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l’inchiesta

Analisi e sanificazioni mai effettuate dall’Asp veterinaria di Catanzaro: le ispezioni e le “omissioni” impartite da Caparello

Il presidente dell’Ordine dei medici veterinari «avrebbe coordinato le attività del sodalizio criminale» e avrebbe «omesso le criticità presenti»

Pubblicato il: 15/01/2025 – 12:59
di Giorgio Curcio
Analisi e sanificazioni mai effettuate dall’Asp veterinaria di Catanzaro: le ispezioni e le “omissioni” impartite da Caparello

CATANZARO 21 persone indagati tra docenti, medici e professionisti legati al Asp veterinaria di Catanzaro e all’Università Magna Graecia. In totale sono 12 le misure cautelari eseguite, di queste 11 sono arresti domiciliari e una è un’interdizione dai pubblici uffici per un anno. Oltre all’ex rettore Giovambattista De Sarro, è finito ai domiciliari anche Giuseppe Caparello, lametino classe 1957, presidente dell’Ordine dei medici veterinari.

L’inchiesta

Secondo quanto emerso dall’inchiesta della Guardia di Finanza di Catanzaro, vergata dal sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro, Saverio Sapia, e dall’aggiunto Giulia Pantano e coordinati dal procuratore ff Vincenzo Capomolla, Giuseppe Caparello è considerato «promotore e organizzatore dell’associazione» e, in qualità di direttore della Struttura Complessa del Servizio Veterinario dell’Asp di Catanzaro dal 2018 e di direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’Asp di Catanzaro dal 2020, «avrebbe coordinato le attività del sodalizio criminale», impartendo agli ispettori dell’Azienda sanitaria veterinaria di ispezionare gli stabulari con «istruzioni volte ad omettere di rilevare le criticità presenti».
Inoltre, si legge ancora nel capo d’accusa, avrebbe mantenuto «uno stabile rapporto corruttivo con l’ex rettore Giovambattista De Sarro e Rita Citraro, entrambi finiti ai domiciliari, ottenendo l’illecita ammissione della figlia Maria alla scuola di specializzazione in Farmacologia e Tossicologia Clinica».

Le disposizioni

Come previsto dalle disposizioni sovranazionali e nazionali, integrate dal “manuale dei servizi veterinari” interno all’Asp di Catanzaro è necessario che i controlli siano almeno annuali per le attività categorizzate ad alto rischio, salvo che all’esito dell’inserimento dei dati di categorizzazione risulti necessaria una frequenza maggiore dei controlli. Inoltre, per ciò che concerne le modalità dei controlli è previsto che siano sempre a sorpresa, salvo che si tratti di attività di audit, per le quali è fisiologicamente necessario avvisare prima la struttura al fine di poter mettere a disposizione le persone da intervistare.

La prima omissione

Come emerso dall’inchiesta della Guardia di Finanza, c’è una prima e anche più importante omissione da parte dei vertici dell’Asp, Caparello nella duplice veste di direttore del Dipartimento di Prevenzione e di direttore facente funzioni, sino al 2022, dell’area C (ovvero quella addetta alle ispezioni veterinarie), e Viscomi, in qualità di referente per le attività ispettive sugli stabulari, ed è la mancata categorizzazione del rischio, prevista come obbligatoria dalla legge, in assenza della quale non vi sarebbe una linea chiara da seguire, evitando così che l’omissione «quasi sistematica dei controlli sugli stabulari» emergesse attraverso alert informatici e venisse così attenzionata dagli organi di controllo sia interni all’Asp di Catanzaro che esterni come il Ministero della Salute.  

