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Il grido di dolore degli avvocati: «Diritto alla difesa svilito, maxiprocessi insostenibili»

All’anno giudiziario la voce – spesso polemica – del mondo forense. «Processo sbilanciato a favore dell’accusa, bene la separazione delle carriere»

Pubblicato il: 25/01/2025 – 16:18
Il grido di dolore degli avvocati: «Diritto alla difesa svilito, maxiprocessi insostenibili»

CATANZARO «La nostra missione non si esaurisce nella Difesa tecnica, ma si estende alla tutela dei principi dello Stato di diritto e della democrazia. Gli avvocati sono il baluardo contro ogni abuso e devono essere messi nelle condizioni di svolgere la propria funzione senza ostacoli, nel pieno rispetto delle garanzie costituzionali». Lo ha detto la presidente dell’Ordine degli avvocati di Catanzaro Vincenza Matacera, intervenendo alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario del Distretto. I rappresentanti del mondo forense hanno anch’essi evidenziato le numerose criticità che riguardano il sistema giustizia e che comprimono il ruolo della difesa. «La giustizia civile – ha aggiunto la Matacera –  è ormai privilegio di coloro che, per capacità economiche, possono permettersi il lusso di chiedere l’accertamento del loro diritto. Vi è un miglioramento dei dati sulle pendenze. Ciò, però, è frutto di una rilevante e preoccupante riduzione del contenzioso, soprattutto in ambito civile. I cittadini preferiscono rinunciare alla difesa dei propri diritti, spaventati dai costi e sfiduciati dalle lungaggini processuali. Ulteriore problema è quello relativo al Giudice di Pace. La situazione è sempre più drammatica, trasformandosi in denegata giustizia, con tempi infiniti. Sempre a più voci ci si chiede: a qualcuno interessa la giustizia? In tutt’Italia i rinvii vanno a fine 2026, a Catanzaro le udienze di comparizione dei ricorsi iscritti nel 2023 sono iniziate ad ottobre 2024. Da tutte le associazioni forensi si alzano inviti alle Istituzioni per la formazione di un tavolo di lavoro al fine di trovare soluzioni concrete».

I maxiprocessi

Altro problema per Matacera è quello della «insostenibilità dei maxiprocessi penali, l’impegno enorme di risorse che molto meglio potrebbero impiegarsi per far funzionare la Giustizia ordinaria. La dematerializzazione della presenza degli imputati detenuti non richiede oramai spazi smisurati ma solo adeguati impianti di telecomunicazioni. I penalisti calabresi – ha ricordato la presidente dell’Ordine gli avvocati di Catanzaro – hanno partecipato all’astensione dalle attività giudiziarie, promossa dal Coordinamento dei presidenti delle Camere Penali calabresi ritenendo inaudita ed inaccettabile la decisione di celebrare il processo Rinascita Scott, nella aula bunker di Catania, a centinaia di chilometri di distanza dalla sede propria, che vedrà imputati, persone offese, giudici e difensori, costretti a fare i conti con lo svilimento dell’esercizio concreto del diritto di difesa e con ingenti costi da sostenere a livello personale, familiare, economico e sociale. Altro processo, Recovery, subirà la stessa sorte. Desidero sottolineare che solo attraverso un dialogo costruttivo tra Magistratura, Avvocatura e Istituzioni possiamo affrontare e risolvere le criticità».

La riforma della giustizia

Un passaggio anche sul tema della riforma della giustizia: «Piuttosto che prese di posizione estreme – ha sostenuto la Matacera – sarebbe necessario confrontarsi e dialogare insieme, facendo ricorso alla cultura giuridica che è unica e che appartiene a tutti (giudici, pm, avvocati, professori), spiegare ai cittadini, che stanno a guardare, i punti di vista di tutti. Una cosa è certa, una riforma è necessaria perché attualmente quello che purtroppo conta nei processi è l’accusa, non il processo; l’arresto, non la sentenza. Invero, l’attenzione da parte della stampa e della politica è sempre più incentrata all’azione delle Procure così dando spazio all’errato convincimento collettivo, che il momento giurisdizionale più importante, nell’accertamento della verità, stia nella attività inquirente, negandosi autorevolezza e dignità alla decisione propria del giudice. La separazione delle carriere vuole riequilibrare questa anomalia, restituendo al giudice la piena indipendenza dall’inquirente, e la effettiva equidistanza dalle parti. La separazione delle carriere dunque – ha rilevato la presidente dell’Ordine degli avvocati – potrà favorire l’attuazione dei princìpi del giusto processo». A intervenire anche il consigliere nazionale forense Antonello Talerico, che ha aggiunto: «Le recenti riforme del sistema giudiziario (dalla Cartabia alla Legge di Bilancio del 2025) hanno al momento confermato che l’obiettivo non è già quello di rendere più efficiente e più efficace la giurisdizione ed il processo, bensì è quello di lentamente far sparire il processo, ciò è dimostrato dall’uso inflazionato dei processi senza udienze, senza avvocati, senza contraddittorio. Tutte le riforme degli ultimi hanno affievolito sempre più il principio del giusto processo, rendendolo sempre meno giusto e, facendo perdere di vista il vero obiettivo della giustizia, ridotta oramai ad una scellerata corsa per lo smaltimento dei giudizi ad ogni costo. Il Legislatore – ha concluso Talerico – ha fatto di tutto negli anni per ridimensionare il ruolo della difesa, eliminando la rinnovazione dibattimentale, le liste dei testi, l’effettiva oralità del processo penale, la presenza in aula degli Avvocati ed introducendo sempre ulteriori cavilli e decadenze, trasformando anche i procedimenti d’urgenza in ordinari processi senza fine e senza senso».  (a. cant.)

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