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verso il referendum

Mario Occhiuto: «Ringrazio i sindacati, Confindustria, i partiti della sinistra che si sono schierati per la modernità»

Il senatore ed ex sindaco all’iniziativa di Nazione Futura per il Sì alla città unica. Le parole di Antoniozzi, Loizzo e De Francesco

Pubblicato il: 29/11/2024 – 21:07
Mario Occhiuto: «Ringrazio i sindacati, Confindustria, i partiti della sinistra che si sono schierati per la modernità»

COSENZA «La città unica è un sogno che dura da cinquant’anni e domenica a vincere o perdere saranno gli abitanti di Cosenza, Rende e Castrolibero». Con queste parole Mario Occhiuto ha chiuso all’hotel Royal nel corso della manifestazione organizzata da Nazione Futura, la campagna referendaria per il Sì. Introducendo i lavori, il coordinatore territoriale Vincenzo Campanella ha messo in evidenza il grande lavoro svolto dai comitati per il sì. «Non abbiamo ascoltato nessuna ragione seria per votare no», ha detto Antonino Scavelli, presidente del comitato per il si di Nazione Futura. Gli ha fatto eco Luciana De Francesco: «Da presidente della commissione abbiamo impiegato un anno ad ascoltare tutte le ragioni – ha detto De Francesco – e oggi ci dicono che è una legge dittatoriale. Una dittatura che svolge libere elezioni non si è mai vista». Appassionato l’intervento di Simona Loizzo: «Ho depositato la legge il 2022 perché pensavo e penso che Cosenza debba avere un grande capoluogo – ha detto Loizzo – che torni a essere la guida della Calabria». Un concetto ribadito da Alfredo Antoniozzi: «La Cosenza di Giacomo Mancini, di mio padre Dario, di Riccardo Misasi, di Cecchino Principe, di Guglielmo Nucci, Pierino Buffone, Fausto Gullo faceva tremare i polsi a tutto il Mezzogiorno», ha detto Antoniozzi. Mario Occhiuto ha invitato i cittadini ad andare a votare: «Non è uno scontro politico ma un’opzione per il futuro, che legherà l’università al centro storico. Abbiamo dovuto sentire fake news – ha detto Occhiuto – ma ringrazio i sindacati, Confindustria, i partiti della sinistra che si sono schierati per la modernità. Ora recuperiamo l’orgoglio e andiamo a vincere».

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