Le ispezioni

I capi di imputazione riportati dal gip Sara Merlini nell’ordinanza hanno ad oggetto l’esito delle quattro ispezioni realizzate nel corso degli ultimi dieci anni dall’Asp veterinaria di Catanzaro in entrambe le strutture, di cui tre a Roccelletta e una a Germaneto. Nell’ordinanza, quindi, si fa riferimento ad una prima ispezione risalente al 22 dicembre del 2016 presso lo stabulario di Roccelletta di Borgia, connessa a quelle precedente risalente, invece, al 12 maggio 2015. L’esito era “regolare” in ordine alle condizioni igienico-sanitarie e al rispetto del benessere animale, ma nel verbale di ispezione è riportato un richiamo all’assenza dell’armadietto dei farmaci ed al registro degli stupefacenti, affermando la necessità della loro istituzione, attesa «l’indispensabilità degli stessi al rilascio dell’autorizzazione per la scorta di farmaci veterinari». Come sarebbe emerso dai controlli della Guardia di Finanza, però, nonostante le prescrizioni, di fatto non sarebbero mai stati istituiti i registri che verranno introdotti, per lo stabulario di Roccelletta, solo nel 2021. Ciononostante, nel successivo controllo eseguito il 22 dicembre del 2016, Viscomi e Anselmo Poerio affermano che «l’ispezione ha avuto esito regolare». Nell’ordinanza, poi, viene riportata un’altra ispezione eseguita a Germaneto il 29 dicembre del 2016 da Viscomi e Poerio, attestando l’esito regolare del controllo che ha riguardato le «condizioni di benessere sugli animali da esperimento». Come emerso però dall’attività investigativa, solo una settimana prima – il 22 dicembre 2016 – presso lo stabulario di Germaneto non erano presenti il registro di carico e scarico farmaci, quello di carico e scarico sostanze stupefacenti, l’armadietto blindato per le scorte di stupefacenti e quello per le scorte dei farmaci e le prescrizioni di farmaci analgesici e antinfiammatori.

Le segnalazione inviata all’Asp 

C’è, poi, un altro caso legato all’ispezione presso lo stabulario di Roccelletta di Borgia. Tutto è partito dalla segnalazione inviata via mail all’Asp veterinaria di Catanzaro, segnalando la presenza di nidiate, nonostante lo stabilimento non sia autorizzato all’allevamento. Come ricostruito dagli inquirenti, dunque, Caparello il 26 febbraio invia la missiva all’area C del Servizio Veterinario, responsabile delle ispezioni, diretta da Giuseppe Viscomi, con quest’ultimo che invia gli ispettori Anselmo Poerio e Pierino Anastasio sul luogo. Entrambi, probabilmente, «il 1° marzo 2021 effettuano un’ispezione», si legge. Dopo soli sette giorni dalla segnalazione, gli ispettori danno atto di «non aver rinvenuto le femmine di topo con nidiata segnalate» e affermano, inoltre, che «la struttura non presenta problematiche igienico–sanitarie». Per gli inquirenti e per il gip, però, si tratterebbe comunque da ritenere inverosimili alla luce del fatto che erano trascorsi solo sette giorni dalla segnalazione.

7 anni senza controlli

Il 17 e il 23 febbraio del 2023, dopo aver omesso i controlli routinari per sette anni, l’Asp veterinaria di Catanzaro decide di ispezionare gli stabulari di Roccelletta e Germaneto. Gli indagati, più volte, nelle intercettazioni telefoniche, parlano di un’operazione necessaria e relativa ad una successiva ispezione da parte del Ministero della Salute che sarebbe avvenuta nei mesi a seguire e legata al rinnovo dell’autorizzazione agli stabulari. In una intercettazione, in particolare, Fabio Castagna e Giovanni Loprete, entrambi ai domiciliari, nel commentare le ispezioni che sarebbero state svolte presto, descrivono lo stato dello stabulario ed evidenziano le numerose criticità presenti che riguardavano la sanificazione degli ambienti e le analisi microbiologiche, entrambe mai espletate. Lo stesso giorno del controllo, inoltre, Castagna avrebbe riferito ad Anselmo Poerio di «aver avvisato Domenico Britti del fatto che il controllo sarebbe stato imminente anche presso il suo stabulario». Dopo aver concordato l’ispezione, Britti e Viscomi passano a parlare delle criticità esistenti negli stabulari e mai rilevate formalmente dall’Asp, e affermano come di fatto a Roccelletta sia stato svolto «un progetto con la riproduzione dei ratti» ma senza autorizzazione. (g.curcio@corrierecal.it)

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