COSENZA «Sono state ore brutte, mia moglie era scioccata. In quel momento eravamo tutti insieme nella stanza, io, mia moglie, mia suocera e mio figlio». «Questa signora l’abbiamo vista entrare, e in quel momento mia suocera si è insospettita perché questa donna non l’avevamo mai vista».
È drammatico il racconto di Federico Cavoto, padre della piccola Sofia, rapita dalla coppia Rosa Vespa e Aqua Moses, e ritrovata nel giro di tre ore ieri sera a Cosenza, parlando con i giornalisti.
«Dopo aver allarmato i Carabinieri, abbiamo pensato che questa signora non aveva neanche un tesserino». E, ha spiegato il papà «a quanto dicono questa donna è entrata in clinica già negli altri giorni, da venerdì» e ha sottolineato che «nella clinica di fatto non c’è nessuno che controlla né all’entrata né all’uscita».
Il papà della neonata Sofia racconta gli attimi che hanno proceduto il rapimento ad opera di Rosa Vespa. «È entrata dicendo che era una puericultrice e che doveva pulire la bambina. Noi le abbiamo detto che era stata cambiata già la mattina e lei fa “ma sono passate più di tre ore?” e le abbiamo detto “sì”, e allora ci ha detto: “Ve la cambio” e gliel’abbiamo data, non potevamo pensare a tutto il resto. Sembrava serena, non c’era nulla di strano. Ci è apparsa fredda, lucida». «All’inizio si pensa di tutto, magari questi potevano andare chissà dove. In quei momenti ne pensi tante, ne pensi tante, in quel momento ne pensi tante».
Una storia per fortuna a lieto fine, anche per il grande lavoro compiuto dagli agenti di Polizia della Questura di Cosenza. «Le forze dell’ordine sono state eccezionali, sono stati bravissimi – ha detto Federico Cavoto – in pochissimo tempo sono riusciti a trovare i responsabili ma sono state le tre ore più brutte della nostra vita. Per fortuna è andata bene, l’importante è che la bambina è tornata e che sta bene». (redazione@corrierecal.it)
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