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IL CONTRIBUTO

E di mestiere? Il “politico”

E di mestiere? Il politico. Sembra essere l’obiettivo che spesso giustifica le candidature. Un sistema che si perpetua da anni, nell’indifferenza di chi si reca a votare quando, invece, sarebbe ne…

Pubblicato il: 15/11/2024 – 15:09
di Franco Scrima
E di mestiere? Il “politico”

E di mestiere? Il politico. Sembra essere l’obiettivo che spesso giustifica le candidature. Un sistema che si perpetua da anni, nell’indifferenza di chi si reca a votare quando, invece, sarebbe necessario conoscere e valutare le capacità di coloro che dovranno agire in nome e per conto dei cittadini; assumendo incarichi che presuppongono capacità e impegno. E invece, per alcuni, tutto sembra naturale, con una sola preoccupazione: ottenere i voti. Tutto secondo un cliché consolidato: spingere orde di italiani a sperare di entrare nel vorticoso mondo della politica; a volte anche se solo per rincorrere notorietà e per aprire porte diversamente difficili da oltrepassare. 
Non è un caso che tra i “sistemi” per un guadagno alternativo, ci sia la politica. 
Naturalmente non riguarda tutti. È opportuno ammettere che una buona parte continua a considerarla come un servizio da rendere alla collettività. Purtroppo scorie di corruzione emergono anche in ambienti politici e rimangono tra i principali motivi del cattivo funzionamento di ciò che è pubblico. E anche in questo caso l’attenzione si focalizza sulla componente politica, ancora una volta intesa come un obiettivo. Taluni casi sono sfociati anche in vicende giudiziarie. Il che significa che all’interno di strutture politiche possono aggirarsi soggetti che riescono a manovrare i circuiti, facendo prevalere l’interesse di parte su quello collettivo
Come intervenire? Quanti sono i cittadini che indicano nel ricambio della classe politica la soluzione? A pensarci non è necessario conoscere il numero, sarebbe sufficiente evitare il “carrierismo politico” tanto deprecabile, ma sempre attuale. Si vuole sia uno degli “elementi attrattivi” soprattutto quando ruota intorno a “Comitati d’affari”. Uno dei motivi a sostegno della tesi di cambiamento, poiché determinerebbe una più corretta conduzione della struttura pubblica ed eliminerei il “carrierismo”. Combatterlo sarebbe un risultato storico per il Paese e per le istituzioni che si auspicano una inversione del sistema.  
Ormai si vota con frequenza. Al di là delle solite manovre e delle maldicenze reciproche, dalle quali solo in pochi riescono a rimanerne fuori, la “solfa” è sempre la stessa: pochissimi i candidati che presentano il programma per dare al territorio un assetto al passo con i tempi e, soprattutto, che asseconda le aspettative dei cittadini. Ciò lascerebbe pensare che qualcosa si muove in positivo.
Fare politica, per alcuni, può anche essere un mezzo di guadagno. Tenerlo presente al momento del voto, non sarebbe male.

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