CROTONE Il consiglio comunale di Crotone sospeso per impraticabilità. A fare esplodere la polemica è stata la trattazione del terzo punto all’ordine del giorno che riguardava una interpellanza presentata dal capogruppo di “Stanchi dei soliti”, Igino Pingitore, su una presunta intimidazione che avrebbe subito per un post pubblicato su facebook lo scorso 17 novembre.
La vicenda non è nuova. Pingitore ha iniziato il suo intervento raccontando di essere un dipendente di un gruppo bancario e di essere stato chiamato, “nella tarda mattinata del 20 novembre scorso”, per “partecipare ad una videochiamata dal direttore generale dell’Istituto”. Una convocazione che ha lasciato perplesso il consigliere comunale in quanto non è un dipendente di quell’istituto, pur essendo un bancario. In sostanza chi lo ha convocato non avrebbe avuto titolo per farlo. C’è stata una interlocuzione con videochiamata tra il consigliere e un dirigente di una Banca, che probabilmente pensava di interloquire con un proprio dipendente. “Durante la videochiamata – ha detto Pingitore – il direttore mi ha comunicato di essere stato incaricato dal presidente della banca per discutere di un articolo che avevo pubblicato sui social in cui esprimevo critiche nei confronti del sindaco”. Una richiesta che, a dire di Pingitore, gli avrebbe “provocato stupore”. Proprio per questo avrebbe contestato la sua chiamata in causa, chiedendo “se avesse mai usato parole denigratorie nei confronti dell’istituto”. “Con una chiarezza disarmante – ha sottolineato Pingitore – il direttore ha poi riferito che il sindaco si lamentava delle mie critiche nei suoi confronti. Mi sono trovato in una posizione sconcertante ed ho dovuto ribadire che né il direttore e né il presidente della banca erano i miei superiori”. “La video chiamata – ha chiosato Pingitore – si è conclusa senza un chiarimento definitivo”. Secondo Pingitore il fatto grave sarebbe rappresentato dalla circostanza che ci fosse stato un intervento di un soggetto esterno al mondo bancario (in questo caso il sindaco). “Questo non è solo un fatto grave, ma la strategia di un fatto ancor più insidioso”. Rivolgendosi a Voce, Pingitore ha aggiunto: “Signor sindaco lei ha agito con malizia cercando di mettere in difficoltà non solo me, ma anche i dirigenti della banca e la sua azione ha rappresentato una intrusione inaccettabile nel mio ambito lavorativo e un tentativo di imbavagliare le mie idee e le mie posizioni. La gravità della sua condotta non risiede solo nel contenuto delle sue segnalazioni ma nelle procedure come sono state diffuse”. Nel passaggio successivo, Pingitore contesta a Voce di avere annunciato querela nei suoi confronti, mentre lui che “ha i documenti per farlo, non lo ha ancora fatto”. Avrebbe, quindi, le prove delle gravi accuse mosse e per questo ha annunciato di volere informare “i propri superiori, perché prendano atto di quello che sta accadendo” per avere la garanzia che “la libertà di espressione non venga compromessa da atti di intimidazione travestite da richieste di chiarimento”. “Signor sindaco – ha continuato Pingitore – la sua posizione è diventata insostenibile ed è giunto il momento di riconoscere che non è adatto a ricoprire questa importante poltrona”.
Accuse e parole durissime nei confronti del sindaco, che nella sua replica ha definito l’intervento del capogruppo di “Sanchi dei soliti” “una farsa” ed ha annunciato che alcune delle cose dette da Pingitore “saranno aggiunte alla querela” che aveva già deciso di presentare per il post pubblicato sui social. “Lo dico di nuovo – ha sottolineato Voce – sarà querelato per diffamazione e calunnia”. A questo punto Voce ha annunciato di volere chiarire le ragioni della sua scelta ed ha subito chiarito di avere avuto rapporti con la banca in questione, ovviamente negando di avere chiesto interventi contro Pingitore. In prima battuta ha replicato alla richiesta di dimissioni evidenziando che “la poltrona che occupa è stata assegnata dai Crotonesi con 16.434 voti”, mentre i voti che hanno consentito a Pingitore di entrare in Consiglio sono una ottantina. Ha, poi, accusato Pingitore di “avere il brutto vizio di lanciare la pietra per poi nascondere la manina”. A cui si aggiunge “il brutto vizio di andare a piangere sulla spalluccia di un consigliere regionale e di consiglieri comunali”. Secondo Voce le accuse mosse da Pingitore non fanno parte della critica politica. Parlando della pubblicazione del post, Voce ha chiesto “come fa ad accusarlo di essere “un latratore seriale”. Un fatto che sarà giudicato dai giudici dopo che sarà presentata la querela”. Il sindaco ha contestato “soprattutto la foto allegata al post, che ritrae tre cani lupi che sbranano una bandiera italiana. Il consigliere deve spiegare quali leggi il sindaco ha calpestato”. Ha, poi, evidenziato che avrebbe “potuto bocciare questa cosa”. Probabilmente si riferiva alla possibilità di evitare il dibattito sulla vicenda. “Volevo rispendere e la deve smettere di volere sembrare un santo perché non lo è… quando pubblica un post su Facebook è un atto pubblico e non c’è niente di privato”. A questo punto dai banchi dei consiglieri di opposizione è partita qualche contestazione (Pingitore principalmente) e nonostante l’intervento del presidente Mario Megna tendente a smorzare la polemica la situazione è diventata incandescente. Il presidente del Consiglio ha deciso, quindi, di interrompere la seduta.
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