«Cosenza vecchia è un quadro, un film, un’emozione unica. La decadenza di un cumulo di rifiuti si mescola alla poesia di certe vecchie botteghe tessili, a quella dei liutai, a un ciabattino. Il silenzio, gli odori, una finestra accesa, un gattino, un ragazzo che torna a casa con uno zaino sulle spalle. Per me la Calabria è sempre un tuffo al cuore». (Dalla pagina Facebook di Gabriella Genisi)
Ci vorrebbe una Lolita tra i vicoli di Cosenza vecchia. La commissaria creata da Gabriella Genisi, che cammina spedita con le décolleté di Christian Louboutin, tacco dodici, anche sulle basole di Bari vecchia, è un modello a cui guardare. Nella nota serie televisiva di Rai Uno è l’attrice Luisa Ranieri, che l’ha resa ancora più irresistibile. Può un personaggio funzionare come un pool di tour operator? Quel che ha fatto il mito Lobosco per il capoluogo pugliese, sulla scia del suo amico letterario Salvo Montalbano (Luca Zingaretti, tra l’altro, produce i film tratti dai libri della Genisi), non lascia dubbi. La risposta è sì. Certo, la penna è di quelle notevoli. Gabriella Genisi è tra gli autori di gialli più amati del Paese, come ha confermato un sondaggio del “Corriere della sera”. Le vicende della sua Lolita sono esportate all’estero (i diritti dei libri sono stati venduti anche in Giappone e in Indonesia).
La Calabria, tra le regioni del Sud, è quella che ancora non ha un personaggio cool che faccia da specchio e da attrattore. «Ci vorrebbe un investigatore letterario che si muove a Cosenza, – consiglia la scrittrice pugliese, – e bisognerebbe augurarsi che diventi una serie televisiva, perché talvolta una fiction ambientata in un luogo può diventare la pietra filosofale, cioè quello che tocca si trasforma in oro». Quando Gabriella Genisi riesce a trascorrere qualche giorno a Cosenza, ripesca pezzetti di identità dal tesoretto dei suoi ricordi. Le estati a Cassano Jonio, città natale di suo padre, i week end nella casa delle vacanze a Camigliatello Silano.
«Sul comò ho una statua antica di San Francesco di Paola a cui tengo molto. E’ appartenuta ai miei nonni e ancora prima ai miei bisnonni. Sì, sono molto attaccata a questa regione e quando venti anni fa mio padre è mancato, mi sono presa il compito di conservare le radici, che altrimenti si sarebbero perse». Conserva un legame forte con la figura paterna, proprio come la Lobosco. Il genitore della poliziotta è morto in un omicidio misterioso quando era una ragazza (nella fiction diventa un contrabbandiere). Il papà della Genisi era un avvocato che coltivava molti interessi. «Anche mio nonno lo era. Andò a studiare a Macerata, perché all’epoca non c’erano università in Calabria, mentre mio padre ha studiato a Bari, dove poi è rimasto». Dal ramo calabrese ha ereditato la passione per la cucina e l’ha trasmessa al suo personaggio più noto. Lolita è irriverente, concentrata sul lavoro, con una vita privata complicata, lo sguardo malinconico e il cuore in mano. La novità è che “Le indagini di Lolita Lobosco” tornano in libreria. La scrittrice lo ha annunciato proprio a Cosenza.
«Ieri ho terminato il libro». Lo ha detto, a fine ottobre, con un largo sorriso al pubblico del “Giallo e noir festival”, ideato e condotto da Cristina Marra. Si intitola “Una questione di soldi” e uscirà a marzo, sempre per la Sonzogno, Marsilio Editori. E’ l’undicesimo della serie (il primo è “La circonferenza delle arance uscito il 2010, il decimo “Lo scammaro avvelenato e altre ricette”, 2022).
