Tra qualche mese si tornerà a votare a Rende, che non è un comune qualsiasi ma, per la sua storia, probabilmente ancora il comune più importante della Calabria. Rende è stata commissariata per inquinamento mafioso, in un contesto nel quale è ancora oggi difficile capire le motivazioni. Chi scrive aveva sempre espresso perplessità sulle evoluzioni politiche della giunta Manna ma al contempo ribadito che una città così evoluta difficilmente potesse essere catalogata come una sorta di Taurianova anni ottanta. E per questo la classe politica dovrebbe modificare la legislazione interdittiva, punendo semmai i singoli e non pescando a strascico. Detto questo c’è una questione che dovrebbe interessare tutte le forze politiche e cioè il ruolo straripante della terna commissariale. Chiamata a ripristinare le eventuali illegalità e a gestire l’ordinaria amministrazione, in realtà la triade sembra comportarsi come un organismo democratico scelto dagli elettori. Prima ha assunto diversi dirigenti come se fossero supplenti bidelli ( e avrebbe invece dovuto semmai avvalersi di incarichi a tempo determinato). Ora, sembra che stia programmando l’approvazione del PSC, cioè dello strumento urbanistico, la concessione ventennale del Parco Acquatico e altri provvedimenti che bloccheranno il sindaco eletto dai cittadini.
Tutte queste cose una triade commissariale non è legittimata a farle, poiché non ha alcun mandato popolare e poiché vincolerà chi invece avrà un’ investitura elettorale a dover accettare decisioni di non poco peso. Che le forze politiche ( al netto della Federazione riformista) tacciano è un segnale preoccupante. Perché nella sostanza si delegano a una mera espressione burocratica scelte che fanno parte della politica. Non sarebbe male che il Prefetto di Cosenza ricordasse ai tre alti dirigenti che non spetta loro disegnare le future scelte di Rende. Altrimenti diventerà inutile anche eleggere il nuovo sindaco. Indro Montanelli, che non amava la burocrazia italiana, soleva dire che essa è efficiente quando lascia il compito della progettazione alla politica e cioè al popolo. Fare diversamente significherebbe intendere la pubblica amministrazione come una sorta di soviet in cui basta nominare delegati e sostituirsi al popolo. Tutto il contrario di ciò che è sovranità democratica e che legittima un sindaco ad amministrare. Si fermino i commissari e pensino in questi pochi mesi alle buche, alla manutenzione ordinaria e lasciare a chi ne avrà piena legittimità scelte che non competono alla loro missione. Anche per non confermare quello che lo stesso Montanelli diceva a proposito degli italiani ( che poi è la versione elegante di un vecchio detto siciliano): “Date a un nostro connazionale una divisa da caporale e penserà subito di essere Napoleone”.
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