Un pareggio e una sconfitta. Catanzaro e Cosenza escono dall’ultimo turno del campionato di serie B con qualche rimpianto e tanta delusione. I rimpianti appartengono alle Aquile che contro il forte Pisa hanno sprecato diverse occasioni nitide da gol per conquistare l’intera posta in palio. La delusione e dei Lupi, sconfitti anche a Cremona e sempre più ultimi in classifica.
Il Cosenza calcio ormai è un film già visto e rivisto. Sequenze di un copione scritto malissimo che si ripete sistematicamente e, ogni anno, trova una piccola aggiunta in grado di dare un senso differente al finale della pellicola: un miracolo sportivo, una pandemia che stravolge le carte in tavola, un ripescaggio dopo una retrocessione meritata, un crollo inaspettato degli avversari nella lotta alla sopravvivenza, un Tutino che segna anche di tacco al volo ed evita così l’ennesimo disastro.
Quest’anno la novità è la penalizzazione di quattro punti in classifica che dall’inizio del torneo sta incidendo maledettamente nel cammino di una squadra che, pur lottando senza risparmiarsi mai, mostra in ogni partita tutti i limiti tecnici e psicologici di cui è provvista. A ciò, bisogna aggiungere un aspetto forse non abbastanza tenuto in considerazione che, molto di più rispetto alle passate stagioni, sta condizionando il campionato della squadra rossoblù: la rottura totale tra la piazza e la società di Eugenio Guarascio. Una società a cui si chiede da tempo il massimo sforzo per evitare la C o, in alternativa, un passo indietro. Una società che risponde alla vulcanica passione della tifoseria con il silenzio e con il blocco dei commenti perpetuo per ogni post diffuso sulle sue pagine social. Una società che, dopo la sconfitta di Cremona, simile a tante altre, vieta, senza fornire spiegazioni, al suo allenatore (che fino a ieri era stato l’unico ad averci messo la faccia) di partecipare alla conferenza stampa post-partita. E a quanto pare, proprio lui, Massimiliano Alvini, ora rischia di perdere il posto. Anche qui, come da copione, le riflessioni di Guarascio su un probabile cambio di panchina (la sfida contro il Cittadella potrebbe essere decisiva in tal senso), giungono insieme alle critiche di una parte di sostenitori sulle scelte tecniche del mister considerate sbagliate, come se quelle fossero il reale motivo di una crisi a questo punto irreversibile.
A tutto questo oggi si è ridotto il calcio cosentino, e l’ultimo posto in classifica ne è l’inevitabile triste conseguenza.
Crema: 700 tifosi rossoblù allo “Zini” di Cremona sono tanta roba. Soprattutto se si pensa all’ultimo posto, alle scarsissime prospettive di rilancio, al clima di disfacimento che si respira nell’ambiente cosentino e all’atteggiamento – inspiegabile – di sfida che il club silano sembra aver avviato nei confronti non solo degli appassionati al calcio rossoblù, ma della città intera (dopo la vicenda caro-biglietti del derby, i rapporti tra Guarascio e Franz Caruso sono ai minimi storici e la sensazione è che a poco servirà la promessa di intervento del primo cittadino).
Amarezza: ciò che abbiamo scritto sopra basterebbe a spiegare l’amarezza e l’impotenza di chi ama i colori rossoblù di fronte a ciò che è stato e continua ad essere combinato dalla società silana in questa annata disgraziata. Aggiungiamo un piccolo tassello, che, se mai ce ne fosse bisogno, mette in luce ulteriormente il gioco a massacro messo in atto da chi abita le stanze dei bottoni.
Ci riferiamo all’addio di Michele Camporese, il miglior difensore presente quest’anno in organico, che la settimana scorsa, dopo mesi vissuti da separato in casa per un rinnovo mai arrivato, prima di iniziare la sua nuova avventura con il Milan Futuro, ha salutato tifoseria, compagni e staff sanitario e non la società. (Francesco Veltri)
Se il pareggio della scorsa settimana a Bolzano aveva lasciato non poche perplessità, quello ottenuto al Ceravolo contro il Pisa ha decisamente un altro sapore.
Il Catanzaro impatta 0-0 con la vicecapolista del torneo e, a conti fatti, esce dal campo non senza qualche rammarico per la mole di gioco prodotta e le occasioni avute per conquistare l’intera posta in palio. I tiri in porta sono lo specchio dell’andamento della partita. Alla fine, saranno 7 per il Catanzaro, 1 per il Pisa con Semper che merita la palma di migliore in campo. Giallorossi che, di certo, avrebbero meritato qualcosa in più e che sono usciti dal campo tra gli applausi del pubblico del Ceravolo.
Difesa praticamente perfetta con Bonini, Antonini e Scognamillo insuperabili davanti ad un Pigliacelli quasi mai chiamato in causa ma sempre pronto se ci si affaccia dalle sue parti. Il ritorno di Petriccione in mezzo al campo ha restituito geometrie e ritmo alla manovra con Pontisso e Pompetti sempre efficaci negli inserimenti, mentre sulle fasce Brignola e Situm sono state due spine nel fianco, il croato una spanna su tutti. In avanti è mancato il guizzo ma la prova di Pittarello e capitan Iemmello è comunque da applausi.
Resta il rammarico per una gara magistralmente condotta dai giallorossi che dal primo all’ultimo minuto hanno fatto la partita e messo alle corde la squadra di Inzaghi. Un pizzico di cinismo e lucidità sottoporta in più, o magari anche solo un pizzico di fortuna in più e staremmo qui a commentare una vittoria pesantissima.
Il quattordicesimo pareggio stagionale (il testa a testa con la Juve prosegue) continua a muovere la classifica delle aquile che vengono però superate dal Palermo e sono quindi settime con 29 punti.
Crema: le convinzioni, ormai acquisite, del gruppo giallorosso che si esalta quando incontra squadre che giocano e lasciano giocare l’avversario. La prova gagliarda dei ragazzi di Caserta è l’ennesima dimostrazione di un equilibrio ed una quadra definitivamente trovata, l’ennesima prova di maturità di un gruppo che continua a crescere e ad acquisire nuove certezze. Il Catanzaro se la gioca con tutte e alla pari, senza timori.
Amarezza: se arrivano conferme sulla crescita del gioco e dell’intesa, non arriva ancora il primo acuto contro una big di questo campionato. Nonostante le buone indicazioni al Catanzaro manca ancora la vittoria altosonante quella che potrebbe dare una svolta al campionato delle aquile e proiettarle verso posizioni di classifica ancor più lusinghiere. Altra amarezza la scarsa presenza sugli spalti. Per la sfida contro la vicecapolista guidata in panchina da un campione del Mondo, c’erano al Ceravolo solo 8.293 spettatori. In una domenica pomeriggio di sole, anche se freddina, ci si poteva onestamente aspettare qualcosa in più. (Stefania Scarfò)
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