A Cassano Jonio, dove nel 2022 le è stata conferita la cittadinanza onoraria per i meriti letterari, sono sepolti i suoi nonni. «Io so che tutto quello che sono, arriva dal ramo paterno. Da poco ho disfatto, ahimè, lo studio di mio padre nella casa della mia infanzia e ho ritrovato, tra migliaia di libri, anche quelle che sono le mie passioni. Lui amava la cucina e amava molto la letteratura, la poesia, l’architettura, il giardinaggio. Era figlio unico ed era molto legato alle sue cugine, che hanno abitato a Cosenza. Con loro, con le mie zie, ritrovavo il mio modo di fare, il mio modo di essere. Fino a qualche anno fa avevamo una casa delle vacanze in Sila, un altro luogo pieno di ricordi per me».
Gli spaghetti all’assassina sarebbero piaciuti assai all’avvocato Genisi. A Bari e in tutta Italia sono un cult. Il vicequestore cucina il piatto gustoso di pasta bruciacchiata e piccante per i colleghi del Commissariato Antonio Forte e Lello Esposito, per il magistrato Marietta, l’amica travolta dalla passione amorosa.
Nel volume numero cinque de “Le indagini di Lolita Lobosco”, “Spaghetti all’assassina” appunto, l’autrice ne propone ben quattro ricette ai lettori. Ha una voce dolce che non ti aspetti, la Genisi. Mentre si chiacchiera ne intuisci tutto il temperamento. Vive a Bari, ama Parigi, è nonna felice e alla nipotina di cinque anni è ispirata l’investigatrice “Silvia Ragno detta spider”, protagonista del giallo per ragazzi pubblicato da Piemme. I personaggi che crea sono divertenti e i suoi investigatori hanno un tratto originale. Chicca Lopez, ad esempio, è una carabiniera ribelle, ha una compagna, indaga nel Salento dalla bellezza struggente e dai risvolti inquietanti.
La scrittrice ha il carnet pieno per i prossimi mesi. E’ invitata, tra festival e serate letterarie, a parlare dei suoi personaggi e del giallo che ha pubblicato la scorsa primavera, anche un po’ noir come tutte le sue opere, che si legge d’un fiato. E’ “Giochi di ruolo” (collana Lucciole, Marsilio). Il protagonista in questo caso è Giancarlo Caruso, il fascinoso poliziotto in Harley Davidson, ex di Lolita (come sapranno i lettori). E una storia a base di cosplayer e di Fentanyl. Ed è pure un omaggio a Michela Murgia, che ha iniziato a scrivere creando storie on line stile “Dungeons & Dragons”.
«I crimini in Puglia sono completamente differenti. Ad esempio in Capitanata, dove indaga Caruso, la criminalità è più cruenta, con dei codici addirittura tribali, e anche quella del Salento ha sfaccettature diverse, molto violente; mentre i reati a Bari riguardano le infiltrazioni nelle amministrazioni pubbliche». Lolita risolve omicidi passionali, indaga casi che coinvolgono personaggi nella spirale dei vizi o della criminalità e intanto scopre i racket degli appalti, delle scommesse sportive, dello sfruttamento dei braccianti agricoli e tanto altro. Sullo sfondo i paesaggi ormai iconici di Bari. «Per gli autori i personaggi sono persone reali. Io vivo con Lolita da 18 anni e lei ha un po’ le mie passioni: oltre che per la cucina, per il mare e per le macchine cabrio».
Lolita viaggia verso gli scenari dei misteriosi omicidi a bordo di una cabriolet d’epoca. Una Bianchina rossa, con il tettuccio nero, degli Anni Sessanta. I turisti in cerca di luoghi, piatti e simboli della commissaria ne vanno pazzi. «Bari non era considerata meta turistica rispetto al contesto pugliese, anzi era ritenuta una città piuttosto pericolosa. La popolarità di Lolita ha acceso i riflettori sulla città».
Tra gli ingredienti più classici del poliziesco e i suoi tratti originali, la scrittrice mescola sempre un tocco di realtà. Anche personaggi realmente conosciuti, come il dentista Gilbert Gallo che compare in “Giochi di ruolo”: quando chiude lo studio medico si dedica a manuali, setting e avventure per gli appassionati di cosplay e dintorni. Nell’indagine del bel Caruso è colui che spiega e illumina questo mondo.
Chissà quale personaggio reale riconosceremo nelle pagine di “Una questione di soldi”! A marzo leggeremo. (redazione@corrierecal.it)
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