Riceviamo e pubblichiamo
In replica alla notizia sulle presunte irregolarità dichiarate dal Segretario della CGIL FIOM Umberto Calabrone inerenti il Cantiere edilizio del Palazzo di Giustizia di Cosenza, pubblichiamo la replica del legale rappresentante della UOLE società cooperativa, Giuseppe Le Pera.
«Dopo la denuncia social della Fiom nella quale venivano pubblicate alcune foto ritraenti il cantiere edilizio del Palazzo di Giustizia di Cosenza ed operai intenti a lavorare sul rifacimento della facciata, il Segretario della CGIL-FIOM Umberto Calabrone tra gli altri commenti annunciava anche di provvedere ad una formale denuncia presso gli organi competenti per presunte violazioni della normativa sulla sicurezza dei lavoratori sul cantiere insinuando, altresì, con infondate asserzioni, anche in merito alla regolarità delle assunzioni e della giusta remunerazione per le ore effettivamente svolte da parte dei lavoratori. Si vuole, in questa sede far solo chiarezza e rappresentare la realtà dei fatti rispetto a quella distorta denunciata. La Cooperativa UOLE, opera sul territorio nella costruzione di Opere Pubbliche fin dal 1977, amministrata da soci lavoratori operai ed impiegati ed applica rigorosamente il CCNL – Edili. Nel corso della sua attività, ormai prossima al compimento dei 50 anni di attività, ha sempre garantito un posto di lavoro dignitoso con il quale vivono oltre 30 famiglie ed oltre all’indotto – il segretario della CGIL, in primis, per il ruolo che ricopre, dovrebbe tenerlo presente. Il Segretario della CGIL, invece di portare la società ad esempio quale impresa virtuosa e ligia alla difesa dei diritti dei lavoratori, la descrive come un’impresa che non rispetta i contratti dei lavoratori e le norme sulla sicurezza, senza alcuna cognizione e della realtà societaria coinvolta e tanto meno della normativa sulla sicurezza. Lo stesso, strumentalmente, per dare enfasi alla notizia, ha dichiarato che vi erano 10 operai senza casco e così fatto pubblicare foto di alcuni di essi, sulla impalcatura, nascondendone il viso. Nonostante il tentativo subdolo di eludere la realtà dei fatti, non vi è riuscito. Di fatti dalle foto si intravedono che tutti gli operai indossavano il casco ed ogni altro DPI. (…) Abbiamo inteso replicare esclusivamente per rappresentare la verità, rispetto ad una immagine distorta della realtà per come rappresentata dal Segretario, nell’intento di difendere gli interessi di quanti sono coinvolti nell’esecuzione del cantiere: DDLL, CSE, tecnici di cantiere ecc., ed operai lavoratori, questi ultimi, indignati della vicenda che li ha visti protagonisti. Siamo fermamente convinti che, con il proprio operato, il Segretario della Fiom CGIL, anziché, tutelare gli interessi dei lavoratori, abbia loro arrecato danno ma, ancor di più, in seno all’Organizzazione Sindacale da lui rappresentata. Dunque, tanta enfasi per non dire nulla – quali inadempimenti le imprese avrebbero omesso in materia di sicurezza?? Il Segretario della Fiom CGIL, non aveva alcun interesse di difendere i lavoratori, ma evidentemente la necessità di ricercare un pò di visibilità per motivi a noi sconosciuti, o semplicemente per puro protagonismo, purtroppo, per lui, questa volta, ha scelto il cantiere e l’impresa sbagliata. In ultimo, la società sta già valutando i presupposti per ogni opportuna azione nelle sedi competenti a salvaguardia della tutela dell’immagine della società.»
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