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25 anni senza Craxi, il migliore

Seppure l’appellativo riguardi Palmiro Togliatti, il termine , “il migliore”, potrebbe essere perfettamente abbinato a Bettino Craxi, che moriva ancora troppo giovane, 25 anni fa in esilio ad Hamm…

Pubblicato il: 15/01/2025 – 14:39
di Mario Campanella
25 anni senza Craxi, il migliore

Seppure l’appellativo riguardi Palmiro Togliatti, il termine , “il migliore”, potrebbe essere perfettamente abbinato a Bettino Craxi, che moriva ancora troppo giovane, 25 anni fa in esilio ad Hammamet.
25 anni dopo sarebbe il caso di riconciliare l’intero sistema politico, soprattutto quello della sinistra, con uno statista impressionante e un leader politico unico nel suo genere.
Non che l’Italia, da De Gasperi ad Einaudi, Andreotti, Fanfani, Nenni, Berlinguer, Almirante, La Malfa, non abbia avuto grandi uomini politici ma l’unicità di Craxi rimane nella storia.
Fu Giacomo Mancini, insieme a De Martino, a farlo eleggere segretario nazionale al Midas, probabilmente con la pretesa di entrambi, che pure erano uomini politici di altissimo livello, di poterlo governare.
Craxi, invece, si dimostrò autonomista autentico. Socialista amante di Proudhon, autonomista nel solco di Nenni, arrivò a Palazzo Chigi il 1983 e vi rimase per quasi quattro anni, stabilendo un record di longevità nella prima Repubblica.
La lunga e dolorosa lotta con il Pci e la caduta della prima Repubblica, per effetto di quanto avvenuto a Berlino, posero fine alla sua vita politica.
Fare un paragone tra qui tempi e oggi non è possibile. La stessa idea di sovranità nazionale, che pure all’epoca era compressa dal blocco bipolare, oggi è soppiantata dalla preminenza europea. Craxi seppe vedere con lucidità i limiti di Maastricht. Ma il mondo era cambiato dopo la caduta del muro.
Se vi fu un errore fu quello, dopo il novembre del 1989, di non avere accelerato la fusione della sinistra e capito che il sistema nato nel dopoguerra era finito.
Amato molto a destra, per una serie di questioni topiche, dall’incontro con Almirante per le consultazioni del 1983 a Sigonella, Craxi rimane un uomo di sinistra.
Riformista e moderno, quanto mai attuale nella coniugazione di meriti e bisogni.
Si devono in gran parte al Psi, che era cruciale nel pentapartito, le riforme sociali e civili del nostro Paese, una cultura garantista oggi affievolita, la tenuta democratica negli anni difficili.
Socialisti veri e propri sul proscenio nazionale ne sono rimasti pochi ( Cosenza è guidata però da un socialista) e questo rimane l’handicap principale per una proposta alternativa di governo della sinistra. Che deve imparare a fare autocritica riconoscendo a Bettino Craxi una grandezza e un’attualità che ancora oggi sorprendono.

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