione che propone un livello quantitativo di contenzioso notevole e interessante. Le questioni sono sempre di grande rilevanza: ambiente, rifiuti, interdittive antimafia, demanio, problemi balneari. Tutti problemi sui quali è appassionante cimentarsi». Il Tar è fatto di magistrati di rilievo, siamo sempre un po’ in affanno e se ci fosse qualche unità in più si potrebbe spalmare meglio il lavoro».

La percezione

Se si parla di giustizia, mai come in questo momento, la percezione del cittadino rispetto all’operato della magistratura è ai minimi storici. Ci sono temi che hanno evidentemente delle ricadute sulla vita quotidiana: dall’accesso alla giustizia, ai suoi tempi ed ai suoi costi. Dinanzi al Tar o al Consiglio di Stato, però questa parziale sfiducia si riduce. «Credo dipenda anzitutto da una storia che è quella della giustizia amministrativa, nata prima solo come ceppo centrale del Consiglio di Stato, quindi dotata di grande autorevolezza e grande tradizione. Abbiamo vissuto una fase intermedia di ricerca in ossequio a quanto stabiliva la Costituzione che voleva e vuole un giudice amministrativo per ogni regione, poi abbiamo affrontato una fase di incertezza e finalmente nel 1971 è arrivata la legge sui Tar. Che nasce come giudice territoriale, un giudice attento che conosce il territorio, gli apparati pubblici, i problemi, ha un occhio anche sul profilo sociologico della comunità presso la quale rende il proprio servizio». In buona sostanza, «un giudice attento ai problemi reali delle persone, senza perdere di vista il profilo tecnico-giuridico delle questioni che è chiamato a risolvere». Altro tema spinoso, ma evidentemente attuale, è legato alla legittimità. «Oggi è sempre più sostanziale, sempre meno procedurale e formale.
Dal 1971 a oggi c’è stata un’evoluzione della giurisprudenza che silenziosamente ha iniziato a guardare sempre più al bene della vita. Questo interessa alla gente, importa decisamente meno avere contezza di un annullamento solo formale di un atto amministrativo». (f.b.)

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