Dagli anni d’oro in cui raggiunse l’apice come leader nazionale e internazionale come azienda specializzata nell’attività front line e back office, poi le difficoltà economiche determinate dalla crisi del settore che l’hanno portata a un passo dal baratro, fino alla risoluzione di quella che negli ultimi anni è diventata una vertenza chiave da risolvere per il futuro di centinaia di famiglie calabresi e non solo.
Nata nel 1997, la Abramo Customer Care, si è espansa aprendo filiali in Italia e all’estero. Il fondatore è l’imprenditore Giovanni Abramo, fratello dell’ex sindaco di Catanzaro Sergio Abramo, inizialmente socio, lascerà definitivamente l’azienda nel 2017.
E Crotone è solo il punto di partenza. Dalla Calabria (con sedi a Catanzaro e Montalto Uffugo) al Lazio e alla Sicilia, fino all’Albania, Berlino, San Paulo e Slovenia. Una internazionalizzazione che rappresenta una vera e propria svolta. Nel corso degli anni, infatti, l’azienda diventa uno dei principali attori nel mercato per le soluzioni integrate e uno dei player di riferimento nel business internazionale del contact center e arriva a contare circa 4mila dipendenti in Italia, di cui oltre mille solo a Crotone.
Inizia dopo il 2016 una fase discendente, quando il settore del call center accusa i colpi di una crisi che porterà a cambiamenti nelle condizioni di mercato e legislative. Le commesse diminuiscono e l’azienda entra in una fase di insolvenza. La riduzione repentina del fatturato genera perdite difficili da sanare.
Nel 2020 viene dichiarato lo stato di crisi, che diventata insanabile per la società crotonese dopo il mancato rinnovo delle commesse garantite da Tim e Fibercop.
Il 17 giugno 2021 viene firmato il concordato preventivo al Tribunale di Roma. Il 27 gennaio 2022 la sezione fallimentare del Tribunale di Roma dichiara lo stato di insolvenza dell’Abramo Customer Care, nominando, su designazione del Mise, tre commissari giudiziali a cui è affidata la gestione dell’azienda, che ottiene la revoca del concordato preventivo. La questione si trasforma in una vera e propria vertenza.
Nel novembre 2024 i commissari dichiarano la cessazione dell’attività e i lavoratori vanno in cassa integrazione. “Con l’approssimarsi della data fissata per la conclusione del programma di cessione realizzato da questa Amministrazione, in costanza della sospensione delle attività operative riferibili ai committenti Tim e Fibercop – spiegarono i commissari in una nota – con decorrenza primo novembre 2024 i lavoratori appartenenti all’area Operation saranno posti in cassa integrazione”.
Una situazione critica che rischia di compromettere il futuro di centinaia di lavoratori calabresi, insieme alle loro famiglie. Ma la svolta arriva grazie al progetto della Regione Calabria – con un investimento di 15 milioni di euro, ai quali si aggiungono 5 milioni messi dal governo nazionale – di affidare proprio ai lavoratori della Abramo Customer Care la dematerializzazione delle cartelle cliniche delle Aziende sanitarie e ospedaliere della Calabria. Progetto in relazione al quale il presidente della Regione Roberto Occhiuto annuncia un incontro che avviene il 5 novembre al ministero delle Imprese e del Made in Italiy, con la partecipazione delle rappresentanze sindacali.
All’incontro romano ne seguiranno altri con il ministro Adolfo Urso, fino alla risoluzione arrivata con un accordo che viene raggiunto e firmato: la società Konecta nell’ambito della attività di dematerializzazione delle cartelle sanitarie, finanziata dalla Regione Calabria e dal dipartimento Amministrazione digitale della Presidenza del Consiglio dei ministri, “si impegna ad assumere i 560 lavoratori di Abramo entro il 31 dicembre 2024”. Ulteriori 270 lavoratori di Abramo sono stati assunti il 16 dicembre a seguito delle commesse Tim e Fibercop affidate a Konecta. Il baratro viene scongiurato a pochi giorni dal Natale. (m.r.)
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