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Luzzi, l’inferno della 30enne «sequestrata e minacciata». Sarebbe stata anche costretta a prostituirsi

L’ex compagno 55enne è stato arrestato. Il racconto dell’avvocata della vittima. «Iscritta su un sito di incontri»

Pubblicato il: 10/01/2025 – 10:40
Luzzi, l’inferno della 30enne «sequestrata e minacciata». Sarebbe stata anche costretta a prostituirsi

COSENZA Una brutta storia consumatasi nel cuore del Cosentino, a Luzzi a pochi chilometri dalla città dei bruzi. Allertati dalla telefonata di una madre preoccupata per la scomparsa della figlia, una 30enne di origini polacche, i carabinieri della stazione di Montalto Uffugo guidati dal maresciallo Giuseppe Motta hanno immediatamente avviato le indagini: poi concluse con l’arresto in flagranza di un 55enne del posto accusato di sequestro di persona e atti persecutori. L’indagato è da ritenere presunto innocente in considerazione dell’attuale fase del procedimento fino ad un definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile.
Una storia tormentata quella tra l’operaio e la giovane che aveva deciso di interrompere la relazione, querelando l’ex compagno per condotte persecutorie. Sono stati i carabinieri della Compagnia di Rende ad avviare le ricerche della ragazza, rintracciata poi nell’abitazione del 55enne, «rinchiusa in un vano sottotetto – posto a circa sette metri di altezza – inaccessibile, se non mediante l’utilizzo di una scala removibile» si legge in una nota diffusa dai carabinieri. La giovane sarebbe stata costretta ad «ingerire delle pillole – la cui composizione è in corso di accertamento – e le sarebbe stato sottratto il telefono cellulare».

La versione dell’avvocata

C’è una storia nella storia di questa vicenda, a raccontarla al Corriere della Calabria è l’avvocata Elvira Covello. «La persona offesa si è recata a studio da me il 20 dicembre 2024, per essere difesa nell’ambito di un procedimento penale». La 30enne avrebbe raggiunto lo studio della penalista accompagnata dal 55enne. «Qualche giorno dopo la signora ha chiesto, tramite messaggi, di potermi incontrare da sola, perché in pericolo e aveva cose gravi da dirmi. In quel momento mi trovavo fuori regione, le ho fatto una videochiamata il 2 gennaio 2025. In quella occasione mi ha raccontato di essere stata costretta a prostituirsi sotto minacce, da ormai un anno, e che per far questo l’uomo l’avrebbe anche iscritta su un sito d’incontri». Il racconto dell’avvocata prosegue. «Ha detto che prima di raggiungere il mio studio, l’uomo l’avrebbe minacciata con una pistola e se avesse raccontato cosa era costretta a fare, avrebbe sparato. Lui si è accorto della richiesta di aiuto e dal pomeriggio del 2 gennaio ha iniziato a inviarle vocali nei quali le diceva che avrebbe dovuto organizzare anche la mia uccisione, l’avrebbe fatto lui o un suo sicario». A questo punto la penalista dice di aver «fatto scattare il codice rosso e la vittima il 5 gennaio 2025 è stata sentita in modalità protetta dai carabinieri per sfruttamento della prostituzione».
Arriviamo al 7 gennaio 2025, «mentre si recava in farmacia sotto casa la 30enne è stata portata via e il telefono buttato via mentre era in corso una telefonata con la mamma della ragazza che ha allertato i carabinieri e la sottoscritta». Poi sono scattate le ricerche, l’operaio è finito in carcere e la donna è stata rintracciata e condotta in pronto soccorso. (f.b.)

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