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‘Ndrangheta, le estorsioni e le minacce all’imprenditore: «Mi disse che mi avrebbe ammazzato e dato in pasto ai porci»

Chiamato a deporre come teste, Domenico De Lorenzo racconta le richieste estorsive e le intimidazioni: «Ho vissuto anni terribili»

Pubblicato il: 13/01/2025 – 19:13
‘Ndrangheta, le estorsioni e le minacce all’imprenditore: «Mi disse che mi avrebbe ammazzato e dato in pasto ai porci»

VIBO VALENTIA «Mi disse che mi avrebbe ammazzato e dato in pasto ai porci. Mi fece vedere anche la pistola, mi indicò il centro della fronte con un dito dicendo che mi avrebbe fatto un buco». È l’inquietante episodio raccontato in aula oggi, presso l’aula bunker del nuovo Palazzo di Giustizia di Vibo Valentia, da Domenico De Lorenzo, imprenditore e teste chiamato a deporre nel maxiprocesso Maestrale contro la ‘ndrangheta vibonese. Incalzato dal pm Andrea Buzzelli, l’imprenditore ed ex titolare di una ditta rievoca le minacce e le richieste estorsive di cui sarebbe stato destinatario nel 2018, prima che scattasse l’operazione Olimpo.

«Mi hanno chiesto 50 mila euro»

De Lorenzo cita, in particolare, due figure: quella di Pasquale Scordo, in passato anche consigliere comunale di Piscopio, e Francesco Lo Scalzo, originario di Tropea. Al primo viene contestato il ruolo da «intermediario» tra l’imprenditore e la ‘ndrina Mancuso. «Conosco Pasquale Scordo da quando ero piccolo» ha raccontato in aula De Lorenzo. «In un incontro mi ha riferito che non facevo più i “doveri” e che stava portando questo messaggio da parte di Domenico Mancuso. Era l’estate del 2018». A cosa si riferisse Scordo con il termine “doveri”, De Lorenzo risponde: «Siamo in Calabria, i “doveri” significava che dovevo pagare il pizzo. Io non sapevo dei loro rapporti, lo stesso Scordo era infastidito da questo messaggi che doveva portare. La richiesta che mi è stata fatta è di 50 mila euro». Una somma, a detta di De Lorenzo, mai versata: «Io i doveri non li ho mai fatti, ho chiesto a Scordo di poter incontrare questi personaggi, ma mi negò l’incontro con Mancuso dicendomi che è un pazzo che mi avrebbe messo le mani addosso».

«Ho vissuto anni terribili»

L’imprenditore, in aula, denuncia «gli anni terribili» vissuti. «Avevo molta paura, ancora oggi vivo in costante paura. Sono andato via dalla Calabria, l’azienda alla fine l’ho dovuta chiudere, un’azienda storica che c’era dal 2015. Avevo paura di tutto e di tutti, se incontravo per strada gli “attori” di questa vicenda cercavo di evitarli». De Lorenzo assicura però di «aver scelto sempre la legge, di essere stato dalla parte della legge», nonostante la paura e il timore di «essere vittima anche di attentati dinamitardi. Ho anche denunciato un Accorinti, non ricordo il nome, che entrò davanti ai clienti, si prese un vaso e se ne andò». È sempre in quel periodo che sarebbero nati i problemi per la sua impresa: «Sono stato escluso come fornitore, una cosa che prima non era mai successa» spiega e che avrebbe così portato alla chiusura della stessa, con De Lorenzo “costretto” a vendere immobili di famiglia per pagare i debiti.

Le minacce

Di presunte minacce il teste riferisce anche per quanto riguarda Francesco Lo Scalzo, 42enne di Tropea, accusato di estorsione. Nei suoi confronti De Lorenzo avrebbe vantato un ingente credito, tuttavia mai pagato da Lo Scalzo. «Andai a incontrarlo, per prima cosa mi perquisì e mi chiese se avessi microfoni addosso» racconta in aula. «Nel frattempo, mi chiedeva, secondo me, quanto tempo ci avrebbe messo per uccidermi. Io risposi “un minuto”. Poi disse all’altro “prendilo dai piedi” e che mi avrebbe ammazzato e dato in pasto ai porci. Io avevo paura, iniziai a guardarmi intorno per cercare vie di fuga, vidi la spiaggia con della gente e pensai di andare verso di là. Lui si avvicinò a me, mi mostrò la pistola e indicandomi il centro della fronte con il dito mi disse “ti faccio un buco qui”».

Le intimidazioni allo showroom

Minacce che non si sarebbero concluse con quel giorno. «Un paio di volte venne nel mio showroom con una bottiglia di benzina e un accendino, a minacciarmi davanti ai clienti. Loro se ne sono andati impauriti». Episodio su cui si è concentrato anche l’avvocato Giuseppe Di Renzo in controesame, che ha chiesto al teste di fare i nomi dei clienti per confermare l’episodio, trovando però la risposta negativa di De Lorenzo: «Non li farò, ho già paura io, non voglio che abbiano paura anche altri». (ma.ru.)

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