È la stanza di Marianna il luogo magico del villaggio. Il letto a baldacchino, con cascate di chiffon in seta rosa antico e pizzi e la dormeuse in tinta, raccontano i sospiri dell’amore impossibile tra la lady inglese e il pirata gentiluomo. Ha la pelle di porcellana la britannica Alanah Bloor. Lei ha ereditato il personaggio di Carole André.
La tigre di Mompracem scorrazza a cavallo sulle spiagge joniche e tirreniche. Sono esigenze di copione ma è anche un modo per tenere in allenamento il fisico statuario. Can Yaman, l’attore e modello di origini turche, poliglotta (conosce cinque lingue), ha tenuto una sorta di diario calabrese su Instagram. «Mi trovo benissimo qua, ho girato scene in cui non combatto ma ballo», ha detto durante le riprese della nuova saga di “Sandokan” girata, in parte, in Calabria. I set sono stati allestiti a Le Castella, a Tropea, sulla Costa degli Dei, a Gizzeria, sulla Riviera dei Cedri, ma la troupe ha fatto base nel villaggio coloniale ricostruito con dovizia di particolari.
«È il set più grande d’Europa in questo periodo», dice il produttore esecutivo Edmondo Amati. E la frase rimbalza tra le maestranze della troupe come un mantra. Il backlot costruito per la serie internazionale prodotta da Lux Video, società del gruppo Fremantle, in collaborazione con Rai Fiction, è ancora lì, accanto alla ex Sir. È il sogno dell’amministratore delegato Luca Bernabei che si realizza. Le avventure di questo remake moderno sono state scritte da Alessandro Sermoneta, Scott Rosenbaum e Davide Lantieri. Il tris di sceneggiatori ha immaginato una lady Marianna ribelle, dall’indole selvaggia perché cresciuta in un paradiso tropicale. Lord James Brooke, l “cacciatore di pirati” che vuole conquistarne il cuore a tutti i costi, temibile rivale del pirata malese di nobili origini, è l’attore Ed Westwick (Chuck Bass di Gossip Girl). Tutti innamorati della Calabria, dell’atmosfera familiare che si è creata durante le riprese. Volto più familiare, nel cast internazionale, quello di Alessandro Preziosi che nella serie è Yanez de Gomera, il corsaro portoghese fedele amico di Sandokan. Due mesi di fuoco per i registi Jan Maria Michelini e Nicola Abbatangelo. Michelini (tra le serie che ha diretto: stagioni di “Blanca”, “Don Matteo” e “Doc nelle tue mani”) è stato l’ultimo ad abbandonare il set, il 28 giugno, dopo un ciak sulla spiaggia vicino a un pontile costruito probabilmente per il sogno industriale lametino degli anni Settanta e finito magicamente nel mondo senza tempo dell’immaginario filmico. Una cosa è certa, questa saga epica restituirà in tv angoli mozzafiato della regione che gli stessi calabresi guarderanno con occhi diversi. La vedremo, salvo imprevisti, nel mese di ottobre 2025 sulla rete ammiraglia e poi sarà distribuita in tutto il mondo. Non è da escludere un sequel, visto che la Lux Video potrà disporre degli studios di Lametia per due anni.
Dovevi approfittare di una rara distrazione dello staff di produzione che ha letteralmente blindato l’area, per riuscire ad osservare da vicino i tanti oggetti della stanza della perla di Labuan: i lumi a petrolio, le statue di giada verde sullo scrittoio e sulla toilette, le ciotole di ceramica, i pettini, gli specchi in argento, i vasetti da toeletta in alabastro rosso. E poi la penna e il calamaio accanto alle lettere scritte a mano.
L’idea di realizzare un nuovo Sandokan a distanza di quasi mezzo secolo dal mitico film (all’epoca si chiamavano sceneggiati), con Kabir Bedi, ha trovato un’ottima sponda nella Calabria Film Commission, che nei sei mesi precedenti al primo ciak ha preparato il terreno individuando le location, i setting naturali e selezionando i profili professionali. Poi è arrivata la carovana e nell’ex Sir è nata l’isola di Labuan. Grande il feeling tra l’ente calabrese di supporto e coordinamento e la produzione del kolossal. Una realizzazione difficile e meticolosa, di grande impatto, a iniziare dalla ricostruzione dei velieri, i praho degli assalti dei pirati malesi descritti da Salgari, al led wall per le riprese in realtà mista. Varcavi l’ingresso del backlot e già salivano le prime emozioni. Salgari in casa propria, la selvaggia Malesia a un passo dall’aeroporto. Calessi, cesti, piante esotiche a go go, i caravan della troupe, tensione e sorrisi. Benvenuti nel consolato dell’isola malese immaginato a fine Ottocento dal padre italiano dell’avventura nei mari. Tra metri di cavi, set di luci, microfoni a canna e boom pole, si muovevano le maestranze calabresi alla prima esperienza di industry filmica.
Il padre di Marianna è l’attore inglese John Hannah (“Quattro Matrimoni e un funerale”, “Sliding Doors”). Entrare nelle stanze di lord Guillonk, il signore della colonia, verso il tramonto, a fine riprese, è stato un piccolo viaggio esotico. Sedersi sui divani tipo ottomano con velluti e passamaneria, sulle chaise longue con la paglia traforata e immaginarsi calati in quell’epoca in cui i nativi delle tribù Dajak del Borneo servivano i tè speziati e subivano lo strapotere dei coloni inglesi. Legno dappertutto sul set.
Il parquet in quercia è ancora lì nel backlot, così come le boiseries bianche coloniali con disegni ogivali e traforati. Deliziosi il grande sofà circolare all’ingresso e le cappelliere in cuoio, di quelle che i più appassionati del vintage riescono ancora a scovare in qualche mercatino dell’usato.
Le riprese di Sandokan sono terminate, lo scorso settembre, dove erano iniziate. Nel polo produttivo della Lux Vide a Formello, vicino Roma. Oltre che nelle location e negli studios calabrese, la serie è stata girata nel Lazio, in Toscana e nell’isola tropicale dell’oceano indiano di Reunion.
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